L’occupazione partigiana a Gaggio Montano
E’ il 16 Novembre del 1945. Gaggio Montano è un piccolo centro della montagna bolognese.
Ed è qui che in questa data, svariati mesi dopo la fine della guerra e la liberazione del paese, viene messo a punto da parte di un gruppo di antifascisti, la maggior parte dei quali ex partigiani, un piano d’azione.
Sedici uomini, tutti antifascisti e in gran parte ex partigiani, bloccarono le vie d’accesso al paese. Poi circondarono la caserma dei carabinieri. I militari presenti vennero disarmati e fatti prigionieri.
Il piano, ben organizzato, era così strutturato: disposero sentinelle nei luoghi da cui era possibile accedere al paese, in modo che non facessero uscire nessuno.
Fecero in modo che tutti i compaesani rimanessero nelle due osterie del paese ed occuparono la città.
Durante l’occupazione vennero fucilate cinque persone, accusate di aver collaborato con i fascisti, dopo aver contestato ad ognuno le colpe di cui si erano resi responsabili durante il ventennio.
L’azione era volta a punire fascisti che, il 24 Settembre 1944, erano stati i protagonisti della pesantissima rappresaglia di Ronchidosso. I fascisti, insieme alle SS, avevano ucciso 82 persone, tra uomini, donne e bambini, e avevano bruciato le loro case, dopo uno scontro a fuoco con i partigiani.
Durante l’occupazione della città, i partigiani prelevarono soldi, vestiti e cibo.
In seguito decisero di donarne una parte al Cln perché provvedesse all’assistenza delle famiglie delle vittime di guerra. Il rimanente fu invece utilizzato per il sostentamento dei “compagni latitanti”, riusciti ad evadere dalle carceri di San Giovanni in Monte, a Bologna, dove erano detenuti per aver ucciso dei fascisti dopo la liberazione.
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