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Ombrellate per la chiusura delle poste. Cattivi Maestri a Montefoscoli

Pisa – Già in estate era arrivata notizia dell’imminente chiusura dell’ufficio postale di Montefoscoli, frazione di Palaia, in Valdera. Nonostante le riduzioni degli orari di apertura, ultimamente soltanto per tre giorni alla settimana, numerose erano state le rassicurazioni sul mantenimento del presidio postale. Nella mattina di ieri però, davanti ai dipendenti che portavano via computer e documentazione, la protesta è scoppiata. Diversi abitanti del piccolo centro, tra cui molti pensionati che abitualmente ritirano la propria pensione nell’ufficio, si sono radunati davanti all’ingresso e, sotto la pioggia, a suon di ombrellate sulla porta dell’ufficio hanno fatto valere la propria voce. Dopo mesi di rimostranze la rabbia degli abitanti si è sfogata anche contro i dipendenti delle poste, bloccando i mezzi privati e sgonfiando le gomme dell’auto del postino. Troppi mesi di “prese in giro” e troppe lamentele inascoltate, gridano.

Gli oltre 100 licenziamenti minacciati in aprile al grande centro di smistamento di Ospedaletto a Pisa, rientrano nel piano di ristrutturazione di Poste Italiane, ovviamente definito un piano di “razionalizzazione”. Questo prevede tagli sui servizi e la chiusura di 74 uffici postali considerati “improduttivi” o addirittura “antieconomici”. Per altri 54 uffici è prevista una riduzione dell’orario di apertura.
Il risultato? Desertificazione di gran parte dei piccoli centri. Inizialmente il piano prevedeva la chiusura di 172 uffici. Come al solito si punta in alto, poi si finge qualche passo indietro ma mezza borsa viene comunque portata via.
Ora assicurano che parte dei servizi erogati dagli uffici soppressi verranno garantiti dai cosiddetti sportelli “Ecco Fatto” utilizzando ragazzi del servizio civile: ancora promesse, ancora lavoro volontario per i servizi minimi.

Ci viene da chiederci se anche in questa occasione Partito Democratico, questore e prefetto si adopereranno nel criminalizzare chi scende per strada per opporsi a queste politiche di rapina. Come il 6 dicembre a Pisa in cui scesero in piazza gli studenti medi, anche ieri a Montefoscoli “i toni” accesi della protesta rispondono, con il protagonismo delle persone, agli stessi attacchi nei confronti della dignità della nostre vite. Anche a Montefoscoli è stato violato il cosiddetto “perimetro della legalità” che si pretende ancora abbia una qualche sacralità nonostante a esser state violate siano in primo luogo le garanzie di un patto sociale che dovrebbe reggere la legalità dei rapporti. Questo patto stenta a stare in piedi se non come rappresentazione ideologica capace di giustificare il semplice comando pronto a ordinare lo smantellamento della scuola come dei servizi nei piccoli centri.
Davanti a queste proteste il prefetto Tagliente minaccerà denunce come ha fatto sui giornali dei giorni scorsi? O minaccerà di poter venire a prendere i pensionati di Montefoscoli a distanza di un anno per ospitarli nelle patrie galere?
Di una cosa siamo certi: se il questore Bernabei denunciava la presenza di “cattivi maestri” nelle manifestazioni studentesche, ora sappiamo che i ragazzi e tutti quanti noi abbiamo trovato nei pensionati di Montefoscoli altri validi “cattivi maestri” capaci di insegnarci a opporci in prima persona.

 

 

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