InfoAut
Immagine di copertina per il post

“Per un futuro comunista, possibile e realizzabile”

||||

In omaggio a Jaime Montejo, un guerriero della brigata Callejera.

Apriamo questa breve rassegna in memoria di Jaime Montejo, militante della Brigada Callejera de Apoyo a la Mujer “Elisa Martínez” deceduto il 5 Maggio 2020 nel tentativo di frotneggiare il Covid-19 con il proprio corpo, con una sua lettera scritta al compagno e amico Sergio Lazcano al quale seguiranno altri contributi tra cui un articolo giornalistico: “Jaime Montejo, un guerriero della Brigada Callejera” per raccontare in breve la storia della Brigada Callejera ed un comunicato in memoria di Jaime scritto dalla piattaforma internazionalista “La PIRATA”. In conclusione vi proponiamo un link di alcuni scritti poetici di Jaime legati alla propria partecipazione nelle fila della guerriglia del Movimento 19 Aprile in Colombia.

“Sergio.
Con la novità che io Jaime e Elvira siamo in quarantena con tutti i sintomi del Covid-19.
Non possiamo smettere di portare avanti le ultime battaglie che stiamo combattendo: in strada con la mensa comunitaria in resistenza, le distribuzioni di preservativi, l’accompagnamento a persone affette da HIV affinché ricominciassero i loro trattamenti e le persone affette da Codiv-19 non si ritrovino nella terra di nessuno. Anche l’assistenza dei malati, non potevamo darla dalla comodità delle nostre case. Tutte le lotte hanno un loro rischio, e mitigare alcune disuguaglianze era qualcosa che dovevamo fare. Per uscire da questo empasse della salute. Speriamo di poter berci una birra per celebrare la vita e la resistenza al malgoverno.
Dopo il Covid-19, la lotta di classe diventerà più profonda in tutti gli angoli del mondo e li ci troveremo per dare battaglia e distruggere questo sistema di morte.
Saluti compagno, per un futuro comunista, possibile e realizzabile.
Jaime Montejo”

Jaime Montejo, un guerriero della Brigada Callejera.

Jaime Montejo, uno dei fondatori della Brigada Callejera de Apoyo a la Mujer “Elisa Martínez”, organizzazione che da più di 25 anni difende i diritti delle lavoratrici sessuali, è morto questa notte [05/05/2020] di Covid-19 a Città del Messico. Il suo lavoro si è concentrato nelle strade delle zone più popolari del paese, dove il virus lo ha travolto mentre distribuiva cibo e viveri alle lavoratrici sessuali del quartiere de La Merced e di Ponte Alvarado, lottando per l’ottenimento dei buoni di sostegno del governo della città e gridando forte che mille pesos per un mese non servono a nulla. La sua compagna di vita e di lotta, Elvira Madrid, ha ricevuto la notizia dal confinamento in casa dovuto ai sintomi di Covid-19 che sta vivendo,e indignata per la viacrucis ricorsa per ottenere il ricovero di chi con lei ha condiviso centinaia di battaglie al fianco dei più sfortunati del pianeta. Di seguito una rassegna del lavoro di più di due decenni di chi ha fronteggiato il coronavirus con il proprio corpo, perché non c’è dubbio, la loro trincea si trova li: in basso, raso terra, sulla strada.

Scomodi per il potere, solidali con los de abajo

Se esiste un immagine che descrive Elvira Madrid è quella del momento in cui strappa una pistola ad un poliziotto che la minaccia, mentre un altro tiene sotto tiro Jaime Montejo, suo compagno di vita e di lotta. “O lo lasciate o andate a farvi fottere”, ha detto ai poliziotti che non riuscivano a capire da dove le uscisse tanto coraggio da questa donna bassina e con un volto rotondo come la luna piena. “Si sono spostati tutti e hanno lasciato Jaime, quando arrivò un altro plotone di poliziotti e mi resi conto che adesso si che ci avrebbero uccisi. Vidi un tombino scoperchiato e lanciai la pistola per distrarli. Alcuni corsero a recuperare la pistola e altri su di noi. Ce le hanno date forte”.

Foto 1

Questa e molte altre esperienze hanno vissuto Jaime Montejo e le sorelle Elvira e Rosa Isela Madrid, nei bassifondi di Città del Messico. I tre sono tra i fondatori della Brigada Callejera de Apoyo a la Mujer “Elisa Martínez”, A.C. e ricorrono da più di 25 anni strade,case chiuse, tribunali, bar, hotel, ospedali, fosse comuni, canyon, zone di tolleranza e altri bassifondi dove si muove il lavoro sessuale o dove accorrono le lavoratrici ferite, detenute o morte.

