Alatri. Banda di albanesi? C’era boia chi molla sul manganello degli assassini
Fin dal principio della cronaca il giornalismo nostrano si è contraddistinto per malafede e pressapochismo, descrivendo il gruppo di assassini come stranieri, spalleggiando o comunque servendo una palla clamorosa a chi sul razzismo ci campa. Salvo poi arrivare alla smentita ammettendo la presenza di un solo albanese in un gruppo di 8 presunti aggressori, tutti di nazionalità italiana.
Ora però si legge tra le righe un nuovo particolare: ecco spuntare tra una delle spranghe con cui è stato ucciso Emanuele, una mazza da baseball con la scritta “boia chi molla”, di chiara matrice fascista. Non vogliamo raccontare della solita litania, su quanto siano pericolosi i fascisti e di quello che fanno, nemmeno di quali verosimili appartenenze potrebbero nascondere gli autori dell’omicidio rispetto gruppi politici dell’estrema destra.
C’è solo da sottolineare, come al solito, che quando si parla di “razza” il giornalismo italiano si affanna e si affolla per segnalare la nazionalità degli aggressori, come se questa potesse spiegare l’aggressione (ma non chiamateli razzisti!). Quando invece si tratta di notare che la sopraffazione e la violenza contro i più deboli si sviluppano e maturano in un preciso brodo ideologico, si riduce questo elemento a una curiosità aneddotica.
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