InfoAut
Immagine di copertina per il post

Gli USA minacciano la Siria: via le sanzioni solo se Damasco abbandonerà Teheran

Caduta Aleppo, si combatte intorno a Hama. Ieri migliaia di miliziani di Ha’yat Tahrir al Sham (Hts) e di altre formazioni jihadiste appoggiate dalla Turchia hanno ripreso ad avanzare verso la città un tempo roccaforte dell’islamismo sunnita. Incontrano la resistenza delle forze governative che sembrano aver in parte ricompattato i ranghi dopo il crollo ad Aleppo.

di Michele Giorgio*, da Pagine Esteri

I vertici delle forze armate riferiscono di aver ucciso almeno 400 jihadisti nelle ultime ore con l’appoggio dell’aviazione russa. Affermano che «tutte le voci sulle organizzazioni terroristiche che controllano aree, città e villaggi sono false». Lo stesso Bashar Assad – per qualcuno è ancora fuori dal paese – durante un colloquio telefonico col suo omologo iraniano Masoud Pezeshkian, ha ribadito «la determinazione della Siria e del suo esercito nel combattere il terrorismo su tutto il territorio nazionale» ottenendo l’appoggio incondizionato dell’Iran.

Parole che non bastano a migliorare il quadro bellico a favore dell’esercito siriano. I qaedisti di Hts stanno tentando di accerchiare Hama su tre lati per impedire ai rinforzi sciiti iracheni – Brigate Hezbollah e Fatimiyoun – e iraniani di portare aiuto ai governativi. L’avanzata procede lungo due direttrici: verso Mataban e Qalaat al Madiq sul fiume Oronte, e a nord-ovest su Sqeilbiye. Avere notizie precise sull’andamento della battaglia non è semplice. Tuttavia, più di un osservatore sottolinea che senza l’appoggio dell’aviazione, in particolare di quella russa – avrebbe fatto anche 25 vittime civili secondo alcune fonti – e l’arrivo delle milizie alleate irachene e iraniane i governativi difficilmente riusciranno a respingere l’assalto dei jihadisti ben armati ed equipaggiati grazie ai loro sponsor regionali e internazionali.

Damasco inoltre non può contare sull’aiuto pieno degli alleati meglio addestrati e motivati, i combattenti del movimento sciita Hezbollah rientrati in gran parte Libano e che, ci spiegavano fonti libanesi, segnalano ora di poter offrire un aiuto limitato alle forze regolari siriane. Uomini di Hezbollah comunque restano a presidio del confine tra Libano e Siria e sarebbero pronti ad intervenire per difendere la città di Homs e Qusair. Dovessero cadere nelle mani di Hts, si interromperebbero i rifornimenti per Hezbollah. L’attenzione si concentrata ora su cosa accadrà a Daraa, teatro quasi 14 anni fa della prima aperta contestazione di Bashar Assad e dove le forze jihadiste godono di parecchi consensi. Invece nella città drusa di Suwaida, che pure per mesi è stata il centro di proteste contro Damasco, la popolazione teme i miliziani qaedisti.

A differenza di gran parte dei media occidentali e di quelli delle petromonarchie del Golfo che continuano a descrivere le forze di Hts come «ribelli» che lottano contro «il regime brutale del dittatore Assad» per instaurare la democrazia in Siria, tanti cittadini siriani, anche quelli contro Damasco e il presidente, sanno bene, senza fronzoli né abbellimenti, che in Siria è in corso da anni una guerra civile su base settaria. È sufficiente leggere quanto viene scritto e postato in questi giorni sui social: l’identità nazionale siriana non c’è più, scompare nelle discussioni a favore di una identità settaria/religiosa.

Fin dall’inizio dell’operazione «Deterrenza dell’aggressione» non vi è stato alcun tentativo di nascondere la dimensione settaria del conflitto da parte proprio di Hay’at Tahrir al-Sham. Siriani che vivono da decenni negli Usa o in Europa celebrano le vittorie ottenute dai jihadisti senza pensare alle ricadute sul tessuto sociale del loro paese d’origine. Video girati ad Aleppo mostrano combattenti di Hts che si identificano come «mujahhedin sunniti» pronti ad avere un «dialogo» con i siriani cristiani applicando (per ora) le istruzioni ricevute dal loro leader Abu Muhammad al Julani. Una strategia di pubbliche relazioni che non inganna nessuno perché Al Julani governa da anni la provincia di Idlib sotto l’ala protettrice della Turchia e lo fa con la repressione, gli arresti di oppositori, gli omicidi e la discriminazione religiosa.