In quella occasione la polizia si è portata via Jaime e un altro compagno. Elvira si alzò come possibile, prese un taxi e andò direttamente verso il Ministero Pubblico. “Gli dissi che forse non eravamo nessuno, però che uno di quelli che avevano arrestato lavorava in un luogo importante, e che se non fosse apparso sarebbero cominciati ad arrivare i media. Gli dissi che volevo che tirassero fuori i miei compagni, che avevo chiamato già molta gente e che sarebbe successo un casino. Mi portarono in una casa dietro al Ministero, senza insegne ne scritte, e li c’erano i figli di merda che ci avevano picchiato. Quelli a carico dell’operazione mi chiesero scusa, dicendo che era stato un errore”.

La storia della Brigada Callejera inzia con una ricerca universitaria che Elvira, Jaime e altri studenti realizzarono per il corso del professor Francisco A. Gomez Jara, che ha scritto un libro di sociologia della prostituzione ed era il loro professore nella Facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’UNAM.

Cosi sono arrivati a La Merced, dove i primi e le prime che infastidirono con la propria presenza furono le protettrici ed i protettori che controllano la zona. “Abbiamo visto molte cose che non ci piacevano, lo raccontammo al professore e ci disse che poteva sostenerci solamente nella ricerca. Abbiamo risposto allora in che modo avremmo potuto cambiare ciò che vedevamo. Il risultato, che di 25 studenti ne rimanevamo solamente quattro. E così abbiamo iniziato il lavoro con le ragazze”.

Foto 2

Era l’epoca della diffusione del’ HIV, e il tempo vissuto tra la vita studentesca e il lavoro a La Merced non era sufficiente. Per questo, quando terminarono il corso di studi iniziarono a dedicargli quattro ore al giorno. Le ragazze iniziarono a denunciare i medici che abusavano di loro e le estorsioni subite da funzionari della polizia. “Decidemmo che ognuno gli avrebbe dedicato il tempo che voleva o anche a tempo pieno, e che sarebbe stato necessario formare la gente affinché conoscesse e difendesse i propri diritti. Siamo riusciti a far incarcerare funzionari, protettori e protettrici, e questo ci permise di guadagnarci il rispetto delle compagne, che inizialmente non si fidavano perché molte persone le avevano usate e ingannate, e notando che stavamo camminando insieme iniziò a crescere la confidenza, fino a che non siamo attivate diventare promotrici di salute”.

La sensibilizzazione dell’uso del preservativo divenne una priorità. Le lavoratrici chiesero agli attivisti di poterli distribuire loro stesse e di poter realizzare un prodotto proprio. “Non avevamo soldi e neanche l’idea di come si potesse fare e rispondemmo che non eravamo in grado. Però insistettero nel provarci e allora iniziammo a visitare diverse imprese”. Mesi dopo nacque “El Encanto”, marchio che negli anni è stato perfezionato fino a conseguire una certificazione di alta qualità.

Il nome Brigada Callejera de Apoyo a la Mujer “Elisa Martínez”, ha la seguente storia. Brigata è stato preso dalle brigate del movimento studentesco del 1987 contro l’imposizione delle tasse dell’ UNAM [Universidad Metropolitana Autonoma Mexico], dove si organizzavano gruppi di informazione, e “noi volevamo fare lo stesso”. Callejera “perchè ci fu chiaro fin da subito che il nostro non era rimanere in ufficio, e che i problemi stanno nella strada”. Di Apoyo, “perché non pensavamo di risolvere il problema completamente, ma darci sostegno una con l’altra”. Della Mujer, “perché inizialmente fu il soggetto principale con cui iniziammo a lavorare”, anche se dopo sarebbero arrivate le trans. E il nome di Elisa Martínez “viene dalla prima ragazza che aveva l’HIV che abbiamo conosciuto ed è morta, però non per la malattia, ma per la discriminazione sofferta in ospedale per essere lavoratrice sessuale”.
La Brigada Callejera ha dovuto prendersi cura di loro e, se muoiono, vestirle e sotterrarle.”E questo ti fa sempre più forte. Gli abusi da parte della polizia, le estorsioni, le persecuzione non solo nei loro confronti , ma anche dei clienti, sono i principali incidenti nelle strade”. La Brigada ha visto e vissuto botte, assassinii, i sequestri, stupri e numerosi abusi contro di loro. E, in questo contesto, gli ostacoli e i divieti all’organizzasi, perché “le vogliono come schiave”.

