Il brigante Prosperi “lo Spirito”
Nel marzo 1860, in seguito ai plebisciti popolari, il re Vittorio Emanuele II decretò l’entrata nel Regno d’Italia delle province dell’Emilia, delle Romagne e della Toscana. Fu così cancellato l’antico confine presso Monghidoro e poté cominciare il libero scambio di merci tra i due versanti dell’Appennino. Di questa nuova situazione erano scontenti, ovviamente, sia i contrabbandieri sia i commercianti locali.
Un’altra fonte di malumore fu, a partire dal 30 giugno 1860, l’imposizione della leva obbligatoria di 5 anni per i giovani che avessero compiuto 21 anni. Molti rifiutarono di arruolarsi e si diedero al brigantaggio.
La rivolta contro il Regno d’Italia non si fece attendere. La notte dell’8 agosto, una banda guidata da un mugnaio di Lognola, Gaetano Prosperi, detto “lo Spirito”, e da un giovane studente di legge, Assuero Ruggeri, passò casa per casa, nelle borgate intorno a Monghidoro, per incitare i giovani a seguirli. Verso le 5 di mattina, una cinquantina di uomini assalirono il palazzo della Guardia Nazionale di Monghidoro, tolsero lo stemma dei Savoia dalla facciata del palazzo e lo sostituirono con quello dello Stato Pontificio. Alla reazione armata dei militi, i ribelli fuggirono si dispersero nelle campagne.
Nei giorni seguenti la Guardia Nazionale avviò la caccia ai rivoltosi. Molti furono catturati ma Ruggeri, lo Spirito e alcuni compagni erano fuggiti a Urbino e si erano arruolati nel cosiddetto “Esercito della Fede” aggregato alle truppe francesi in difesa dei territori pontifici. In settembre, in seguito alle sconfitte dei “papisti”, lo Spirito tornò a Monghidoro. La notizia fece il giro della montagna e la Guardia Nazionale riprese a braccarlo, ma il bandito era protetto da una fitta rete di amicizie tra i parroci e i contadini.
Il 15 luglio 1861, un brigadiere dei carabinieri Giacomo Sondaz incrociò casualmente lo Spirito su una strada di campagna. Ci fu uno scontro a fuoco e il brigadiere, gravemente ferito, morì dissanguato. Fu quindi spiccato un nuovo mandato di cattura per omicidio volontario.
Dopo una breve fuga a Roma, lo Spirito tornò a Monghidoro nell’aprile del 1862. I mesi passarono senza che le forze dell’ordine riuscissero a catturare il fuggiasco finché il 14 ottobre accadde un incidente. Mentre lo Spirito caricava il proprio fucile, la canna scoppiò sfracellandogli la mano sinistra. Alcuni giorni dopo fu arrestato in una casa nei pressi di San Benedetto Val di Sambro e portato in carcere a Bologna.
Il 26 maggio 1863 cominciò il processo e tre giorni dopo fu emessa la sentenza di condanna a morte. Alle 6,30 del 15 dicembre 1863, Gaetano Prosperi, all’età di 32 anni, fu ghigliottinato. Finiva così l’epopea del più famoso brigante della montagna bolognese, ma per molto tempo ancora i contadini si tramandarono le gesta del mugnaio di Lognola.
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