Fanno sorridere le preoccupazioni di Erdogan per la «stabilità della Siria». In realtà il successo dell’avanzata jihadista offre a Erdogan l’opportunità per rimpatriare almeno una parte dei profughi siriani che da anni vivono nel suo paese, oltre a indebolire quelli che descrive come «i terroristi curdi». Gli interessi di parti occidentali e regionali nella crisi siriana sono enormi, inclusa l’Ucraina che in Siria fa la guerra alla Russia. Ieri l’agenzia Reuters ha rivelato le discussioni avute da Stati uniti ed Emirati, pronti a revocare le sanzioni alla Siria – che scadono il 20 dicembre – se Assad prenderà le distanze dall’Iran e fermerà i rifornimenti di armi per Hezbollah come vuole Israele. I «ribelli» ringraziano Israele per aver costretto Hezbollah a lasciare la Siria. Intervistato dalla televisione pubblica israeliana Kan, un «ribelle» ha detto che «L’Iran e il regime (siriano) non si sarebbero indeboliti senza i recenti attacchi israeliani in Siria». Sempre a Kan un altro «ribelle» dell’area di Idlib ha detto che l’opposizione siriana è «molto soddisfatta» delle azioni di Israele contro Hezbollah e altri gruppi sostenuti dall’Iran. «Amiamo Israele e non siamo mai stati suoi nemici… Non vi odiamo, vi amiamo molto», ha aggiunto. L’analista israeliano Mordechai Kedar ha esortato a stabilire un’alleanza con i jihadisti siriani perché, ha spiegato, sono contro l’Iran e Hezbollah. Pagine Esteri

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

jihadismokurdistanRojavasiriaturchiaUsa

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Capitalismo finanziario e economia di guerra

Nella giornata che ha visto grandi dichiarazioni del presidente Trump aprire alla guerra commerciale dei dazi abbiamo approfondito come la ristrutturazione della finanza e gli scenari bellici mondiali siano strettamente connessi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Lettere dal nuovo incubo americano

USA. Persone migranti, non importa se regolari o meno, vengono rastrellate per strada, sequestrate da uomini dal volto coperto e senza divise o distintivi, e sbattute in pulmini neri per poi scomparire nei centri di detenzionea dell’ICE (U.S. Immigration and Customs Enforcement).

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Prima udienza per Anan, Ali e Mansour: ammessi gli interrogatori israeliani, negate le consulenze della difesa

La corte de L’Aquila ha  accettato l’ammissibilità nel processo di metà degli interrogatori fatti nelle carceri israeliane, in spregio a qualsiasi diritto internazionale. da Osservatorio Repressione Negata, invece, l’ammissione di quasi tutte le consulenze di parte proposte dalla difesa degli attivisti palestinesi. Tra le persone che i legali di Anan, Ali e Mansour hanno chiesto […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Roghi e lotta per la vita in Macedonia: avete acceso le fiamme, ora preparatevi al fuoco

Il 16 marzo, 59 giovani sono morti tra le fiamme a Kocani, in Macedonia, in un club notturno. Avevano tra i 14 e i 25 anni.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ravenna: sequestrato materiale militare. Era diretto in Israele senza licenza

Ottocento pezzi acquistati dall’azienda Imi Systems, che rifornisce l’esercito. Il porto romagnolo teatro di proteste e di blocchi dei portuali di armi e navi israeliane

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: Ancora negazionismo, ad un giorno dall’anniversario del colpo di stato il Governo ha demolito un monumento allo scrittore Osvaldo Bayer

Invece di occuparsi dello stato delle strade di fronte all’abbandono delle opere pubbliche, la Viabilità Nazionale è stata utilizzata come strumento di provocazione nell’ambito di un nuovo anniversario dell’ultimo colpo di stato. Questo martedì, soltanto un giorno dopo un nuovo anniversario del sanguinoso colpo di stato perpetrato il 24 marzo 1976, il governo di Javier […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’ultimo capitolo del genocidio

Israele ha iniziato la fase finale del suo Genocidio. I palestinesi saranno costretti a scegliere tra la morte o la deportazione. Non ci sono altre opzioni. Un articolo del giornalista premio Pulitzer Chris Hedges, ex corrispondente del New York Times da Gaza. di Chris Hedges da InfoPal (Chrishedges.substack.com.) Questo è l’ultimo capitolo del Genocidio. È […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Turchia: l’arresto di Imamoglu scatena nuove proteste contro Erdogan