Sono più di 20 anni di organizzazione, anche se sembra che tutto ciò che era stato vinto sta ritornando in gioco con la promulgazione della nuova Legge sulla Tratta, ”che non fa differenze tra il lavoro sessuale e la tratta di persone”. In questo si trovano adesso. Ne vittime ne vittimizzate, è lo slogan.

Foto 3

Una degli assi di lavoro principali della Brigada è la salute, perché “anche se dicono che è gratis e che tutti ne abbiamo diritto, per le lavoratrici sessuali non è così. Dobbiamo insistere per farle visitare, e in maniera degna”. E altro asse fondamentale è la difesa del alvoro, “a volte chiudono le attività commerciali senza nessun motivo, quando ci sono interessi economici, soprattutto nei centri storici di tutta la Repubblica Messicana”.

La Brigada Callejera è parte fondante dela Red Mejicana de Trabajo Sexual, struttura creata affinché “si conoscano, si appoggino e si difendano tra loro stesse”. E affrontino insieme la prevenzione della tratta di persone con fini di sfruttamento sessuale, tema complesso e polemico, che, hanno chiaro “non tutto è lavoro sessuale e neanchè è tutto tratta”. Considerare che esistono lavoratrici sessuali che hanno scelto questo lavoro come opzione è una delle grandi battaglie della Brigada, situazioni e contesto che sono state rifiutate da altre organizzazioni femministe che portano avanti la bandiera dell’abolizione del lavoro sessuale.

“Esistono lavoratrici che hanno scelto il proprio lavoro, perché il governo non genera alternative reali per sopravvivere. Questo è il lavoro sessuale. Mentre c’è chi dice che tutto è tratta, o come le abolizioniste, che vogliono far scomparire questo mestiere, e non fanno differenze e dalle loro scrivanie le vogliono salvare”, spiega Elvira, che vive su di un ring difendendo la loro posizione. “Io rido”, dice, perché con questo posizionamento “fanno pressione sul governo affinché svolga operazioni, però non attaccano le cause strutturali. Se sappiamo in che municipi, in che scuole e in quali coloni sta succedendo questo, non credo che non possano fare un lavoro di prevenzione e di protezione”.

Foto 4

Questo è un dibattito internazionale vecchio, dice Elvira Madrid, e per lei, “ha a che vedere con i finanziamenti. Se arriva un finanziamento per dire che è tutto lavoro sessuale, allora tutte dicono che la libertà è delle donne e che è tutto lavoro sessuale. Però se arriva un finanziamento che dice che dobbiamo combattere la tratta, allora tutto si trasforma in tratta. Ho alcune compagne che difendevano la nostra causa, che però adesso, che non ci sono soldi per combattere, già si sono dimenticate”.
Non c’è trattativa, dice Elvira, “di rimuovere tutto ciò che è lavoro sessuale e lavori nello spettacolo o le zone di tolleranza”, perché con questa postura “non fanno altro che esporle di più, perché le mandano in luoghi più insicuri, chi chiedono denaro per la presunta protezione e poi non le possono più far uscire”.

Il posizionamento della Brigada Callejera è di ottenere migliori condizioni di lavoro. E anziché lavorare per abolire il lavoro sessuale, “organizzarci per denunciare le violazioni dei diritti delle lavoratrici, soprattutto nel loro rapporto con le autorità, che ne mettono a repentaglio la vita, le sottopongono a estorsioni e le incarcerano.

Estratto dall’Introduzione del libro “Putas, activistas y periodistas” di Gloria Muñoz Ramírez.

Traduzione a cura di BC.

Di seguito riportiamo il comunicato scritto dalla piattaforma internazionalistaLa PIRATA” [Piattaforma Internazionalista per la Resistenza e l’Autogestione Tessendo Autonomie], per prenderci un altro momento per raccontarvi ancora chi fosse Jaime Montejo.

