L’idiozia di un sistema al contrario
Trovarsi in tanti coi piedi nel fango vuol dire tante cose. Non solo, come raccontavamo nel precedente contributo, sentire un odio e una rabbia diffusa ma tenuta in sordina, ma anche sentire un odio reale nel confronto di istituzioni e personaggi che si pongono alla loro protezione.
E’ il caso, ad esempio, del rapporto tra “spalatori” e le cosiddette forze dell’ordine. Chi racconta di noi come degli “angeli” ci racconta pacificati, ragazzi “per bene” che vanno a lavorare affinché la città possa tornare produttiva dal punto di vista capitalistico.
La realtà di respirare lo stesso rarefatto ossigeno nelle cantine invase dal fango è invece esattamente l’opposto: è scherzi, battute, insulti ai personaggi di quelle istituzioni. E’ insulti e fischi al passaggio delle jeep di carabinieri e militari, è urla di rabbia quando vedi passare le camionette dei poliziotti: “vi riempiamo quelle di fango!”, è risate su militari e governanti. E’ un sentimento trasparente, una rabbia diffusa che contagia anche chi poteva sembrarti il più tranquillo o la più tranquilla. “La mia parte democratica l’ho cacciata via” dice qualcuno per scherzo, “io penso di non averla mai avuta” risponde qualcun altro.
Ebbene, questo è il contesto di quella domenica pomeriggio tra l’ansia di nuove piogge annunciate, le braccia stanche dopo aver spostato a mano a gruppi di 10 massi enormi e l’odio che esce da ogni bocca che succede quello che finisce poi in tanti video su internet. Anche noi eravamo in mezzo a tanti e tante altre a spalar via quell’alluvione di scelte che ci ha portato di nuovo a ripulire un disastro. Qualcuno alza la voce al passaggio di tre poliziotti, con la divisa pulita e le scarpe lucide: “venite a spalare! avete paura di sporcarvi la divisa?”. I tre prima insultano la piccola folla che camminava davanti a loro, poi, visto un compagno con una maglia no tav gli corrono alle spalle e gli strappano lo zaino e iniziano a minacciarlo di portarlo via.
Dopo una lunga trattativa, che ha coinvolto compagn*, ragazzi, anziani e persino un litigio tra gli stessi colleghi degli stessi poliziotti, la piazza è riuscita a convincere lo schieramento di forze dell’ordine a restituire zaino e documenti.
Quello che ci rimane è uno zaino rotto e l’ennesima dimostrazione di come uno stato complice dell’ennesimo disastro è sempre pronto a usare la violenza e il proprio potere per intimidire chi ogni giorno prova a togliere il fango delle loro scelte dalle nostre strade e dalla nostre vite ripulendo le nostre città a differenza delle loro supposto operazioni “anti-sciacallaggio” con le quali hanno provato a giustificare le loro azioni.
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