
Le esplorazioni di Confluenza: il Mugello si prepara a difendere il territorio dalla speculazione eolica
La Falterona verde nero e argento: la tristezza solenne della Falterona che si gonfia come un enorme cavallone pietrificato, che lascia dietro a sè una cavalleria di screpolature screpolature e screpolature nella roccia fino ai ribollimenti arenosi di colline laggiù sul piano di Toscana: Castagno, casette di macigno disperse a mezza costa, finestre che ho visto accese […]
Dino Campana – Canti Orfici/La Verna/Diario
Storia del territorio
“E’ una popolazione che ha più volte ricostruito”.

Ci troviamo a Castagno d’Andrea, una piccola frazione di poco più di duecento abitanti del Comune di San Godenzo, nel Mugello. Una serie di piccoli borghi incastonati nell’Appennino tosco-emiliano compongono il paesaggio, parte del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Basta poco per rendersi conto della storia e della cultura di cui sono intrisi questi territori: da Dante a Giotto, dal pittore Andrea del Castagno (di cui prende il nome il paese) a Dino Campana, agli affreschi di Annigoni, tanti e tante sono passati su queste vie, sui crinali, tra i castagneti di Marradi.
Ci immergiamo nella storia del territorio grazie all’incontro con Carlo Visca, grande conoscitore del Parco Nazionale Foreste Casentinesi e guida al Centro Visite del Parco Nazionale Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna di Castagno d’Andrea.

“Foreste Sacre. Qui vediamo una riproduzione di più di 700 statuette ritrovate in quello che viene chiamato il Lago degli Idoli, civiltà etrusca. Ciò testimonia che il Monte Falterona fosse luogo di incontro sia per chi arrivava dal lato tirrenico sia dal lato adriatico. Non solo sacro ma anche arte e cultura: infatti, Dino Campana nei suoi Canti Orfici è riuscito a cogliere il senso della forza della natura di queste montagne.”
Il 1335 viene individuata come data di svolta, quando avvenne una frana che cambiò completamente la conformazione della montagna e degli insediamenti sul crinale. Questo viene raccontato da Carlo in uno scambio con altri attivisti del Comitato rispetto al tema del radicamento sul territorio e dell’attaccamento per la sua ricostruzione.
Si parla anche dei principi di biodiversità messi a rischio dai progetti odierni.

Questi crinali sono oggi minacciati dagli schemi di speculazione che abbiamo ormai imparato a conoscere bene, qui sotto forma di un grande progetto di impianto eolico industriale che coinvolge il Monte Giogo di Villore. In contrasto a questo progetto si è costituito il Comitato Tutela Crinale Mugellano, Crinali Liberi, aderente alla Coalizione ambientale TESS. Un’ottima intervista al sindaco di San Godenzo riassume la vicenda, portando un punto di vista lucido sulle reali esigenze del territorio e sull’impossibilità di opere di compensazione per territori che vengono stravolti da progetti industriali che intaccano scrigni di biodiversità che ancora sfuggono al consumo di suolo.
Non solo su questi crinali sono previsti progetti eolici industriali, ma anche nell’Appennino umbro-marchigiano, nel Maceratese sono interessati territori nei comuni di Caldarola, Gagliole, Montecassiano e Serravalle. Qui sono state infatti raccolte quasi ottomila firme per fermare la costruzione di pale eoliche. Le pale eoliche previste dai progetti sarebbero duecento, e contro la loro installazione in provincia si sono mossi comitati e associazioni: Aiace Italia con i nuclei di Belforte e Macerata, Lac Macerata, Nessuno tocchi l’Appennino nell’Alto Maceratese, No maxi eolico Caldarola. Simone Vitaletti, per il comitato territoriale di Sassoferrato e Fabriano, nell’anconetano, ha raccontato che “queste realtà, che hanno ormai forma nazionale con ormai 130 comitati e associazioni per la difesa delle aree verdi, auspicano che l’energia rinnovabile si concili con i paesaggi che ci rendono unici al mondo. Un patrimonio inestimabile, che non è in vendita.”
(Dati di TESS ripresi da qui)

Il convegno organizzato da TESS
Un momento importante per il territorio e per i comitati svoltosi a settembre 2025, al quale molti soggetti hanno partecipato: Parco Nazionale Foreste Casentinesi, Sentiero Italia CAI, CAI Toscana, Cai Mugello, I Nostri Crinali: no eolico industriale sull’Appennino, Comitato Tutela Crinale Mugellano (TESS), Crinali Liberi.
Ne sono uscite parole chiare e nette: riprendiamoci il Parco Nazionale Foreste Casentinesi, i territori ai confini, i territori e i crinali dell’Appennino, gli habitat di specie protette, l’acqua, la terra, le foreste, i Sentieri Nazionali ed Europei.