5 maggio 2020
Con Jaime e la Brigata Callejera nel cuore

Compagne e Compagni
Oggi ci è arrivata la triste notizia che il nostro compagno Jaime Montejo, co-fondatore della Brigata Callejera en Apoyo a la Mujer “Elsa Martinez” ha lasciato questa terra. Jaime era ricoverato da qualche giorno nell’ospedale generale di Città del Messico con i sintomi del Covid-19, poiché ha messo, come sempre, il suo corpo in prima linea, consegnando aiuti alle lavoratrici sessuali, bloccate a causa della pandemia, insieme alla nostra compagna Elvira e alle altre guerriere della sua organizzazione.
Per noi, Jaime e la tutta la brigata Callejera, rappresentano uno dei più importanti esempi di lotta e resistenza che abbiamo avuto il privilegio di conoscere. Compagne e compagni che danno la vita tutti i giorni per dare forza, vicinanza e sostegno a coloro che devono lottare per continuare a sopravvivere e farlo con dignità.

La Brigata Callejera è stata fondata da Jaime, Elvira e Rosa Icela nel 1992 e da quella data in avanti iniziò un sforzo per la difesa dei diritti delle lavoratrici sessuali del quartiere de la “Merced” di Città del Messico.
Da quel momento non ha smesso di crescere il suo lavoro, affrontando e vincendo numerose battaglie, come quella del riconoscimento del lavoro sessuale come lavoro autonomo da svolgere con dignità. La liberazione di molte donne e giovani costrette in condizioni di tratta. La creazione di cooperative di lavoratrici sessuali, specialmente trans. La creazione di ambulatori comunitari, autonomi e gratuiti. L’educazione sessuale e la prevenzione del HIV e di altre malattie a trasmissione sessuale. L’autogestione economica attraverso la produzione autonoma dei preservativi “Encanto”. L’accompagnamento ai migranti e alle migranti centro-americane e alle popolazioni indigene. L’articolazione a livello nazionale della Red Mexicana de Trabajo Sexual. La formazione in giornalismo di strada delle stesse lavoratrici. La discussione sul ripensare dal basso le politiche pubbliche. La necessità di dare appoggio, attraverso l’esperienza maturata, nella situazione di crisi alla frontiera sud a Tapachula.
Tutte queste lotte hanno costretto la Brigada a scontrarsi costantemente con il Potere, nelle sue molteplici forme: dal disprezzo nei confronti delle istituzioni assenti, alle inchieste sui legami tra i funzionari dello Stato e della mafia della prostituzione, al potere della polizia e a quello del crimine organizzato. E come lo hanno fatto?
Sconfiggendo la paura, denunciando pubblicamente, esigendo, tendendo la mano, autorganizzandosi.
Jaime è una di loro. Un uomo in un organizzazione di donne e persone di altre identità sessuali che si è fatto attraversare con umiltà dai loro insegnamenti, ascoltando.

Di formazione Cattolica e Marxista, lasciando da parte il dogmatismo è arrivato a comprendere molto bene il significato del patriarcato sui corpi e a lottare contro tutto questo. Jaime è arrivato in Messico dopo aver conosciuto la lotta rivoluzionaria in Colombia e ha scelto una trincea, con uno spirito ugualmente rivoluzionario, che quasi mai si sceglie, se non per necessità. Jaime ha condiviso tanto con lucidità, tranquillità e con analisi molto precise, che provenivano non solo dalla formazione militante ma anche e soprattutto dalla sua esperienza diretta nella vita di tutti i giorni. Ha sempre sentito la necessità di far capire quanto fosse marcio il sistema, mettendo in evidenza anche nomi e cognomi, sentendo sempre il bisogno di smascherare l’ipocrisia.

Come P.I.R.A.T.A. abbiamo imparato tanto e non smettiamo di imparare dalla Brigada Callejera e da Jaime. Pensiamo che incarnino profondamente il significato del fare politica in basso e a sinistra, dove sta il cuore, come si trova bene nel libro che come Pirata abbiamo tradotto in italiano “L’Altra Campagna e la Lotta di Classe delle Lavoratrici Sessuali in Messico”. E visto che oltre ad essere compagne-i siamo ora amici e amiche, siamo anche molto tristi, perché non ci saranno più pomeriggi di aneddoti con Jaime se non nei ricordi. E visto che oltre ad essere amici e amiche siamo compagne e compagni, sappiamo che rimarrà dentro di noi con il suo esempio e ogni volta ci chiederemo: “cosa farebbe Jaime?”
La risposta sarà sempre la stessa: mettere il corpo nella lotta.

