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Kurdistan: il problema della legge (II)

Sul rapporto tra rivoluzione e diritto da Istanbul, Cizre e Diyarbakir

(Seconda parte)

Continua dalla Prima parte

La lotta del Pkk per l’indipendenza del Kurdistan ha subito una svolta negli anni 2000, quando il partito dei lavoratori del Kurdistan ha rinunciato all’idea della costruzione di uno stato-nazione cercando di costruire istituzioni autonome che si vogliono differenti, senza disdegnare di usare, a questo scopo, anche una presenza politica nelle istituzioni statuali esistenti (amministrazioni locali e parlamento turco). Tra queste istituzioni una delle più note è l’Unione delle Comunità del Kurdistan (Kck) che offre la possibilità a tutte le comunità del Kurdistan (tanto in Iran quanto in Iraq, in Turchia e in Siria) di riunirsi tramite rappresentarsi e affrontare politicamente, e su un piano decisionale collettivo, i propri problemi. Il Kck è stato fondato nel 2005 e subisce dal 2011 un durissimo attacco repressivo, con centinaia di arresti e numerose vittime al suo interno.

Un’istituzione meno nota è il Dtk (Kongreya Civaka Demokratik) o Congresso Sociale Democratico, fondato il 29 ottobre 2007. I primi co-presidenti furono Yuksel Genc e Hatip Dicle, arrestati nel 2009 e da allora in carcere. Sono oggi sostituiti da Ahmet Turk e Aysel Tugluk. Dopo la brutale repressione del Kck, nel 2011, il Dtk ha dichiarato: “Come popolo curdo dichiariamo la nostra autonomia democratica rivendicando l’integrità territoriale alla luce dei diritti definiti dagli strumenti del diritto internazionale, sulla base di una comune comprensione di quale è la nostra patria, e l’integrità nazionale dei popoli della Turchia sulla base di una prospettiva nazionale democratica”.

Il Dtk è composto da 850 delegati chiamati a decidere su ogni questione politica, culturale, sociale riguardante la popolazione del Kurdistan, senza distinzioni religiosi o razziali, e con un obbligo di rappresentanza di entrambi i sessi al 40%. Esprime nove commissioni tra cui: Scienza, arte e cultura; Diplomazia; Ecologia e istituzioni locali; Economia; Legge e diritti umani. Il 60% dei suoi membri è composto da delegati delle assemblee cittadine, il restante 40% da personalità del mondo sociale e intellettuali e rappresentanti nazionali e locali delle regioni curde eletti nelle elezioni ufficiali della Turchia.

Il Dtk “non soltanto intende risolvere la questione curda, ma anche a risolvere le sfide che derivano dalla società basata da millenni sullo stato e sulle classi attraverso l’autonomia democratica. Per questo, il Dtk raccomanda l’autonomia democratica per tutta la Turchia e il con federalismo democratico per tutto il medio oriente”. Inoltre, si legge, “l’autonomia democratica non condurrà a un mutamento dei confini, ma a rafforzare la fratellanza e l’unità delle popolazioni all’interno di essi (…); giacché l’autonomia democratica non è la fondazione o la sovversione di uno stato, ma sarà una guida per gli stati-nazione nel risolvere la questione curda”.

Come si vede il superamento dell’idea di costruire uno stato comprende anche quella di non contrapporsi agli stati esistenti, ma di promuovere un’autonomia concreta delle popolazioni costruendo istituzioni autonome che, seppur non riconosciute fino ad ora (ed anzi represse) dagli stati stessi, ambiscono alla non belligeranza con essi, partendo dal presupposto che la sovversione militare degli stati sarebbe perdente sia militarmente che politicamente. Nascono così istituzioni ibride, che riconoscono un potere decisionale all’interno della comunità tanto ai deputati del parlamento o ai sindaci della Turchia che si riconoscono in questo progetto, quanto ai delegati di assemblee locali non riconosciute dalla legge dello stato.

Abbiamo intervistato il portavoce del Dtk, la cui sede centrale è a Diyarbakir, Kerem Celic.

Cos’è il Congresso Democratico e come definiresti questa istituzione curda?

Il Congresso Sociale Democratico (Dtk, Ndt) è il congresso “più alto”, basato su un 40 % di potere istituzionale e un 60% di potere pubblico, il potere della gente in Kurdistan, con 501 delegati scelti dal popolo; quindi è una sorta di parlamento che non ha nessuno posto ufficiale nel sistema turco.

Qual é la relazione tra il Dtk e il KCK (Unione delle Comunità del Kurdistan, Ndt)?

