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Velocità, politica, economia in Val Susa. Un seminario e una intervista tra Venaus e Bussoleno

SEMINARIO, Venaus, campeggio universitari No-Tav. Sintesi: Paul Virilio, velocità e politica.

Proprio dopo l’introduzione di due compagni palermitani, ringraziandoli per la lettura dei temi e le considerazioni fatte, non si possono che cogliere due spunti. Il primo è legato alla questione della crisi permanente dell’ università pubblica, il secondo è l’uso della mitologia della scienza. I temi sono solidamente collegati. La crisi permanente dell’università pubblica,resa tale dalla frammentazione del sistema universitario governato saldamente da criteri di classifica (l’università più efficiente,la meno cara,quella che va penalizzata e quella che va premiata etc..)e non da lineamenti di sviluppo complessivo (ormai obsoleti per il capitalismo attuale),rende possibile una mitologia della scienza, e delle tecnoscienze, che si impone comestrumentodi legittimazione politica del venture capitalism.

In questo senso la fine delle ideologie lascia il passo allo sviluppo delle nuove credenze,nonostante l’emergere del lavoro cognitivo, sulla scienza (allocazione smart dellerisorse, cura impolitica dell’ambiente) che servono così per legittimare, medialmente diffuse, ogni genere di grande opera. La mitologia della scienza,in questo caso concretizzata dal marketing della grande opera, si salda così con la crisi dell’università pubblica che non è in grado di fornire gli strumenti critici e di massa per smontare questo genere dicostruzione.La scienza in questo caso compie così un curioso percorso tutto interno alla modernità: nata,secondo criteri illuministici,per decostruire il potenziale autoritario presente nella mitologia,si ritrova oggi a veicolare proprio la mitologia di sé stessa per favorire soluzioni socialmente e politicamente autoritarie. Assieme a grandi opere nutrite dall’esigenza di investimento deiflussi finanziari globali. L’uso di Virilio, oltre ad un rinnovato interesse storiografico per l’autore, in questo scenario è interno al terreno dove si sovrappongono antropologia, velocità e politica. Serve a spiegarci mutazioni radicali, come quelle che sivedono nel rapporto tra crisi permanente dell’università pubblica e mitologia della scienza.

Perchè qui diviene necessario lo sguardo antropologico? Perchè ci spiega il rapporto tra velocità ed evoluzione. A partire dal 19esimo secolo la velocità contiene la promessa dell’accelerazione dei processi di evoluzione e, di conseguenza, quella dell’approssimarsi di una società caratterizzata da una stabile, irreversibile dimensione di emancipazione. La velocità in politica, dimensione dalla quale il politico ormai è inseparabile, contiene quindi un processo di legittimazione caratterizzato sia dal dimensione di efficienza che promette che da quella di emancipazione fatta intravedere tramite ilrapporto tra accelerazione ed evoluzione.Paul Virilio,a partire dalla fine degli anni’70,sta all’interno dell’analisi critica, e catastrofica,dei processi di accelerazione e della promessa evolutiva ed emancipatrice checontengono.

Assieme alla sostanza autoritaria che dispiegano. Questo rapporto tra velocità e politica indicato da Virilio,   tecnologicamenteinnervato, dove l’emancipazione si inntesta nel paradigma elitario edautoritario, nonchè del governo patriarcale delle tecnoscienze (come damitologia Bill Gates e Jobs la persona, l’amministratore delegato mitizzato insostituzione della reale genealogia della nascita dell’informatica di massa)ci porta a rileggere tre categorie politiche oggi essenziale per orientarsi nelpolitico contemporaneo. Due più strettamente politiche, l’altra, letta secondo i canoni dell’estetica, con conseguenze forti sulla pensabilità del politico.

-Democrazia. Nell’epoca dell’accelerazione -intesa come strumento di legittimazione delpolitico,di imposizione dell’egemonia e di valorizzazione economico-finanziaria- determinata tra processi comunicativi e tecnologici la velocità è una misura fondamentale dello squilibrio di diritti e di poteri esistente neisistemi formalmente democratici. La questione della democrazia reale quindi,oltre che a quella della formalizzazione dei diritti e dell’equilibrio deipoteri, è legata alla questione dell’accesso, della distribuzione e del governo della velocità. Che non è più solo un problema fisico ma anche politico-economico: da Obama all’high frequency trading chi controlla la velocità èegemone sui processi politici e finanziari. La ripresa, e la formalizzazioneentro categorie politiche, della dromologia di Virilio investe proprio il temadel rapporto tra velocità,politica e democrazia. La distribuzione el’equaglianza del potere di accesso alla velocità, sul piano tecnologico comesu quello comunicativo, è questione democratica stringente. Più di qualsiasiforma democratica di base altrimenti comunque stravolta dall’inegualedistribuzione della velocità. Diviene politico anche il conseguente potere didecelerazione, che rende possibile impedire scelte ineguali nei processi di accelerazione (come la Tav). In definitiva la velocità perde, con Virilio, ilcarattere estetico e tecnologico per acquistare uno più direttamente legato alpolitico e all’evoluzione delle forme di potere. Di qui la necessità impellentedi ridefinire il rapporto tra velocità e politica in termini democratici nonsolo e non tanto decisionali ma proprio di produzione e di accesso allaaccelerazione e alla decelerazione.

