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Violenze alla Diaz, 13 anni dopo ‘giustizia’ è fatta?

La notizia è passata un po’ in sordina e solo oggi alcuni quotidiani genovesi ne rendono conto ma il 2013 si è concluso con l’arresto di Spartaco Mortola – ex capo della digos genovese – e Giovanni Luperi – ex dirigente dell’Ucigos poi capo-analista dei servizi segreti e ora in pensione, entrambi sotto accusa per il massacro avvenuto alla Diaz durante il G8 di Genova e per l’introduzione di prove false all’interno della scuola volte a giustificare l’irruzione delle forze dell’ordine.

Il 31 dicembre i giudici hanno infatti rifiutato la richiesta di affidamento ai servizi sociali avanzata per i due poliziotti, decretando una pena di 8 mesi per Mortola e di un anno per Luperi, che entrambi sconteranno agli arresti domiciliari. Il giorno precedente, invece, l’arresto è scattato per Francesco Gratteri, all’epoca dei fatti al vertice del Servizio centrale operativo della polizia di Stato.

Si chiude così dopo 13 anni la vicenda giudiziaria per i tre poliziotti, implicati a vario titolo nelle violenze, nei pestaggi e nei successivi depistaggi avvenuti nella notte del 21 luglio 2001. Tutti quanti beneficeranno di alcune ore di libertà durante il giorno e della facoltà di comunicare e potranno inoltre chiedere che gli venga riconosciuta la buona condotta, ottenendo così un ulteriore sconto di qualche mese alle proprie condanne, già ampiamente ridimensionate per effetto dell’indulto del 2006 o per la caduta in prescrizione di alcuni reati.

Nel frattempo Spartaco Mortola, ex capo della Digos Genovese, ha continuato indisturbato il suo operato, prima ‘gestendo l’ordine’ a suo modo in Valsusa all’epoca della resistenza No Tav alle trivelle nel 2010, poi promosso a capo della Polfer di Torino l’anno successivo, quando su di lui pesava già una condanna in secondo grado e un’interdizione di cinque anni dai pubblici uffici per i fatti di Genova.

Tredici anni dopo la vicenda giudiziaria può dunque dirsi conclusa, con pene lievissime per una parte dei vertici della polizia (su un totale di 44 agenti coinvolti solo in 15 scontano una pena, in tutti i casi molto ridimensionate), l’impunità per i tuttora anonimi picchiatori in divisa che nel luglio del 2001 si divertirono a compiere il lavoro sporco ordinato dall’alto e condanne pesantissime, invece, per i compagni e le compagne assurti a capro espiatorio con l’accusa di devastazione e saccheggio, che stanno scontando sulla propria pelle gli effetti di un processo dal sapore di vendetta.

Se gli arresti di due giorni fa di certo strappano un (amaro) sorriso al finire del 2013 e in un certo senso scrivono la parola fine di una vicenda, lo fanno in termini puramente giudiziari: ancora una volta non saranno le sentenze di un Tribunale a cancellare la rabbia e le ferite per quelle giornate di Genova e per la vendetta che le forze dell’ordine decisero di infliggere con le violenze della Diaz.

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