Il sistema del KCK è piuttosto differente se paragonato al DTK perché quest’ultimo si occupa solo delle decisioni e delle domande fatte dalla gente, dal popolo, e di trasmettere queste domande ad un livello più alto di sistema democratico in Turchia. Ma il KCK è un’istituzione che riguarda in tutte e quattro le parti del Kurdistan, quindi questa è la differenza tra KCK e DTK.


Sul livello più politico, quello che è interessante dal nostro punto di vista è capire questo passaggio particolare del movimento curdo di istituire delle contro-istituzioni all’interno dello stato turco. Quali sono stati i punti di forza e di debolezza di questo processo? Come ha reagito la popolazione?

Il DTK è stato fondato nel 2007 da organizzazioni della società civile e assemblee comunitarie che sono elette dalla gente, dal popolo. Il DTK, il Congresso Sociale Democratico, venne fondato per prendersi cura di tutte le richieste della gente e di diverse nazioni, non solo in Kurdistan ma anche in Turchia perché, come sapete, la costituzione turca del 1982 era una costituzione piuttosto oppressiva che non si occupava di alcuni bisogni e non si interessava ai reali bisogni democratici della gente dalla Turchia e del Kurdistan, ed è così che abbiamo deciso di cominciare questo processo.

Esso è legale anche se non è legalmente accettato dal governo, dallo stato, ma nella società il DTK è accettato come legale ed è assemblea legislativa. Nell’ottica di creare un movimento democratico e di accettare chiaramente le domande popolari, il Congresso Sociale Democratico ha fondato nove commissioni che si occupano di molti altri bisogni come la salute, il sociale, la cultura e l’arte, come l’educazione e la scienza, la legislazione e i movimenti giovanili e allo stesso tempo l’economia e la vita delle donne. Quindi questo significa che la società può decidere, prende le proprie decisioni, parlando gli uni con gli altri decidere cosa fare o cosa non fare.

Qual è il grado di partecipazione del popolo curdo all’Assemblea? Siete soddisfatti della partecipazione del popolo a questo processo?

In questo momento la rappresentatività della società da parte del Congresso Sociale Democratico è intorno al 75 %. Questo non significa che in questo 75% viene solo rappresentato il popolo curdo, sono rappresentanti anche gli Ezidi, gli Armeni, e molte altre componenti con molte altre società o nazioni che hanno vissuto o ancora vivono queste terre, ma non abbiamo alcun problema con il restante 25% che non rappresentiamo, continuiamo a provare ad accoglierli ma questo dipende da alcune regole etiche: ci sono cose che non possiamo accettare, per esempio se si tratta di nazionalisti o di chi ha cercato di assimilare il popolo curdo alla “nazione” turca o ha realmente oppresso le persone, come i leader dei clan. Ciononostante, noi siamo disponibili anche rimanere in contatto con loro e rappresentarli in qualche forma.

Quanta autonomia hanno i delegati locali? Possono creare una loro linea politica o c’è una linea tracciata dal DTK centrale?

Il Dtk rappresenta maggioritariamente e specialmente la comunità locale e in questo congresso la rappresentanza delle donne costituisce il 50%; il potere è diviso equamente in due parti, 50 e 50. Al momento il Dtk è il congresso locale più importante per le nazioni ma nell’ottica di creare un movimento su scala nazionale, un congresso nazionale, c’è il Hdk, il Congresso Democratico dei Popoli, che è addirittura più importante del Congresso Sociale Democratico (Dtk). Nel caso di un congresso costituito da altre persone di altre regioni, questo congresso sarà integrato sotto il Congresso Democratico delle Nazioni, in un’ottica nazionale, come movimento, e le organizzazioni che organizzano localmente, le organizzazioni civili, sono direttamente collegate da strada a strada, ci sono delegati di strada che eleggono delegati cittadini che, a loto volta, eleggono rappresentanti nel congresso democratico; ma l’Hdk, il Congresso Democratico dei Popoli, è ancora più rappresentativo, perché rappresenta tutte le altre regioni del Kurdistan.

Quindi il Dtk dipende direttamente dal Hdk?

Sì.

L’Hdk coinvolge anche la popolazione turca o solamente le regioni curde, o cerca di coinvolgere anche la parte occidentale della Turchia?

Ciò che fa il Dtk è creare commissioni, come le commissioni economiche che si mobilitano se manca qualcosa in una zona o città dove le persone sono rappresentate dal Dtk. In termini di questioni politiche si occupano di diplomazia e negoziare. Facciamo un esempio: nell’ottica di portare solidarietà a Kobane, in Rojava. In questo caso si occupano di trovare una fondazione per il Rojava, come un Ong, o e in mancanza di associazioni civili come quelle in solidarietà con il Rojava o in caso di bisogno di scuole o scuole di lingua e cultura, il Dtk le finanzia. Quindi questo è ciò che fa il Dtk.