-Biopotere. La velocità si impone, in un apparente paradosso, come un processo distabilizzazione, storicamente dato, delle più profonde dinamiche di biopotere.O, meglio, produce il fattore serenità nelle sue dinamiche di stabilizzazione.Non a caso il fenomeno archetipico dei processi di accelerazione del mondocontemporaneo, l’elettricità ridefinisce anche la stabilizzazione di tutta unamicrofisica del potere legata ad uno dei luoghi sovrani del biopotere: la casa.Non è pensabile, dalla casa a qualsiasi luogo urbanistico del biopotere comedel controllo, concepire biopotere senza elettricità. Un processo di accelerazione che produce stabilizzazione e quindi radicamento del biopotere. Altrimenti impossibile senza il potere dell’accelerazione proveniente dalla velocità- Questo cambia l’idea stessa di controllo e di potere, da unadimensione statica, panottica ad una nuova ottica e una nuova tecnologia delpotere che si fa dinamica, veloce, accelerata e allo stesso tempostabilizzante. In questo senso la logistica diviene una scienza paradigmatica del potere quanto la prigione di Bentham lo era per la società disciplinare, eper il biopotere, dell”800. Perchè la logistica è scienza della velocità,deiprocesso di accelerazione dei flussi, della loro allocazione, quanto del superamento delle criticità e della stabilizzazione dei processi. Lariappropriazione di queste dinamiche di stabilizzazione del biopotere, dettatadai processi di accelerazione tecnologica, è uno temi politici ineludibili delmondo contemporaneo. Come è ineludibile una logistica del contropotere senza laquale si subisce l’egemonia di quella del potere, capace di avviluppare ilglobo in tempo reale.

-Percezione. Nell’inteccio indissolubile tra processi di accelerazione, tecnologia,comunicazione e politica muta la stessa natura della percezione. Si è portatol’esempio di come sia cambiata la modalità di definizione di autenticitàdell’esperienza lungo tutto il ‘900. Qui lo stadio, e comunque l’evento sportivo, diviene paradigmatico, lente per leggere la società come per laquestione delle evoluzioni del concetto di ordine pubblico. Nella societàfordista lo spettatore allo stadio era comunque il testimone privilegiatodell’evento. Seguito da filmati di scarsa qualità, da foto opache oincomprensibili come strumento di spiegazione nell’evento. Il parere dellospettatore sul campo era ritenuto fondamentale per risolvere controversie. Oggilo spettatore che voglia capire, fino in fondo, il significato dell’evento chesta guardando dal vivo è costretto a telefonare a casa, a chi segue la direttasatellitare o a consultare lo smartphone sul luogo. Per vedere foto e replay, aquesto punto fondamentali per risolvere le controversie.. Questa proliferazionedi immagini, conseguenza della accelerazione della visione, e della suaanalisi,   sposta la centralità dell’esperienza, o comunque la suasignificazione, verso le tecnologie ottiche. Dirimente per risolvere lecontroversie,e quindi per ripartire potere non solo di significazione, non ètanto l’esperienza ma l’esperienza se sovrapposta alla capacità diappresentazione digitale oggi carica di significato (come lo era la puravisione fino alla teoria della scienza degli anni ’70).   Così è nella politica dove il potere di significazione degli eventi è impresso nell’ottica della rappresentazione, sia essa televisiva o del 2.0, come nella vita quotidiana dove la logistica dell’esperienza (personale, lavorativa, relazionale) èaffidata all’ottica dello smartphone. Dalla stessa dinamica dei cambiamenti dell’accelerazione della percezione la politica esce irrimediabilmente mutata.a convergenza di velocità, tecnologia, comunicazione e politica nel medesimospazio fenomenico comporta così una mutazione della pensabilità, edell’efficacia operativa, delle categorie di democrazia e di biopotere.