Oggi vogliamo dare un grande abbraccio collettivo a Elvira, e dirti: compagna, ti amiamo tanto,
sei una donna guerriera e sentiamo il dolore del tuo cuore tanto grande e valoroso.
Questo abbraccio speriamo di potertelo dare presto fisicamente, anche se adesso arriva con forza e animo dai differenti luoghi nei quali ci troviamo.
Allo stesso modo abbracciamo l’organizzazione e la famiglia di Jaime.

La Brigada Callejera non è sola!
Jaime vive!

LA PIRATA:
Nodo Solidale Messico
Nodo Solidale Italia
Collettivo Zapatista di Lugano
Aderenti individuali

Per saperne di più:

Una raccolta di poesie di Jaime relazionate con la propria partecipazione delle fila della guerriglia del Movimento 19 aprile in Colombia:

”Primeras líneas de un testamento político 2017”, testamento politico di jaime scritto a seguito di un attentato subito da Jaime e Elvira mentre erano in uscita dalla “zona galáctica”, di Tuxtla Gutiérrez, Chiapas.

Sito della Brigada Callejera de Apoyo a la Mujer “Elisa Martínez”

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Culturedi redazioneTag correlati:

messico

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Culture

Dario Paccino: dall’imbroglio ecologico.. alla crisi climatica

Recensione di Louis Perez, pubblicato su La Bottega Del Barbieri

«Oggi diciamo che “l’ecologia senza lotta di classe è giardinaggio” ma se questo è possibile lo si deve anche al lavoro di chi – come Dario Paccino – e come il gruppo che diede vita alla rivista Rosso Vivo aveva già letto presente e futuro».

Immagine di copertina per il post
Culture

Sostieni Radio Blackout 105.250 fm – Torino

Ultimi giorni della campagna di autofinanziamento per Radio Blackout: sosteniamo le esperienze di controinformazione, sosteniamo l’informazione libera.

Immagine di copertina per il post
Culture

Aldo dice 8×5. L’innovazione non porta nuovi diritti

“Rage against the machine? Automazione, lavoro, resistenze”, il numero 65 di «Zapruder» è in distribuzione da qualche giorno.

Immagine di copertina per il post
Culture

Abolire il turismo

Indipendentemente da dove arriveremo, non è possibile che sia più facile immaginare la fine del capitalismo che la fine del turismo. Il presente testo è la traduzione di un articolo di Miguel Gómez Garrido, Javier Correa Román e María Llinare Galustian (Escuela de las Periferias, La Villana de Vallekas) su El Salto il 21/11/2024 Spain […]

Immagine di copertina per il post
Culture

György Lukács, un’eresia ortodossa / 2 — Affinità elettive

Se decliniamo, infatti, il tema della alienazione dentro l’ambito coloniale avremo la netta sensazione di come le argomentazioni lukácsiane abbiano ben poco di datato, e ancor meno di erudito, ma colgano esattamente la questione essenziale di un’epoca. di Emilio Quadrelli, da Carmilla Qui la prima parte Ciò apre qualcosa di più che un semplice ponte tra Lukács e […]

Immagine di copertina per il post
Culture

György Lukács, un’eresia ortodossa / 1 — L’attualità dell’inattuale

[Inizia oggi la pubblicazione di un lungo saggio di Emilio Quadrelli che il medesimo avrebbe volentieri visto pubblicato su Carmilla. Un modo per ricordare e valorizzare lo strenuo lavoro di rielaborazione teorica condotta da un militante instancabile, ricercatore appassionato e grande collaboratore e amico della nostra testata – Sandro Moiso] di Emilio Quadrelli, da Carmilla […]

Immagine di copertina per il post
Culture

Difendiamo Franco Costabile e la sua poetica dallo sciacallaggio politico!

Caroselli, feste, litigate e sciacallaggi. Sono quest’ultime le condizioni in cui la città di Lamezia si è trovata ad “onorare” il centenario della nascita del grande poeta sambiasino Franco Costabile.

Immagine di copertina per il post
Culture

Lo Stato razziale e l’autonomia dei movimenti decoloniali

Riproponiamo questa intervista pubblicata originariamente su Machina in vista dell’incontro di presentazione del libro “Maranza di tutto il mondo unitevi. Per un’alleanza dei barbari nelle periferie” di Houria Bouteldja, tradotto in italiano da DeriveApprodi, che si terrà presso l’Università di Torino.

