I razzisti gli tagliano l’orecchio, lo Stato lo arresta per espellerlo
Shaid è stato aggredito il 18 ottobre 2013, in piazza Metaxourgio, da tre uomini vestiti in nero. Uno di loro gli ha stretto il collo e… “con i suoi denti mi ha tagliato l’orecchio, sanguinavo e il mio orecchio è caduto per terra. Un amico mi ha visto, siamo andati con l’orecchio tagliato all’ospedale, ma l’operazione per riattaccarlo non è riuscita e così ho perso l’orecchio”, dice lui stesso.
È stato ricoverato per una settimana presso un ospedale pubblico, come caso urgente. “Medici e personale ospedaliero lo hanno aiutato e nessuno si è preoccupato del fatto che non avesse i documenti” spiega al giornale “Ef.Syn” Christina Psarra dei Medici del Mondo, dove si è rifugiato Shaid dopo l’ospedale.
Due mesi e mezzo dopo l’incidente, e dopo che Shaid aveva ottenuto il necessario sostegno medico, legale e sociale, i Medici del Mondo hanno pubblicato la sua storia con un video che è circolato la settimana scorsa.
La testimonianza di Shaid
“Il dipartimento per i reati a sfondo razziale non ha fatto nulla fino alla pubblicazione della storia” sottolinea il suo avvocato, Vassilis Kerasiotis, del Consiglio Greco per i Rifugiati, che aveva effettuato la denuncia il giorno stesso dell’aggressione. “Come avvocato, non posso recarmi dalla polizia, visto che la vittima è senza documenti. Per cui la denuncia è stata effettuata per telefono” [apposita linea verde, ndt].
Venerdì scorso, la polizia ha chiamato Shaid a casa sua, “pescando” un amico per vedere dove abitesse. In modo molto amichevole, lo hanno portato alla Direzione Centrale della Polizia di Attica per testimoniare. Senza tenere in conto il fatto che si tratta di una vittima di un attacco a sfondo razziale, la polizia lo ha arrestato e poi lo ha portato all’ufficio espulsioni. Lunedì scorso è stata emessa la decisione di immediata espulsione. Entro 6 giorni dovrà abbandonare il paese. In seguito a forti pressioni è stato rimesso in libertà con l’obbligo di lasciare il paese.
Proprio due giorni fa, il capo della Procura di Atene, P. Fakou, aveva ordinato le indagini preliminari per l’aggressione, in seguito alla pubblicazione della storia. “Ormai la responsabilità non è solo della polizia, ma anche del procuratore. È un caso simile a quello dell’aggressione ai lavoratori di Manolada, bisogna fornirgli un permesso finché durano le indagini”, sottolinea il suo avvocato.
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