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Le donne occupanti all’assessore Baldassarre: “impegnatevi a ridurre la violenza delle istituzioni sulle donne”

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Martedì scorso come donne che vivono nelle occupazioni, siamo andate a bussare alla porta dell’assessora Laura Baldassarre, la responsabile ultima della determina dirigenziale che prevede per i nuclei cosiddetti “fragili” sottoposti a sgomberi, una soluzione alloggiativa fatta di container di plastica. Nonostante una grande presenza di donne occupanti di casa sotto i suoi uffici, l’assessora non si è fatta ricevere, forse perché doveva prepararsi all’audizione al Senato sul tema dei diritti umani, argomento di cui, a quanto pare, dovrebbe essere esperta. Ebbene, al Dipartimento politiche sociali, abbiamo dovuto ricordare alla sua sottoposta funzionaria Michela Micheli, che tra i diritti umani c’è la casa e che le proposte che loro danno alle persone senza casa, non sono accettabili, a partire dalla determina a cui ha apposto firma. Questa ridicola proposta, non solo sarebbe “una goccia nel mare” come lei stessa l’ha definita, visto anche il numero esiguo di persone a cui è rivolta (100!), ma varrebbe talmente tanti soldi pubblici che dovrebbero essere impiegati in ben altro che la costruzione di nuove baraccopoli. Inoltre, le cooperative che il dipartimento ha chiamato al bando per la gestione di questi container per “soggetti fragili”, sono le stesse inquisite in Mafia Capitale. È palese che la giunta cinquestelle non è affatto stata capace di gestire la complessità di Roma, ma è oltretutto evidente che le scelte di chi amministra la città sono votate al clientelismo e al profitto di speculatori e palazzinari. La determina è frutto di questa volontà, e continueremo a denunciare che non si può trattare il tema della casa come evento emergenziale da risolvere con soluzioni temporanee, come le nuove baraccopoli.

Abbiamo ottenuto un incontro con l’assessora Baldassarre per il 28 novembre prima del quale ci hanno chiesto di mandare per mail i temi di cui trattare durante il tavolo. Abbiamo deciso di rendere pubblica la mail che abbiamo inviato e di invitare tutte e tutti a seguirci in questa battaglia. Come donne la prossima settimana torneremo a far sentire la nostra voce a queste donne delle istituzioni complici e attori di una violenza che agiscono quotidianamente e a cui noi opponiamo la nostra dignità.

Intanto il #25N tutte in piazza #abbiamounpiano #nonunadimeno

Fragili ci sarete voi! Nelle baracche andateci voi!

Di seguito la mail che abbiamo inviato all’assessore Baldassarre:

 

 

Alla cortese attenzione

dell’ Assessore alle politiche sociali

Di Roma Capitale, Laura Baldassarre

 

 

Oggetto: Ordine del giorno dell’incontro tra le occupanti dei movimenti per il diritto all’abitare e l’assessore alle politiche sociali Laura Baldassare

 

In riferimento all’ultimo incontro avvenuto presso il Dipartimento delle politiche sociali del Comune di Roma in viale Manzoni con il direttore del dipartimento Angelo Marano, la responsabile del servizio Sos Angelina Di Prinzio e il direttore “Accoglienza e Inclusione” Michela Micheli, si invia l’ordine del giorno dell’incontro tra le donne dei movimenti per il diritto all’abitare e l’assessore alle politiche sociali Laura Baldassare previsto per il 28 novembre 2017 alle ore 16.30.

Visto che l’incontro tecnico avvenuto in data 21 Novembre sulle criticità della Determinazione Dirigenziale del 23/10/2017, numero di protocollo QE/87946/2017, non ha dato le adeguate risposte ai probabili gruppi sociali destinatari di tale determinazione rivolgiamo le stesse richieste all’assessore del Comune di Roma a partire da alcune premesse di sostanza.

Come donne occupanti di stabili vuoti per ovviare al problema dell’assenza di politiche abitative adeguate a garantire il diritto alla casa, ci sentiamo di sottolineare, sia a livello politico-narrativo sia a livello descrittivo in atti pubblici, che ci rifiutiamo di essere etichettate dalla Giunta Comunale, dal Sindaco Virginia Raggi e dai suoi assessori come fragilità secondo criteri arbitrari con l’unico intento di vittimizzare le persone che sono, per diritto, destinatarie di politiche sociali e abitative adeguate e dignitose nel Comune di Roma e in tutto il territorio nazionale. L’uso improprio del termine fragilità mira esclusivamente a dividere tra chi ha la precedenza e chi no ad un diritto che deve essere, invece, garantito a tutti coloro che non possono permettersi un tetto sopra la testa e mira esclusivamente ad alimentare una guerra tra aventi diritto e a dividere le persone con redditi bassi o nulli e, non da ultimo, le famiglie.