Proprio perchè è avvenuto qualcosa a livello della, cognitivamente più radicale, sferadella percezione. Si tratta così di una dimensione del politico che aiuta arileggere la categoria di immagine. Non più relegata da una concezione teatraledella democrazia, dove lo spettacolo ricorda sempre l’archetipo del teatro, maad una dove l’immagine sia velocemente fruibile e costruibile ovunque, in ognispazio possibile, rappresentato tramite accelerazione tecnologica e permeabilein ogni possibile dimensione del politico. L’accelerazione della percezione, lasua proliferazione digitale ridefiniscono il politico ovunque proprionell’epoca in cui il linguaggio della spoliticizzazione, e del nè di destra-nèdi sinistra, è il modo principale per avanzare istanze politiche. E proprioquando il linguaggio del politico è sconosciuto, sostituito da idioletti etico-morali, a livello delle grandi masse.L’uso di Virilio, nella comprensione del rapporto tra velocità e politica,mette quindi in causa un’analitica del potere contemporaneo che fa capire comesenza la comprensione dei processi di accelerazione (e alle fondamentalicategorie mutate del politico come democrazia, biopotere e percezione) oggi non sia possibile nè pensare nè fare politica.

-Domande e questioni poste

Domanda.Velocità e politica, questione della rimessa al centro delle categorie catastrofiche, criticamente catastrofiche, del pensiero di Virilio.

Risposta. Virilio risulta fondamentale rispetto ad un problema ineludibile dei nostri tempi: l’analisi dei processi di accelerazione intesi come catastrofe economica, ecologica e politica. Il punto fondamentale è che non ci troviamo difronte ad un tecnofobo ma ad un autore in grado di vedere criticità e mutazionicome portato del rapporto tra velocità e politica. La questione politica, entroquesto scenario, è quella della rilettura intelligente del celeberrimo “soviet più elettrificazione” avanzato da Lenin come soluzione del rapporto trapolitica e tecnologia. Qui la democrazia radicale del soviet deve essere ingrado di prevedere e governare i punti di catastrofe resi possibilidall’accelerazione tecnologica. E’ un soviet che, entro tecnologie eattaforme di comunicazione, deve prevedere il governo dell’ accelerazione chedella decelerazione dei processi dove velocità e politica si toccano, siintrecciano.

-D. Walter Benjamin è sempre stato critico dei processi di accelerazione,della illusione di poter “nuotare nella corrente” del progresso scientifico etecnologico. Dobbiamo, in qualche modo, nutrire anche noi questa illusionespecie nel momento in cui si afferma che velocità e politica sono intrecciatiin modo indissolubile?

-R. Benjamin, come nel saggio sull’opera d’arte, è sempre stato critico neionfronti dei processi di pura, esaltata adesione al fenomenoell’accelerazione. Si pensi alla critica benjaminiana di Marinetti doveistica della pura velocità e fascismo si intrecciano. Non siamo di fronte peròd un autore antitecnologico, nè noi davanti a un problema di rifiuto secco, eolitico delle   tecnologie. La questione di Benjamin, e anche la nostra, èuella di saper interrompere i processi di accelerazione dove si formanollusione e dominio (come nella socialdemocrazia di Angelus Novus) e diccelerare i processi di rottura sistemica (sempre Angelus Novus).-

-D. In quest’ottica rappresentata cosa è la Tav?

-R. La Tav è un prodotto della mitologia dell’accelerazione più projectinancing. In questo senso il project financing è il vettore dell’accelerazionefinanziaria che genera l’inutile accelerazione tecnologica dell’alta velocità.Ci troviamo di fronte, anche qui ad un curioso fenomeno. Rileggiamo la storiaelle classi popolari inglesi, sempre paradimatica per ogni genere di lotta: laostruzione delle prime ferrovie incontrò forti lotte di resistenza da parteelle popolazioni locali. La ferrovia, una volta messa a regime, si rivelò unotraordinario strumento di unificazione della working class, quella classeoperaia osservata direttamente per la prima volta come tale da Marx. Oggi’alta velocità è di nuovo oggetto di lotte in Inghilterra. Il rapporto traonflitti e tecnologie è sempre instabile e soprattutto non è mai definitivo.a le tecnologie che devastano ed escludono, come l’alta velocità (che è anchesclusione dell’accesso per censo, costruzione di una società parallela oltrehe devastazione ambientale) possono e debbono essere oggetto di conflitto.ena l’accelerazione dei processi di esclusione sociale di porzioni sempre piùarghe di popolazione.onclusione, riprendendo i temi dell’intreccio tra velocità e politica, dellailettura delle categorie di democrazia, percezione e biopotere, ne esce unmondo dove il concetto di rivoluzione è legittimato dal punto di vistascientifico (rivoluzioni tecnologiche) ma non da quello politico (esorcismodella rivoluzione). Si tratta del mondo privatizzato che stiamo vivendo. Laripensabilità del terreno dove convergono, a favore delle dimensioneimpolitica, rivoluzione, politica e scienza è uno dei temi ineludibili dellapolitica dei prossimi anni.