In Turchia sono scoppiate massicce proteste dopo che le autorità giudiziarie – all’interno di una vasta operazione contro centinaia di persone –  hanno arrestato Ekrem Imamoglu, il sindaco di Istanbul, pochi giorni prima che venisse scelto come candidato del partito di opposizione laico CHP alle presidenziali.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La crisi umanitaria a Gaza: una situazione terribile di fame e aiuti bloccati

La Striscia di Gaza, che ospita quasi due milioni di persone, sta affrontando una crisi umanitaria di portata senza precedenti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: Un superclassico della repressione di Milei con proiettili, feriti e caccia a pensionati e tifosi

Cronaca di un pomeriggio di violenza istituzionale come non si vedeva da molto tempo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

PKK: rispetteremo l’appello del leader Öcalan, dichiariamo il cessate il fuoco

Il Comitato esecutivo del PKK ha dichiarato in un comunicato: “Siamo d’accordo con il contenuto dell’appello del leader Öcalan” e dichiariamo un cessate il fuoco a partire da oggi. Tradotto da ANF Il Comitato esecutivo del PKK ha dichiarato in un comunicato: “Siamo d’accordo con il contenuto dell’appello del leader Öcalan così com’è, e dichiariamo […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kurdistan: appello storico di Ocalan. “Tutti i gruppi devono deporre le armi e il PKK deve sciogliersi”

cL’atteso appello del leader e cofondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, Abdullah Ocalan, è stato diffuso oggi pomeriggio, giovedì 27 febbraio 2025, ma senza l’atteso video-messaggio, evidentemente bloccato da Ankara. A parlare quindi deputate-i del partito della sinistra curda e turca Dem che si sono recati recata sull’isola-carcere di Imrali, dove Ocalan è detenuto da 26 anni. […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Rottura e interdipendenza: la partita tecnologica tra Usa e Cina

La competizione strategica tra Cina e Stati Uniti è più complessa e meno lineare di come viene solitamente rappresentata dai media generalisti.

Immagine di copertina per il post
Traduzioni

Leonard Peltier è finalmente libero!

Pubblichiamo la traduzione di questo articolo. “Oggi sono finalmente libero! Mi hanno imprigionato, ma non hanno mai spezzato il mio spirito!” Ciò che sembrava impossibile è diventato realtà il 18 febbraio, quando il prigioniero politico nativo Leonard Peltier è uscito dal penitenziario federale di Coleman da uomo libero. Ha lasciato Coleman non più in uniforme […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

150 realtà politiche e sociali si incontrano a Vienna per la People’s Platform: alcune valutazioni sulla 3 giorni

Riprendiamo da RadioBlackout: Centinaia di organizzazioni politiche e sociali, per un totale di 800 delegati/e, si sono incontrate a Vienna tra il 14 ed il 16 febbraio in occasione della People’s Platform Europe. Si è trattato di un incontro internazionalista organizzato da collettivi e realtà vicine al movimento di liberazione curdo con l’obiettivo di creare […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Geopolitica e lotta di classe nella crisi di sistema

0. Si apre un tempo di incertezza, che non fa ancora epoca. Per conquistarne l’altezza, occorre rovesciare il punto di vista. E cogliere, nell’incertezza del tempo, il tempo delle opportunità. da Kamo Modena 1. «La fabbrica della guerra». Abbiamo voluto chiamare così un ciclo di incontri dedicati a guardare in faccia, da diverse angolature e […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Non guerra in Europa, ma guerra all’Europa

La telefonata tra Trump e Putin ha traumatizzato la pessima classe dirigente europea, gettandola nel panico. Mentre la guerra in Ucraina va verso il congelamento gli imbelli che governano il continente finalmente si stanno rendendo conto che questa non era solamente una guerra in Europa, ma una guerra all’Europa, portata avanti con mezzi non convenzionali […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Hamas ha annunciato il rinvio dello scambio di prigionieri: Perché e perché ora?

Hamas si trova attualmente in una posizione in cui deve fare del suo meglio per negoziare l’ingresso di aiuti sufficienti a Gaza, assicurando al contempo la fine della guerra e la formazione di un’amministrazione post-bellica in modo che il territorio possa essere rilanciato e ricostruito. di Robert Inlakesh, tradotto da The Palestine Chronicle Lunedì, il […]