Florida, strage in una scuola: perché non ne sentiamo (già) più parlare?
Ieri, nella città di Parkland in Florida, un suprematista bianco di 19 anni, Nicolas Cruz, è entrato nella sua ex-scuola con un fucile semiautomatico e ha sparato, uccidendo 17 persone fra alunni e insegnanti. Perché questo attentato è già sparito dalla cronaca del nostro paese?
Ancora una strage neo-nazista nella White America di Trump, dove nel 2017 i suprematisti bianchi hanno ucciso più del doppio delle persone rispetto all’anno prima (come apprendiamo dalle statistiche di alcuni centri-osservatori statunitensi come ADL).
Eppure il presidente non sembra sentirsi particolarmente toccato, come dimostrato dal suo discorso tenutosi il giorno stesso della strage: “serve più sicurezza nelle scuole” ma comunque questo era un “disturbato mentale”.
Il discorso del vecchio Donald non sembra aver convinto particolarmente gli studenti, che su twitter hanno diffuso il commento di risposta di un’alunna della scuola colpita dalla strage: “Non so cosa farmene delle tue preghiere, fottuto pezzo di merda”.
Cruz comunque non era solo uno squilibrato mentale, come invece tendono a raccontare tanti media locali. La sua appartenenza ad un’organizzazione bianco-separatista paramilitare è nota ed è certa, a differenza di quello che afferma lo sceriffo della contea cercando di omettere questa parte della vicenda. È stato lo stesso leader della RoF (Repubblica della Florida) a dimostrare che il ragazzo era un membro ufficiale e registrato dell’organizzazione, con la quale si era anche addestrato militarmente.
Inoltre, sempre su dichiarazione di questo leader, dalla RoF avrebbe ricevuto anche alcune delle armi in suo possesso, le quali comparivano spesso sul suo profilo Instagram.
Il movente, che non viene esplicitato dalla polizia e compare solo su pochi siti che riportano una dichiarazione del leader dell’organizzazione suprematista, sarebbe ancora una volta l’odio razziale e misogino : “C’è un forte senso del femminismo, come un cancro. Questo potrebbe aver giocato un ruolo in quello che ha fatto”, ha detto Jereb, aggiungendo che “Non siamo grandi fan degli ebrei. Penso che nella scuola ci fossero molti ebrei che devono averlo incasinato”.
Si riaccende nel frattempo negli U.S.A il dibattito sulla libera circolazione delle armi che, da Obama alle autorità di polizia, accusa Trump di non prendere iniziative adeguate sull’uso delle armi o di aver cancellato le misure prese dal precedente governo.
Dibattito che, in questo momento, sopratutto in Italia, non può che essere parziale, come ci dimostra la vicenda di Luca Traini a Macerata. Il nazismo vuole uccidere e un’arma la trova.
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