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Strage di Brescia: il corteo antagonista entra in piazza della Loggia

Un corteo partito intorno alle 9 e mezza da piazza Garibaldi e che dopo un breve percorso è entrato in Piazza della Loggia attorno alle  10.00 poco prima degli 8 rintocchi che hanno ricordato alle  10.12   l’ora in cui quarant’anni fa  scoppiò la bomba.

 

Due gli striscioni  che riassumono anche le parole d’ordine di questa giornata:  in testa al corteo quello del  kollettivo studenti in lotta che recita “28 maggio 1974 – 28 maggio 2014, Nessuna memoria condivisa ora e sempre resistenza”, un secondo, firmato invece  da Magazzioni 47 e dal Cua recita invece: “ Nella memoria l’esempio, nella lotta la pratica  le aree e i territori resistenti per casa reddito salute e dignita”. Presente con uno spezzone anche l’associazione diritti per tutti con le famiglie sotto sfratto.

 

Ascolta la prima corrispondenza con Umberto della Redazione

 

Manuel della Redazione ci descrive la situazione in Piazza della Loggia alle 9.40

 

Interviste raccolte al corteo antagonista da Rosangela della Redazione

 

Interviste studenti – seconda parte

 

Umberto della Redazione ci racconta l’ingresso del corteo antagonista in Piazza della Loggia

 

Umberto intervista Oreste Scalzone

 

Rosangela intervista le persone presenti in Piazza della Loggia

 

Rosangela – seconda parte interviste

 

Rosangela – terza parte

 

Manuel della Redazione intervista le persone presenti in Piazza della Loggia e descrive la ripartenza del corteo antagonista verso via X Giornate

 

Il corteo è arrivato in Corso Zanardelli : sentiamo Daniele della Redazione

 

Conclusione in Piazza Duomo davanti alla Prefettura: ancora Daniele

 

Le conclusioni di Umberto della Redazione

Di seguito, invece, il comunicato del csa Magazzino 47 di Brescia sul quarantennale della strage di piazza Loggia a Brescia, il 28 maggio 2014:

 

Alle 10.12 del 28 Maggio del 1974 in piazza della Loggia, a Brescia, esplode una bomba uccidendo in totale 8 persone e ferendone più di 100.
Si tratta di militanti politici appartenenti a diverse strutture organizzate dell’epoca (dai sindacati confederali ai gruppi extraparlamentari) scesi in piazza, quella mattina, con diversi cortei, tutti confluiti nella piazza principale della città per il comizio organizzato dai sindacati confederali e dal Comitato Antifascista.
La manifestazione era stata indetta per rispondere in maniera decisa al clima di paura provocato da diversi attentati e violenze fasciste avvenute in città e davanti alle scuole; l’episodio più noto in assoluto avviene pochissimi giorni prima della Strage, nella notte tra il 18 ed il 19 Maggio, e riguarda il neofascista Silvio Ferrari di Ordine Nuovo, il quale salta in aria in piazza Mercato, in pieno centro, insieme alla sua Vespa, mentre trasporta un ordigno.
In piazza della Loggia, quando esplode la bomba, è immediatamente chiaro a tutti che l’esecutore non possa che essere la manovalanza fascista. A molti è chiaro anche il mandante. E per coloro ai quali il mandante non fosse chiaro arriva un suggerimento da parte del vice-questore di Brescia: dopo il boato, il panico, il fuggi-fuggi disordinato, l’evacuazione dell’intera piazza questi compie un gesto eloquente ordinando ai pompieri di pulire detriti e sangue dal selciato distruggendo così la possibilità di raccogliere reperti importanti per le indagini e per i riscontri probatori.

 

Il mandante è lo stesso della Strage di piazza Fontana a Milano (12 Dicembre 1969). Il mandante è lo Stato italiano governato dalla Democrazia Cristiana. Quella di piazza della Loggia è una strage fascista e di Stato.
A dimostrazione di ciò, non solo la distruzione immediata di parte delle prove col lavaggio della piazza da parte di una “istituzione democratica”, ma decenni di depistaggi, false testimonianze, fughe di indagati e smarrimenti di prove; oltre alla responsabilità dell’allora capitano dei carabinieri Delfino (che condusse poi una brillante carriera diventando generale) e di alcuni neofascisti risultati a libro paga dei servizi segreti italiani e statunitensi. Quarant’anni di processi che ancora, nonostante la Cassazione abbia recentemente disposto di “ripartire dal via”, non sono giunti ad individuare nettamente dei responsabili.

In un periodo storico caratterizzato da una forte messa in discussione del sistema politico ed economico dominante da parte dei movimenti antagonisti di studenti e operai, la Strage di Brescia, insieme a quelle di Milano, di Bologna (1980), del treno Italicus (1974) e molto altro, fu parte della risposta dello Stato, realizzata dai suoi Servizi Segreti e dai suoi servi neofascisti: la cosiddetta “Strategia della tensione”. Bombe, attentati, aggressioni avevano un fine: seminare terrore e panico per stabilizzare e legittimare un potere e un ordine forte ed autoritario.

 

Non a caso, oggi più che mai, il discorso costruito nel tempo dalle Istituzioni promotrici del calendario delle commemorazioni ufficiali tende ad eliminare il carattere conflittuale di questi avvenimenti storici.
Gli interventi che negli anni si sono susseguiti  dai palchi dei vari incontri sul tema e della commemorazione in piazza ci hanno rappresentato un’ipocrita memoria condivisa, fatta di riconciliazione e di pacificazione, sostenendo che “i morti sono tutti uguali” e che di fronte a queste tragedie non possono esistere divisioni. Questa lettura è, invero, in continuità con la stessa strategia della tensione. Questa narrazione genera mistificazione e confusione sul piano storico-culturale, gettando nell’unico calderone del terrorismo e delle sue vittime fenomeni sociali radicalmente differenti come il terrorismo fascista, lo stragismo di stato e la lotta armata di sinistra. Una costruzione che ha trasformato le commemorazioni in liturgie, in una ritualità passiva utile a riprodurre immaginari e comportamenti compatibili. Compatibili con l’esistente governato da chi come Renzi, tra Jobsact e non-Piano casa, mentre smantella servizi e diritti sociali finge di restituire dignità alla memoria storica rendendo pubblici documenti di archivio che, in realtà, erano già accessibili alla magistratura.

 

Ma, come ogni anno, anche nel quarantesimo anniversario della Strage, ci sarà la Piazza di chi crede nel valore attivo e sovversivo della memoria; di chi oggi crea territori resistenti, di chi lotta per una sola grande opera: casa – reddito – salute – dignità per tutte e tutti.

 

QUARANT’ANNI DOPO: NELLA MEMORIA L’ESEMPIO, NELLA LOTTA LA PRATICA.

 

NESSUNA MEMORIA CONDIVISA E NESSUNA RICORRENZA.

 

MERCOLEDI’ 28 MAGGIO 2014
h 9.00 PIAZZA GARIBALDI – CORTEO ANTIFASCISTA, ANTAGONISTA E DI MOVIMENTO

 

A Giulietta, Livia, Euplo, Luigi, Bartolomeo, Alberto, Clementina, Vittorio

da Radio Onda d’Urto

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