La guerra di Israele contro le donne di Gaza e i loro corpi
Il 21 luglio i media israeliani hanno riferito che Dov Lior, rabbino capo dell’insediamento Kiryat Arba in Cisgiordania, ha emesso un editto religioso sulle regole di ingaggio in tempo di guerra, che ha poi inviato al ministro della Difesa del Paese. L’editto dichiara che secondo la legge religiosa ebraica, è lecito bombardare innocenti civili palestinesi e “sterminare il nemico.”
Mentre Lior è tenuto in grande considerazione, è anche associato con il sionismo religioso di “ala conservatrice.” Al contrario, David Stav, rabbino capo della città di Shoham è considerato un leader di una corrente “liberale” del sionismo. In un editoriale pubblicato lo stesso giorno dell’editto precedente, Stav definiva l’assalto a Gaza come una guerra santa, comandata dalla Torah stessa e che quindi deve essere spietata.
Mentre queste importanti figure religiose urlano in favore di una guerra di sterminio, alcuni israeliani laici hanno suggerito di effettuare attacchi di natura più perversa.
Il giorno dopo queste dichiarazioni di Lior e Stav, è emersa la notizia che il Comune di Or Yehuda, situato nella regione costiera di Israele, ha stampato e affisso uno striscione di sostegno ai soldati israeliani. La scelta dei termini dello slogan suggerisce lo stupro delle donne palestinesi. Il testo dello striscione recita: “Soldati israeliani, gli abitanti di Or Yehuda sono con voi! Sbattete la loro madre e tornate a casa sicuri dalle vostre madri.”
Questa traduzione inglese (italiano, Trad.) del ebraico “Gansu” come “Sbattere” (in inglese “pound”, sinonimo di “bang”) significa letteralmente battere, ma ha anche un significato colloquiale che connota la penetrazione sessuale. Nell’originale ebraico, il doppio senso è invertito: “Gansu B” ha il significato colloquiale di attaccare fisicamente qualcuno, ma letteralmente significa entrare, sessualmente o in altro modo – questa connotazione sessuale si trova in ebraico nelle espressioni linguistiche dei blog sessuali.
La frase “la madre”, “ima shelahem” in ebraico, ha anche il significato colloquiale di “con grande intensità.” Questa espressione si è diffusa proprio perché, per molte persone, ammettere che la loro madre sia stata aggredita è più doloroso che ricevere un colpo diretto alla propria persona. Nel contesto dello striscione della città, il linguaggio della violenza sessuale è preso in prestito per articolare la sottomissione spietata della popolazione palestinese di Gaza.
Chiaramente l’intento del Consiglio della città di Or Yehuda è stato quello di mostrare il sostegno per l’esercito israeliano con quello che ritenevano essere un intelligente gioco di parole. Scegliendo l’espressione volgare “Gansu ba-ima shelahem” – che significa “batterli con grande intensità” e anche “entrare nel loro madre”- suggeriva sia un’incoraggiamento alla violenza verso i palestinesi ed anche un riferimento alla cultura dello stupro, che è molto diffusa in Israele.
L’affissione dello striscione in Or Yehuda è venuto pochi giorni dopo la comparsa di un’immagine composita che suggerisce violenza sessuale nei confronti di Gaza, che è stata ampiamente condivisa da civili israeliani sulla popolare app WhatsApp.
Nell’immagine, una donna con l’etichetta “Gaza”, che indossa un vestito islamico conservatore dalla vita in su e quasi nulla dalla vita in giù, ritratta in posa ammiccante e con uno sguardo allusivo verso l’osservatore. Il testo ebraico che accompagna l’immagine recita: “Bibi, finisci dentro questa volta! Firmato, i cittadini in favore dell’assalto da terra.” Di nuovo, un doppio senso è stato utilizzato per promuovere la guerra, con riferimento stupro. In ebraico, il significato colloquiale di “finire” è eiaculare.
Se nel manifesto di Or Yehuda lo stupro è solamente accennato, e l’immagine WhatsApp gioca allusivamente con esso, un eminente accademico israeliano ha clamorosamente lanciato l’idea di usare violenza sessuale contro le palestinese proprio all’inizio di queste ostilità.