Immagine di copertina per il post
Culture

La bianca scienza. Spunti per affrontare l’eredità coloniale della scienza

E’ uscito da qualche mese La bianca scienza. Spunti per affrontare l’eredità coloniale della scienza, di Marco Boscolo (Eris Edizioni). Ne proponiamo un estratto da Le Parole e le Cose.

Immagine di copertina per il post
Culture

Hillbilly highway

J.D. Vance, Elegia americana, Garzanti, Milano 2024 (prima edizione italiana 2017). di Sandro Moiso, da Carmilla «Nonna, Dio ci ama?» Lei ha abbassato la testa, mi ha abbracciato e si è messa a piangere. (J.D. Vance – Elegia americana) Qualsiasi cosa si pensi del candidato vicepresidente repubblicano, è cosa certa che il suo testo qui recensito non potrebbe […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Assassinano padre Marcelo crivellandolo di colpi dopo aver officiato la messa: da sempre ha denunciato l’estrema violenza in Chiapas

Pubblichiamo la traduzione di questo del 20.10.2024 articolo a cura della Redazione di Desinformémonos perchè pensiamo sia prezioso per far conoscere la storie e le lotte portate avanti da padre Marcelo Perez Pérez attraverso le sue stesse parole.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

AMLO, Ayotzinapa e la dimensione sconosciuta

A dieci anni dal massacro e “desaparición” degli studenti di Ayotzinapa proponiamo la traduzione di questo articolo del giornalista John Gibler, autore del libro “Una storia orale dell’infamia”

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Militarizzazione, guerra contro il popolo e imprese criminali in Messico

Nessuno con un minimo di sensibilità umana può rimanere indifferente alla violenza esorbitante che viviamo in Messico, sono circa 30.000 le persone uccise solamente nel 2023, mentre nel maggio di questo 2024 ne sono state assassinate 2.657.

Immagine di copertina per il post
Contributi

Le guerre del Capitale

Passano i mesi e, nonostante le mobilitazioni di massa in tutto il mondo, con milioni di persone che chiedono a gran voce un immediato cessate il fuoco, su Gaza continuano a piovere bombe.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: il sessennio “si chiude con repressione, sangue e sequestro dei popoli da parte dello stato”

“Il sessennio di Andrés Manuel López Obrador si chiude con repressione, sangue e sequestro da parte dello stato dei popoli che difendono il proprio territorio ed esercitano i propri diritti all’autodeterminazione, alla protesta, alla libertà d’espressione e ad un ambiente sano”

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Messico: due contadini morti e centinaia di feriti per la repressione sui difensori dell’acqua nel Veracruz.

Città del Messico / Almeno due contadini sono stati assassinati e centinaia di persone colpite dai poliziotti del Veracruz durante un’operazione per sgombrare il picchetto indefinito che il Movimento in Difesa dell’Acqua..

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: i Me`phaa di Tilapa creano sistema di giustizia a difesa del loro territorio

Il popolo Me`phaa di Tilapa, Guerrero, ha presentato il proprio sistema di giustizia denominato Sicurezza di Protezione Territoriale Indigena (Serti), per “difendere il territorio da una prospettiva indigena, olistica e integrale”, di fronte alle minacce di progetti minerari, saccheggio territoriale e controllo dei gruppi del crimine organizzato.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: non ci sarà paesaggio dopo la trasformazione

In un recente comunicato, l’Assemblea Comunitaria di Puente Maderas, Municipio de San Blas Atempa, Oaxaca, intitolato significativamente “Non ci sarà paesaggio dopo la trasformazione”, ribadisce il suo rifiuto fondato e il suo impegno di resistenza alla megaopera del Corridoio Interoceanico dell’Istmo di Tehuantepec.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Sudamerica: crisi diplomatica dopo l’assalto della polizia ecuadoregna all’ambasciata del Messico a Quito.

Il presidente messicano Obrador ha annunciato la rottura delle relazioni diplomatiche con l’Ecuador, dopo che la polizia ha fatto irruzione nell’ambasciata messicana a Quito per arrestare l’ex vicepresidente Jorge Glas, legato all’ex presidente Correa, da tempo rifugiatosi in Europa.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: la guerra contro i popoli indigeni

Mentre si presenta nel Congresso dell’Unione una pirrica e limitata riforma costituzionale in materia di diritti indigeni, molto lontano dalla integralità giuridica che fu proposta nel dialogo di San Andrés, la guerra contro i popoli originari del Messico della quarta trasformazione continua in tutto il territorio nazionale.