Le criticità per l’avifauna, in particolare per le aquile reali che popolano i crinali mugellani, hanno costituito il cuore del convegno. Di seguito un’intervista a Fabio Borlenghi, esperto di aquile reali e segretario dell’associazione “Altura”. Viene sottolineata la giustificazione con la quale la Regione Toscana avrebbe autorizzato il progetto eolico “Badia del Vento” sul crinale di Monte Loggio nell’Alta Valmarecchia. La ditta proponente parla di “mitigazione” per rispondere alla problematica relativa a una delle cause di mortalità additiva per gli uccelli, come l’Aquila Reale, specie protetta, ossia la collisione fatale con le pale eoliche, sostenendo che le pale si fermerebbero in un certo intervallo di tempo se venissero avvistate aquile reali in avvicinamento alla pala.
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La giornata si è snodata tra diversi interventi nella cornice del circolo “8 dicembre Arnaldo Amadei”, con l’obiettivo di toccare temi diversi. Uno fra tutti l’assenza di pianificazione delle leggi italiane: secondo il governo l’individuazione delle zone di accelerazione risolverebbe la questione delle aree idonee e non idonee, rendendo di fatto delle porzioni di territorio sacrificabili in quanto non necessiterebbero più di passare dalla VIA. Mentre i dati, come ha sottolineato Vincenzo delle Site, ricercatore al CNR, nel suo intervento, dimostrano che il processo di elettrificazione in Italia è molto lento e che, a dispetto della narrazione generale sulle rinnovabili come un risparmio automatico in bolletta, non vi sono investimenti sulla rete elettrica.. Un concetto è bene sottolineare: il mezzo migliore per assorbire CO2 non è il mezzo tecnologico bensì il suolo, la natura, le foreste.

È importante mettere in luce la partecipazione del Comitato I Nostri Crinali che dal lato emiliano è giunto sino qui per portare la propria esperienza. In particolare, il comitato ha invitato al FESTIVAL a Casalfiumanese che si terrà il 12 ottobre su un terreno sul quale già sorge un impianto eolico industriale oggetto di repowering.

Riportiamo qui l’intervista realizzata da Luca Vitali e pubblicata sul sito Rete della Resistenza sui Crinali a Piero Romanelli, agricoltore biologico, che vive nei pressi di una centrale eolica nell’appennino emiliano. Piero Romanelli descrive in maniera chiara e inequivocabile la sua condizione di “vittima dell’eolico industriale”.
Prospettive per il percorso nazionale di Confluenza
Insieme ai comitati locali abbiamo ragionato su come costruire i prossimi passaggi verso il II Convegno Nazionale di Confluenza che si terrà a fine marzo prossimo a difesa del Mugello. È qui infatti che molteplici impianti iniziano a distruggere e a scavare, ma è anche qui dove molti comitati nascono e si uniscono attorno alla medesima causa, transizione ma senza speculazione.
Abbiamo previsto un passaggio intermedio che si terrà il week end del 22 e 23 novembre nei pressi di Vicchio e Dicomano, dove verrà organizzata un’assemblea pubblica in modo da informare tutti i comitati della vasta area appenninica interessata delle iniziative previste. L’occasione è vista come un momento per approfondire i legami e le relazioni sul territorio, auspicando una partecipazione il più possibile eterogenea.
“Dobbiamo costruire corridoi ecosistemici, allargare il parco, connettere i comitati sparsi sui crinali, uscire dalla frammentazione dell’ambiente e dell’umano.”
Abbiamo condiviso alcune indicazioni chiare e precise: l’appuntamento nazionale dovrà avere come caratteristica quella di conciliare momenti di discussione e approfondimento e momenti di iniziativa e mobilitazione collettiva perché l’obiettivo deve essere riprendere in mano il controllo dei propri territori.

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