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Con Warda, guerrigliera del Dhofar

Il romanzo va avanti intrecciando la ricerca del protagonista nell’Oman “civile e ordinato” di oggi, con le note di Warda, che registra gli strazi della popolazione massacrata dal contrattacco del sultano, facendo sì che i decenni dell’ultimo secolo da poco trascorso ti vengono a bussare alla porta chiedendo giustizia dell’oblio in cui sono stati imprigionati.

Ibrahim Sonallah grazie alla sua ricostruzione puntuale e documentatissima delle vicende trascorse nel movimento rivoluzionario del Vicino Oriente scatena un frammento di memoria storica di classe dai ceppi della dimenticanza, e pone davanti al compagno o alla compagna che si addentra nella lettura del romanzo un’infinità di problemi che interrogano il nostro presente fino ad arrivare alle bandiere nere dell’ISIS, e più in là, fino alle canne dei fucili delle guerrigliere kurde del Rojava. Ricostruire oggi una genealogia politica dei movimenti rivoluzionari anti-colonialisti del Vicino Oriente, della Penisola Arabica e del Maghreb, del loro farsi corpo-politico, disfarsi, trasformarsi in altro, ci metterebbe al riparo dai neo-orientalismi, dalle affrettate valutazioni sui processi rivoluzionari del 2011, dal geopoliticismo complottardo in cui l’ipotesi è già la tesi, e soprattutto ci aiuterebbe a decifrare e a “disincantare” quelle fotografie che i media occidentali scattano nel Medio Oriente ad uso e consumo del consenso alla fragile governance globale a stelle e strisce. Forse l’autore, insieme a Warda guerrigliera del Dhofar, ha tentato di ingaggiare una battaglia contro l’oblio per risalire fino al presente, più forte di una comprensione critica del reale capace di mettere almeno un po’ di ordine tra i fenomeni passati e presenti, e collegarne le relazioni da un punto di vista di parte. Risalire quel corso, aspro come un sentiero di una montagna del Dhofar, è un’operazione che va fatta per non rischiare di rimanere incatenati nell’eterno presente senza storia in cui il generale Petreus non si dimentica mai di omaggiare le strategie di contro-guerriglia dell’esercito britannico disposte per massacrare la popolazione resistente del Dhofar e di riconoscersi debitore per la sua counterinsurgency. Un bel romanzo come questo può essere uno strumento molto utile per aiutare la risalita… e fare in modo che quando il 900 ci chiede il conto anche a noi, che viviamo e lottiamo in questo continente, non restiamo sileziati dal presente dei vincitori.

 

Bologna, agosto 2014

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