Il 1° luglio, subito dopo il ritrovamento dei corpi dei tre ragazzi israeliani dispersi in Cisgiordania, il docente dell’Università di Bar Ilan, Mordechai Kedar, ha parlato alla radio israeliana in merito alla possibilità di violentare le donne palestinesi al fine di scoraggiare il “terrorismo”, dicendo che solo la consapevolezza che Israele potrebbe inviare agenti di violentare la madre o la sorella di un militante palestinese, come punizione per i suoi crimini, lo potrebbe dissuadere dal compiere tali azioni.
Nessuno di questi ultimi riferimenti allo stupro dovrebbe sorprendere dopo che l’esercito israeliano ha promosso Eyal Qarim al secondo cappellano più potente nei suoi ranghi, anni dopo la sua decisione di stabilire che lo stupro sulle palestinesi era ammissibile in tempo di guerra. Solo dopo che il famoso blogger israeliano Yossi Gurvitz aveva esposto pubblicamente la ripugnante sentenza del marzo 2012, il rabbino è stato costretto a tornare indietro sul suo vile verdetto.
“SLUT-SHAMING” (LA COLPEVOLIZZAZIONE DELLA VITTIMA, N.D.T): DONNE EBREE ISRAELIANE IN SUPPORTO DELLA PALESTINA
Nell’ultimo mese, le donne palestinesi non sono state le uniche ad essere minacciate di violenza sessuale da figure pubbliche di Israele. Lo stesso giorno in cui Kedar ha rilasciato l’odiosa intervista, Noam Perel, Rabbino leader mondiale del Bnei Akiva (il più grande gruppo di giovani ebrei religiosi nel mondo), si rese autore di un post di Facebook in cui chiedeva l’assassinio di massa dei palestinesi e la raccolta dei loro prepuzi come trofei. Perel subito la censura del sito per i suoi commenti orribili.
Come nella maggior parte delle società scioviniste, sono le donne che portano il peso della violenza sessuale maschile, e le donne ebree israeliane non sono state risparmiate. Quelle donne che professano pubblicamente supporto per i palestinesi, richiedenti asilo africani, o di qualsiasi altro gruppo non-ebrei in Israele sono spesso vittima di “slut-Shaming” e costantemente bersaglio degli ultra-nazionalisti con minacce di varie forme di violenza sessuale, tra cui lo stupro di gruppo.
La violenza sessuale contro le donne ebree-israeliane è perpetrata non solo da scheggie impazzite della destra. Oggi (il 23 luglio, N.d.T) è l’ultimo giorno in cui Shimon Peres sarà presidente di Israele. Il suo immediato predecessore Moshe Katsav, che si trova attualmente in carcere, sta scontando una condanna per stupro e altri reati sessuali. Domani a Gerusalemme, Peres sarà sostituito da Reuven Rivlin. Rivlin si è guadagnato il titolo in gran parte perché i suoi due principali rivali, Silvan Shalom e Meir Shitrit, erano entrambi credibilmente accusati di aver commesso gravi crimini sessuali durante la campagna elettorale presidenziale. Allo stesso modo, l’attuale capo della polizia di Gerusalemme è stato scelto per sostituire Nisso Shaham, dopo che egli è stato incriminato con l’accusa di aver commesso una serie di crimini sessuali.
Al crescere a livelli terrificanti dell’incitamento anti-palestinese nella società israeliana, esso si è mescolato con la misoginia per creare un cocktail di odio di sconosciuta potenza. Forse, come sostengono molti sionisti, tutto questo discorso sono solo spacconate e gli ebrei israeliani sono per lo più incapaci di commettere lo stupro come un atto di guerra. Vale la pena di ricordare, però, che queste stesse persone hanno fatto affermazioni identiche su torture e omicidi fino a un mese fa, quando un gruppo di ebrei ha rapito l’adolescente palestinese Mohammed Abu Khdair, lo ha costretto a bere del carburante, e gli diede fuoco bruciandolo vivo.
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