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Coccola Negri alle corde

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Pubblichiamo volentieri dal profilo del pugile livornese Lenny Bottai questa storia di boxe e antirazzismo.

È un post complicato, ma spero serva per delineare una volta per tutte due cose che per me sono diametralmente opposte:
Forma (cosa che spesso si tinge di retorica e ipocrisia) e sostanza, nella questione dei pregiudizi razziali e dell’utilizzo delle parole.

In un recente post ho scritto “coccola negri”, termine che con alcuni amici usiamo per definire una “deviazione” ideologica che descriverò. Difatti ben tre persone mi hanno scritto in PVT, sia chiaro, in buona fede, cosa di cui non dubito, ma invece dubito fortemente del meccanismo per il quale questi si sono sentiti in “dovere” di scrivermi e chiedermi delucidazioni sul concetto che volevo esprimere con quel termine, ovviamente ironico e ovviamente volutamente forzato come una provocazione.

Ve lo spiego così:
Questo è Abdou, un migrante in stanza agli Atleti, ex albergo vicino alla palestra che ne accoglie diversi. Giorni fa mi hanno informato, avendo un rapporto con alcune associazioni, che questo ragazzo appena maggiorenne voleva fare boxe a tutti i costi, allora lo abbiamo preso, portato in palestra e messo in condizione di allenarsi con tutti gli altri.
Una cosa normale, per uno dei tanti progetti sociali che portiamo avanti da anni, come quelli con case famiglia dalle quali prendiamo ragazzi italiani e stranieri minori non accompagnati.
Tuttavia non sono e non voglio essere un “coccola negri”, ovvero uno che scambia la solidarietà di classe con l’accoglienza pseudo cattolica e gesuita, attitudine che non tollero proprio.

Questo è il cancro che ha attanagliato un certo ambiente politico nel quale mi guardo bene di includermi o sentirmi vicino, ovvero quel modo di pensare ed agire che, per controbilanciare l’odio, l’intolleranza e la paura, e risolvere la complessità dei conflitti sociali che quotidianamente viviamo, si scatenano nello stucchevole atteggiamento gesuita autolesionista, che in pratica ridurrà sempre di più le persone coscienti e prive di pregiudizi razziali in una sorta di popolazione in via di estinzione.

Ne conosco sacchetti di elementi così, pronti a ricondividere il primo post che beatifica un immigrato, il quale magari commette un’azione buona, oppure che è vittima di un medesimo atto infame della società odierna come accade a tanti, per il quale però magari quando è subito da altri non si mostra mai troppo interesse. Gente che ha il “poverino” facile come il grilletto di una pistola di un razzista che rivendica di armarsi per difendersi, e crea così più intolleranza dei post di Salvini stesso.

Ritengo che in buona parte questo atteggiamento è frutto di un complesso di colpa dovuto magari all’appartenenza ad una classe più agiata, oppure appunto a pulsioni represse che riportano a Madre Teresa di Calcutta e le affinità con cui si chiede l’8×1000 nel 2017 (chiedilo a don Mario…); oppure anche semplici paranoie politiche e sociali che ci costringono ad essere “sempre in colpa a prescindere”, proprio come vuole la cultura cristiano/cattolica (ma direi religiosa in genere) nei confronti di Dio, perché noi siamo peccatori appartenenti alla sfera di globo abbiente e civilizzata. Perché per controbilanciare in una sorta di competizione e provocazione verso i razzisti, questa lotta stupida, questa corsa all’umanitarismo e alla bontà, crea terreno facile nella vita di tutti i giorni a chi il razzismo lo alimenta.

In sostanza.
Il migrante è spesso una vittima solo perché c’è un sistema economico mondiale che gli sottrae futuro dove nasce, e noi non siamo da meno. È quindi esso è si un mio potenziale alleato di classe, ma come non lo è “a prescindere” solo per essere tale un qualsiasi elemento di una classe subalterna come la mia, non lo è neppure lui. Perché non bisogna mai dimenticare che ogni uomo poi è un mondo a sé, c’è una cabala di elementi che determinano il suo essere sociale e politico.
Pertanto non ho “fratelli negri” e tantomeno “nemici negri” a prescindere. Vivo e mi rivolgo ad esseri provenienti da altri continenti, di qualsiasi colore, orientamento sessuale e religioso, come ad ogni altro essere di qualsiasi provenienza, e per di più mi stucca (mi disturba in livornese) parecchio la gente che si atteggia da “coccola negri” comportandosi in maniera diametralmente opposta a chi ha pregiudizi, eccedendo.

E lo scrive uno che li porta in palestra “aggratisse” i negri. Ma, (sostanziale ma) non mi illudo mai, perché c’è quello che è amico e ti riporta un portafoglio ritrovato in terra e quello che ti va nel culo e te lo ruba. Al primo lo abbraccio, al secondo gli do un calcio in culo, come a chiunque altro.
Umanamente, senza pregiudizi e senza sconti.

Non sono e non voglio essere un prete mancato. Sono un proletario cosciente. Fine. Uso i termini per come li uso, non me ne frega delle interpretazioni, le parole si interpretano, i fatti no.

Ps mi dispiace aver usato il mio amico Abdou per il post, ma non si offenderà, anzi… e poi è così bello mentre si fa il sacco di buon pro alla faccia di chi lo vede un pericolo aprioristicamente…

 

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pubblicato il in Culturedi redazioneTag correlati:

Lenny Bottai

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