In particolare, noi donne, singole e/o coniugate, migranti e/o italiane ci rifiutiamo di essere etichettate “fragili” perché resistiamo quotidianamente alla violenza delle istituzioni che ci costringono al regime del lavoro sottopagato e al regime del lavoro gratuito di cura della famiglia e della casa. Per questo stesso motivo abbiamo deciso di autodeterminarci e di occupare le case vuote lasciate all’abbandono se pubbliche e alla speculazione se private, proprio per ridurre il più possibile il peso dello sfruttamento. L’alternativa che ci è stata offerta dalle istituzioni è sempre stata quella dell’assistenza temporanea fatta di case famiglia, dormitori e oggi, attraverso la determina dirigenziale, di container. Noi rifiutiamo tutto questo perché non accettiamo il paradigma assistenziale di matrice patriarcale secondo il quale da un lato le istituzioni non sono in grado di ridistribuire la ricchezza fornendo i servizi necessari e dall’altro pretendono di obbligare le persone a sistemazioni come le tendopoli di via Ramazzini.

Il concetto è semplice noi vogliamo quello che ci spetta di diritto: la casa. Consapevoli che questo diritto, da sempre, come insegna la storia di questa città, viene negato per favorire la speculazione edilizia e l’espansione delle periferie a favore esclusivamente dei profitti dei palazzinari. Consapevoli della necessità di soluzioni definitive che superino il business dell’”emergenza” agito interamente sulla pelle dei meno abbienti. Le soluzioni temporanee come quelle proposte dalla determina oltre ad essere gravemente poco dignitose e ai limiti dei diritti umani, favoriscono lo spreco di soldi e l’alimentazione del sistema degli appalti e della gestione assistenziale ai fini di lucro come è avvenuto negli ultimi decenni nel Comune di Roma ed emerso dall’inchiesta Mafia Capitale. Sistema che ha lucrato non solo sulla gestione dell’emergenza abitativa ma anche su quella dei campi Rom e dell’accoglienza dei migranti. La determina dirigenziale non supera questo sistema ma lo conferma.

Infine, ancora più forte ci sentiamo di richiamare alle proprie responsabilità il Comune di Roma che per ovviare al problema degli sgomberi imposti dai decreti del Ministro degli interni, Marco Minniti ha forse pensato di proporre soluzioni come quelle previste dalla determina dirigenziale.

Noi donne che lottiamo contro gli sfratti, i pignoramenti e per il diritto all’abitare insieme a migliaia di altre persone non accettiamo che venga deciso sui nostri corpi, sulla nostra pelle, sui nostri sacrifici, sulla nostra coscienza, sul sudore che quotidianamente gettiamo per vivere una vita dignitosa cosa è giusto, cosa è legale e cosa è fragile. Vogliamo essere dei soggetti autonomi e indipendenti non soggetti da infantilizzare perché colpevoli di un sistema economico che favorisce le disuguaglianze.

Pertanto, chiediamo la cancellazione della determina, il superamento del regime dell’emergenza, l’individuazione di immobili pubblici e privati da mettere a disposizione per i senza casa, l’attuazione della delibera regionale per l’emergenza abitativa, la messa a disposizione di ulteriori risorse pubbliche che vengono utilizzate per opere inutili a livello cittadino tanto quanto a livello nazionale (come il tav e il tap ad esempio), la messa in campo della facoltà del sindaco di Roma, Virginia Raggi di derogare all’art.5 del piano Renzi-Lupi che nega le residenze e tutti i diritti connessi, alle persone che vivono in occupazione. Non da ultimo, chiediamo l’impegno a ridurre nella sostanza la violenza istituzionale sulle donne mettendo in campo le politiche necessarie che possano dare a tutte le stesse possibilità attraverso la redistribuzione materiale della ricchezza ed eliminando definitivamente politiche assistenziali che non favoriscono l’autonomia e l’indipendenza delle donne.

 

Donne occupanti dei Movimenti per il diritto all’abitare Roma

 

 

 

 

 

 

 

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