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Palestina. Washington: “Spia israeliana in cambio di prigionieri palestinesi”

A un mese dalla scadenza dell’ultimo round di negoziati israelo-palestinesi, Washington non riesce ad accettare il fallimento dei colloqui e gioca una carta azzardata: la liberazione di Jonathan Pollard, all’ergastolo dal 1985 per spionaggio a favore di Israele, contro il rilascio dell’ultima tranche di detenuti politici palestinesi che Tel Aviv minaccia di bloccare se Ramallah non accettasse di prolungare i colloqui.

La notizia è stata diffusa ieri dalla Radio dell’esercito israeliano, citando fonti diplomatiche occidentali secondo le quali alcuni responsabili dell’amministrazione Obama non escluderebbero il rilascio di Pollard in cambio del via libera da parte del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu alla liberazione di 26 prigionieri politici palestinesi, ultima tranche di quei 104  palestinesi incarcerati da Israele (molti dei quali sono in prigione da 20 anni) da liberare secondo gli accordi siglati da Ramallah e Tel Aviv come base d’avvio per i negoziati lo scorso luglio.

Il team negoziatore palestinese aveva chiesto che fra loro ci fossero anche palestinesi cittadini di Israele e residenti a Gerusalemme est (annessa unilateralmente da Israele) in possesso di carte di identità israeliane, cosa che il governo Netanyahu rifiuta categoricamente. Inoltre, alcuni giorni fa, alcuni ministri israeliani avevano pubblicamente dichiarato che se i palestinesi non avessero continuato a negoziare oltre il tempo-limite del 29 aprile, Tel Aviv si sarebbe riservata il diritto di interrompere la liberazione.

E così Washington, con le elezioni del mid-term sempre più vicine e l’ombra di un ennesimo fallimento nella risoluzione del conflitto israelo-palestinese che indebolirebbe ulteriormente la sua posizione in Medio Oriente, ora gioca al “Rischiatutto”: la liberazione di Pollard, un ex analista della marina militare statunitense condannato all’ergastolo per aver passato migliaia di documenti segreti a Tel Aviv sullo spionaggio americano nel mondo arabo. Arrestato nel 1985, ha ottenuto la nazionalità israeliana dieci anni dopo. E forse ora si prepara a tornare “a casa” da eroe.

da Nena News

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