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Autunno – Appunti partigiani dal Kurdistan

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Pubblichiamo l’intervista dell’agenzia stampa ANF News a due compagni italiani che hanno curato e scritto il libro appena uscito, Autunno – Appunti partigiani dal Kurdistan edito da Uiki Onlus. La traduzione dell’intervista è a cura di Uiki e si può trovare anche sul sito con le informazioni per acquistare il testo. Il libro raccoglie poesie e scritti di Atakan Mahir, Salvatore Ceccarini, Piergiorgio Daltoni, Ali Haydar Kaytan e Abdullah Öcalan. Le fotografie, immagini di quotidianità di guerriglieri e guerrigliere del PKK, sono della guerrigliera turca Gülnaz Ege.

autunno

Di seguito una breve recensione da parte della redazione di Infoaut:

Autunno è un libro di poesie e di appunti di guerriglieri e guerrigliere che hanno vissuto le montagne, quelle della guerra al capitalismo e alle sue barbarie. Se qualcuno crede che la poesia possa risultare ostica e criptica questo non è il caso di Autunno. Dalle pagine di questo testo trasuda tutta l’umanità di un vissuto straordinario. Se chiudiamo gli occhi per un attimo tra una pagina e l’altra si può annusare il chai, le noci e la terra delle montagne insieme a chi ha scritto queste righe. Ci siamo chiesti in tanti e tante, sostenendo da lontano la lotta kurda, “ma come fanno i guerriglieri?” Questo libro risponde a questa domanda senza volerlo, ci racconta di vite vessate da troppo tempo dal nemico di tanti heval che ora, anche se in montagna rischiando la morte, vivono in libertà, di Leswan che finalmente “non entrerà mai più nella grande fabbrica dietro l’autostrada” che “mai più verrà fermato dalla polizia uscito dal caffè del fratello”; dei sogni di Serhat che vorrebbe studiare, di “Agit dalle labbra di pesca e gli occhi di pane” che non può più baciare, di Hebun che ha convertito il canto in urlo. Vite che “rinunciano” alla gabbia del nemico guardando ad un giorno in cui potranno dire “Che bella sarà la pace! E che grandi i fuochi del Newroz!”. Le scelte richiedono di sapere con precisione cosa è importante e cosa non lo è. Dalle poesie di Autunno si coglie la lentezza e la profondità del fermarsi, del fermarsi a guardare l’orizzonte, la montagna, i sassi tanto quanto i compagni e le compagne, i fratelli, non solo perché quel giorno potrebbe essere l’ultimo, ma perché essere “una sentinella qualsiasi” a guardia dei propri compagni richiede tutta l’umiltà del mondo. Quella stessa umiltà che si averte nelle lacrime, nel cadere “di faccia […] terribilmente goffo” davanti a tutti i compagni. La stessa umiltà che si può sentire solo quando si fanno certi incontri straordinari come quello de “Il Sole”, il comandante heval Renas. “Quando fa capolino dalla stanza ombrosa per stringerci la mano, ci investe tutta la sua aurea. Poi ci abitueremo, riconoscendo addirittura in certe pose una scrittura corporale tutta incisa nella ‘vita libera’ della maggioranza dei quadri politici nella montagna.” Atakan Mahir, Salvatore Ceccarini, Piergiorgio Daltoni, Ali Haydar Kaytan e Abdullah Öcalan ci ricordano quanto abbiamo bisogno di uomini e donne, non di eroi che una certa cultura capitalista ci ha impresso, per vivere senza “le male piante che sono state piantate tra noi, dal tempo di Adamo ed Eva […] la mascolinità dispotica e menzognera deve essere sconfitta” scrive Ocalan. L’Insegnamento da trarre da questo libro. Così è possibile sentirsi capaci di sognare ovunque, anche nei nostri paesi, come scrive Ali Haydar Kaytan “insieme a Spartaco nelle arene di Roma […] nel 1871 a Parigi, in Russia nell’Ottobre 1917, in Cina, in Korea, a Cuba, in Vietnam”. Se volete incontrare tutto questo leggete Autunno, sono solo appunti, spunti sull’umanità.

L’intervista dell’agenzia stampa ANF News:

Com’è nata l’idea di questo libro?

Sono arrivati questi piccoli quaderni stropicciati, quaderni che in montagna i compagni e le compagne usano per prendere appunti e scriverci i propri pensieri. Ci abbiamo trovato pensieri, sogni, paure, amore, dolore, speranza, tutto in forma di poesie e di immagini. Tante persone, diverse fra loro hanno sentito questi appunti, questi schizzi di due militanti qualunque, messi su carta in fretta e furia fra un passo e l’altro, come una finestra sulla vita in montagna, su quello che c’è da scoprire fra una roccia e un’altra. E’ nata la voglia di trascrivere «in bella» questi quaderni e di condividerli assieme alle fotografie della compagna turca Nuran Er, caduta sotto le bombe turche ad Amed Lice nel settembre 2017 e alle parole di Atakan Mahir, compagni e compagne che hanno fatto della montagna la loro casa in movimento. Le due poesie che chiudono questo libretto sono di due dei fondatori del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), tra cui Abdullah Öcalan, il leader del popolo curdo, dal 1999 lotta rinchiuso nella prigione/isola di massima sicurezza di Imrali, in condizioni di reclusione inumane.

La poesia come mezzo di comunicazione di una realtà solo apparentemente lontana… che ruolo può aver la poesia nella trasmissione di esperienze come quella kurda?

Che c’entra con noi, con la vita di tutti i giorni la rivoluzione kurda? L’esperienza rivoluzionaria che da anni sta attraversando il kurdistan in montagne e città non ha trasformato solo la società, liberando dal patriarcato e dal capitalismo vaste aree geografiche ma ha anche cambiato radicalmente la vita di intere generazioni di persone che ogni giorno danno la vita perché ciò possa accadere. Tutte queste generazioni immaginano, dipingono, parlano, cantano, scrivono e vivono un mondo nuovo, diverso. Attraverso la poesia, chiudendo gli occhi ed aprendo il cuore, forse si riesce a toccare un po’ di quel mondo.

Come pensate di diffondere il libro? letture, presentazioni nelle scuole ecc…

Sarebbe bello che il libro abbia più vite e attraversi persone e percorsi diversi tra loro, la poesia a volte ha questa capacità: di saper parlare al cuore oltre che alla testa. Vorremmo che arrivi sia alle rivoluzionarie e rivoluzionari che alle bimbe e ai bimbi delle scuole, alle nonne e i nonni alle lavoratrici e ai lavoratori etc… Questo può avvenire sia attraverso la lettura pubblica delle poesie che al teatro, alla presentazione negli spazi liberati o nelle università.

 

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