Prendiamo parola a caldo sulle notizie di questo martedì di febbraio. In primo grado di giudizio, un collegio di giudici del Tribunale di Pisa ha deciso di condannare a pene di un anno e 8 mesi e un anno e 10 mesi, nove persone tra le cinquecento che presero parte alla manifestazione (di 5 anni fa) di contestazione al leader della Lega Nord Matteo Salvini.
Centinaia di metri di recinzione sono stati smontati a Caselette, attorno alla cava nella quale verrà depositato parte del materiale proveniente dal cantiere di San Didero.
Un gesto di solidarietà femminista, contro la violenza maschile in divisa nei confronti di una compagna. Non fanno in tempo ad aprirlo per appenderlo fuori dal tribunale che la polizia carica, manganella e poi denuncia.
Questa mattina una grossa operazione di polizia si è svolta in città, bussando alle case di dodici compagne e compagni con notifiche di misure cautelari, sequestri di telefoni e computer, la perquisizione e il sequestro di SPLIT e di un’aula in via Zamboni 38 assegnata da anni dall’università.
L’11 marzo a Piombino si sono date appuntamento tutte le realtà che lottano sul territorio nazionale contro la speculazione estrattivista delle multinazionali e contro la politica miope che la supporta.
Si è svolta a Torino, il 4 e 5 febbraio 2023, l’assemblea nazionale di Non Una di Meno “verso e oltre lo sciopero dell’8 marzo”.
A Brescia sono stati occupati gli appartamenti, vuoti da 8 anni, della torre Finsibi, società in fallimento, da un gruppo di famiglie con bambini e persone con sfratto esecutivo o già in strada.
Durante una manifestazione contro l’apertura di una sede di Reconquest a Marsiglia, almeno una persona è stata aggredita e tre persone arrestate dalla polizia.
Un massiccio attacco informatico è in corso in tutto il mondo. Sono decine i sistemi compromessi anche in Italia.
Il catastrofico terremoto ha avuto il suo epicentro a Gazantiep; qua e nelle zone limitrofe sono andati distrutti centinaia di edifici, compresi quelli storici, tra cui la Chiesa dell’Annunciazione di Iskenderun e il castello di Gaziantep. Le abitazioni di moltissimə sono ridotte a un cumulo di detriti.