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Straight outta Hollywood

 

Composta da Ice Cube, Dr. Dre, Eazy-E, Dj Yella e MC Ren – tutti elementi che nonostante la breve durata del gruppo ebbero poi carriere molto importanti, soprattutto Dre – il film risulta utile per descrivere un pezzo di storia molto importante della cultura giovanile americana più recente.

 

E’ proprio l’intreccio delle biografie personali dei vari membri della crew con il tratteggio della situazione sociale dell’epoca la vera forza del film di F. Gary Gray, abile mestierante di film d’azione, che riesce a rendere ogni loro esibizione emozionante quasi quanto una sparatoria e i momenti di registrazione dei pezzi elettrizzanti quanto scene di sesso, costruendo uno dei migliori prodotti americani degli ultimi anni di quanto orientato alla distribuzione mainstream.

 

Per quanto operazione senza dubbio con volontà di riscontro commerciale, finanziata e prodotta dagli stessi membri della crew più integrata nel circuito mainstream a tutti i livelli (Dre e Cube) “Straight Outta Compton” sceglie di concentrarsi a lungo sul contesto ambientale, storico e sociale all’interno del quale crebbero i rapper della crew: il distretto di Compton, una delle più estreme e difficili periferie losangeline.

 

Insieme a South Central, Watts e Crenshaw, Compton è uno dei quartieri della metropoli statunitense a maggioranza afroamericana e ispanica maggiormente afflitto da disoccupazione, spaccio e degrado urbano. Una condizione sociale massificata alla quale la sola risposta da sempre arrivata da chi gestiva l’amministrazione è stata la repressione poliziesca e l’uso massiccio di pene detentive: un gettare benzina sul fuoco che ebbe conseguenze pesanti, dato che fu alla base di una tra le più sanguinosa delle rivolte cittadine mai scoppiate negli Stati Uniti, la cosiddetta “Rivolta di Los Angeles” capace di far tornare alla mente quella del 1965 di Watts, una delle prime esplosioni del ghetto nero rispetto alla marginalizzazione sociale della società americana del tempo.

 

I riot di LA ebbere luogo a seguito dell’assoluzione dei quattro poliziotti accusati del pestaggio del tassista Rodney King, fatto filmato da un cineoperatore e mandato in onda anche in televisione, colpevole di eccesso di velocità. La rivolta ebbe la durata di sei giorni, durante i quali oltre l’attacco sistematico alle pattuglie di polizia che provavano inizialmente a sedare i rivoltosi si ebbe una momentanea storica tregua tra le due principali gang della zona di South Los Angeles, ovvero i Bloods ed i Crips (di cui Eazy-E fece parte in gioventù): un tregua da un lato sì finalizzata ad una migliore spartizione dei saccheggi che si stavano attuando nella zona interessata dalla rivolta, ma che aveva anche il senso di fronteggiare al meglio la risposta repressiva, la quale riuscì a far terminare la rivolta dovendo mobilitare quasi 15.000 soldati dell’esercito statunitense.

 

 

Se la rivolta è presente solo in una breve scena, la durezza delle condizioni di vita nella zona si respira per tutta la durata del film, costruito prevalentemente sulla figura di Eazy-E, l’unico dei cinque con alle spalle una vera carriera criminale tramite la quale finanziò gli inizi del gruppo. Eazy-E fu spacciatore di crack durante quel periodo definito “Epidemia del crack” durante il quale si ebbe un drastico peggioramento della qualità di vita soprattutto nei quartieri periferici e un aumento delle misure repressive atte ad arginare il fenomeno.

 

Quegli anni erano anche quelli in cui la “guerra alla droga” della presidenza Reagan forniva uno dei principali dispositivi giustificatori dell’a svolta law and order delle politiche americane. La sostituzione, come argomentano studiosi come Loic Wacquant, dello stato sociale-caritatevole con lo stato penale si tradusse in un aumento indiscriminato del tasso di carcerazione (soprattutto in relazione al proletariato e sottoproletariato di colore) e del boom delle retoriche della sicurezza e della tolleranza zero, utili a giustificare ogni forma di repressione delle proteste più o meno consapevoli derivanti dall’introduzione massificata della precarietà lavorativa e dalla devastazione dell’apparato welfaristico complessivo.

 

Se i testi degli NWA, così intrisi di riferimenti allo spaccio, alle armi e all’odio verso le forze dell’ordine ebbero successo fu proprio per il contesto di loro provenienza; fu proprio questa la vera forza del gruppo, che si scagliò per quanto in maniera pre-politica contro un sistema e una scena musicale che ancora faticavano a parlare di certe cose con quel determinato linguaggio.

 

Non è un caso che parallelamente alla diffusione anche in Europa durante la metà degli anni’90 del cosiddetto gangsta rap si affermarono anche nei parlamenti leggi e retoriche sempre più liberticide e finalizzate al controllo dell’esplosione delle fasce sociali impoverite dalla rottura del patto sociale keynesiano dei primi trent’anni del dopoguerra dovuta all’avanzare nei territori della controrivoluzione neoliberista.

 

Nessuna pretesa di discorso politico in questo film, che nei comportamenti dei suoi protagonisti riflette una realtà sociale non certo orientata ad una rivolta cosciente dei livelli della controparte o animata da una particolare ideologia o teoria politica..tutt’altro, come si percepisce anche dai testi, sessisti e spesso osannanti ad uno stile di vita orientato ad un consumismo brutale e ad una liberazione unicamente personale e individualistica. Ma la storia del “reality rap” ci dice tanto sulle potenzialità di fette enormi di territorio dove, come vediamo anche ai giorni nostri dopo i fatti di Ferguson, una composizione giovanile sempre più sfruttata e lasciata indietro ha spesso solo la rivolta come arma.

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