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Il tramonto di Alba dorata

A dicembre la costituente italiana di Alba dorata fu un flop: nella sala Orange dell’hotel Ergife di Roma, usata per i concorsi, c’erano più giornalisti che militanti accorsi per sottoscrivere l’ingresso nel movimento che prende il nome dal partito greco neonazi, fortemente xenofobo e violento. Una vicinanza che i militanti italiani tendono a sfumare. Il delegato del Lazio, Bruno Berardi, ha più volte spiegato: «Non siamo Hitler, non siamo razzisti, siamo nazionalisti. Abbiamo usato il simbolo per attirare l’attenzione».
Certo il logo con la svastica a due punte ha contribuito a indurre in errore ma da oggi tutto torna a posto. Il Palapartenope di Napoli, infatti, stamattina avrebbe dovuto ospitare nientemeno che la costituente europea di Alba dorata – Rinascita sociale 2.0. Il simbolo sui manifesti è una bandiera italiana sfocata circondata da stelle blu. La kermesse, annunciata per le 15, è stata prima anticipata alle 11 per motivi di ordine pubblico. Poi ha prevalso il timore del flop e in serata è arrivato l’annuncio degli organizzatori: troppe tensioni, meglio rimandare a data da destinarsi.

E dire che c’erano quattro alberghi a disposizione degli ospiti e una location che ha accolto i concerti di Sting e Michael Buble, capienza seimila persone in piedi (3.500 sedute) e un fitto che di solito si aggira introno ai 5mila euro. Le spese come sempre non sono un problema, anche se il movimento per ora ha una base molto ristretta. A Napoli non risultano aderenti. Lo zoccolo duro è a Marano, hinterland partenopeo, dove sono addirittura una ventina capitanati da Gaetano Parisi. Sono gli esponenti della destra del luogo, che aveva già provato a organizzarsi sotto le insegne di Forza nuova. I legami con la Campania passano anche attraverso Vincenzo Maresca, presidente nazionale, originario di Torre Annunziata ma trapiantato da venti anni a Pordenone. L’elenco delle filiali all’estero si ferma a una, retta da Luisa De Fabritiis di stanza in Germania.

Se la sinistra tende a frantumarsi, l’estrema destra addirittura a polverizzarsi in una moltitudine di associazioni e movimenti. L’Alba nostrana però non ha ricevuto l’appoggio e neppure il riconoscimento delle realtà dell’area, piuttosto sembra imbarcare singoli che hanno avuto esperienze in Fn, CasaPound, La Destra e la Lega. La road map è conquistare voti per sovvertire il governo del paese con la via democratica. Intanto si sono gettati alla conquista del comune di Alba Adriatica con il candidato sindaco, Stefano Flajanisi, neofascista dichiarato. Il decalogo del movimento recita, tra l’altro, via le regioni, «intoccabilità della Benemerita», pensioni per tutti almeno a mille euro tranne le casalinghe (700), la casella «politiche per le donne» è rimasta vuota in attesa che qualche donna di Alba dorata elabori il tema, le proposte sull’immigrazione invece sono in rosso.

I costituenti avrebbero trovato ad attenderli i movimenti cittadini riuniti nella sigla Napoli antirazzista e antifascista. I collettivi della zona flegrea in prima fila: il laboratorio Iskra, Villa Medusa occupata e Bancarotta 2.0 che, dopo lo sgombero seguito al sequestro dell’area di Bagnoli, si è insediata nell’ex Lido Pola, struttura abbandonata da un ventennio e che a un tratto i concessionari di allora, la famiglia Lombardo, è andata a reclamare con la Guardia di finanza e due rappresentanti del Demanio. «Non intendiamo dare spazio – spiegano – a gruppi di estrema destra di ispirazione fascista o nazista, che utilizzano la violenza e l’intimidazione quale strumento di azione politica». Contro la costituente girava su facebook una petizione firmata dal sindaco, dall’assessore al Patrimonio e da vari consiglieri comunali.

da Il Manifesto

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