L’Hdk è un’assemblea nazionale che è integrata e partecipata dalle altre associazioni o congressi locali sociali democratici e “contiene” i poteri e i poteri civili da tutte le ragioni. Secondo questa affermazione possiamo dividere culturalmente tutta la Turchia in 25 regioni differenti e ogni regione ha le proprie assemblee, collegate, integrate e che partecipano al Hdk, perché l’Hdk è l’istituzione massima decisionale e che dà istruzioni a tutti gli altri congressi democratici.

E’ molto interessante questo modello organizzativo della società e ne parlavamo con alcuni compagni ad Istanbul. I curdi sono estremamente coscienti della propria oppressione e di chi è il nemico da combattere, è una coscienza politica molto diffusa che viene da Ocalan e da un dibattito e una lotta che vanno avanti da molto tempo. Faccio una domanda un po’ diretta: secondo te vengono prima la donna/l’uomo nuovi, rispetto all’istituzione, o è il contrario?

Come sapete nel 2012, durante le celebrazioni del Newroz, Ocalan ha dichiarato una nuova negoziazione e un processo di pace allo stato turco e tutte le altre nazioni in Turchia. Senza di lui non è possibile parlare di un nuovo percorso del movimento e di dirigere il movimento verso un’altra direzione e come tu sai, dopo questo processo, se guardi agli ultimi mesi, alle cose accadute in Kurdistan, il significato/l’importanza di Ocalan aumenta giorno dopo giorno, perché senza di lui non è possibile avviare alcun processo di pace. Addirittura, in occasione del Newroz del 2013 lui, senza scuse, senza ulteriori richieste speciali, ha dichiarato di abbandonare le armi e negoziare con lo stato turco e con le altre comunità in Turchia (negoziato che lui ha tenuto a continuare anche dopo l’uccisione di diverse centinaia di guerriglieri durante il cessate il fuoco).

Lo stato turco, dopo le vittorie nel Rojava e Tell Abyad, iniziò a mettere in chiaro piuttosto visibilmente che stavano supportando l’Isis perché non volevano accettare le vittorie curde e il fatto che le nazioni chiedessero democrazia e pace. In questo momento il Pkk si trova in un momento molto importante della sua storia, perché il Pkk non è solo nelle montagne ma allo stesso tempo il suo potere è basato sul popolo. Questo è il motivo per cui se un governo non vuole vedere questo potere basato sul popolo, sulle nazioni, perderà sempre il controllo sulla Turchia, e metterà tutto il processo di pace e ogni cosa in pericolo nel medio oriente, e la sua stessa esistenza.

Su un livello pratico immagino che questo fatto di organizzare delle “contro”-istituzioni non disponendo di autonomia formale dalla stato deve creare diversi problemi logistici, per esempio a livello di infrastrutture che appartengono allo stato turco; o abbiamo parlato di salute, educazione. Qual è la strategia adottata (se ce n’è una)? Per esempio si cercano di controllare le vecchie infrastrutture statali, o di crearne direttamente di nuove?

Il sistema di cui parliamo è quello dell’autonomia, e quando si comincia a costruire qualcosa del genere si forza anche lo stato a cambiare la propria costituzione e rispondere alle domande delle sue nazioni e della sua popolazione. Ovviamente non è facile costruire un sistema del genere, un sistema immediatamente autonomo, ma abbiamo uno slogan per dirlo: meno stato significa più potere civile, più società civile. La società civile prende il potere per costruire la sua propria strada, lentamente, in pratica, da subito. Per esempio guardi qui fuori dalla finestra e puoi vedere che c’è una scuola. Le persone vengono a chiedere dell’educazione nella propria lingua madre, l’educazione femminile e quindi così si obbliga anche lo stato a cambiare.

Perché quando configuri il confederalismo democratico in alcune regioni anche il sistema lentamente e gradualmente migliora. Per esempio dove c’è il potere dello Stato, dove c’è un’esistenza oppressa dallo stato, c’è povertà, ci sono problemi, ma dove ci sono le organizzazioni civili e assemblee sociali ed esiste la vita comune, lì c’è sempre la solidarietà e l’aiutarsi per creare configurazioni nuove come i diritti delle donne, novità in agricoltura, l’agricoltura comunitaria e il confederalismo democratico sostiene anche l’economia locale; facciamo lo stesso con l’istruzione o il sistema medico. E tutto questo non cambierà soltanto perché sarà autonomo e cambierà il potere locale perché allo stesso tempo cambierà il sistema attuale che opprime gli altri popoli.

Una domanda personale: come vedi il futuro del popolo curdo in questo momento così difficile?

Resisteremo. E vinceremo.

Continua nella terza e ultima parte

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