INTERVISTA. Bussoleno, intervista a Nicoletta, storica attivista e militanteNo-Tav e delle lotte sul territorio.

L’intervista a Nicoletta, storica attivista sul territorio ben prima della vicenda No-Tav, si inquadra nella necessità di ricostruire, o di alimentare, unaltro scenario. Dopo la questione velocità, astratta e concretissima allostesso tempo, quello di come l’economia della valle è stata toccata dalla vicenda Tav. Questione ancora più stringente visto che in tv appare il servizio”l’imprenditore in val Susa chiude a causa dei No-Tav” per suggerire l’idea chechi protesta contro l’alta velocità non solo è ideologico ma danneggia anchel’economia. Dalle parole di Nicoletta esce invece la verità: la Tav rappresenta la paralisi dell’economia territoriale e la sua esposizione al capitalismo dirapina. Che sottrae risorse senza nemmeno produrre posti di lavoro (red.)

DOMANDA. Quando nasce l’opposizione in valle alla Tav?

RISPOSTA. Ben prima della Tav, all’epoca della costruzione dell’autostrada invalle, ai primissimi anni ’80. Lì abbiamo capito che la devastazione delterritorio, e della sua economia, veniva proprio con le grandi opere. Diciamoche l’autostrada ci ha aperto gli occhi su cosa sarebbe stata la Tav. Infatti,come previsto per la Tav, durante la costruzione dell’autostrada, in valleabbiamo sperimentato cosa significhi la presenza di una quantità enorme di Tir. Oltretutto l’autostrada era anche evitabile, c’erano già le tangenziali cheuscivano dai comuni. Ma dietro l’operazione autostrada, oltre alla politicadell’epoca, c’erano le lobby del tondino e del cemento. E la Fiat, che c’èanche oggi anche se in modo differenziato, insieme a tanti soggetti.D. Come era l’economia della valle prima della costruzione dell’autostrada?

R. Nei primi anni ’80 la bassa valle [dove c’è Bussoleno, ndr] viveva di unaeconomia industriale differenziata, tra indotto Fiat e cotonificio che sitrovava in ogni paese. Dopo la fuga di Felice Riva [l’imprenditore del cotonefuggito dall’Italia fine anni ’60, a causa di speculazioni finanziarie, e tornato inizio anni ’80 grazie ad un’amnistia, ndr] ci fu il fenomeno deicotonifici diffusi. Con l’autostrada l’economia differenziata della vallepraticamente scomparve, ora sopravvive qualche piccola impresa di subappaltodella Tav. Un intero tessuto industriale, ed economico, se ne è andato. Secondola propaganda l’a utostrada avrebbe portato lavoro. Slogan “valle di Susa,valle d’Europa”, fu un bell’inganno che rivelò pero’ che, sotto le grandiopere, per la popolazione locale non c’era nulla, anzi. Pensa che arrivarono,per propagandare la nuova economia del luogo attorno all’autostrada, apromuovere il progetto “Annibale 2000”. Addirittura portando elefanti, congiornalisti e telecamere, per dimostrare che il generale di Cartagine erapassato di qui, per promuovere l’attrattività della zona. E’ finita che, invecedei megacentri commerciali, gli edifici di “Annibale 2000″ ospitano la guardiadi finanza. Intanto una intera economia territoriale, non più alimentata,andava esaurendosi. Ma prima ancora dell’autostrada abbiamo sperimentato lacalata delle multinazionali, l’uso della val Susa come laboratorio dei processidi esternalizzazione. La storia recente della val Susa è storia didelocalizzazioni selvagge. Per questo è stato distrutto il tessuto economicolocale. Grandi mali opere, insomma. Altro settore distrutto dall’autostrada,quindi prima ancora della Tav è l’agricoltura. Villardore-Almese producevaciliegie, una meraviglia di produzione di ciliegie, Passaggio autostrada, conrelativi espropri, ha distrutto questa economia come tutta l’ orticoltura. 12camion a rimorchio al giorno di produzione ciliege scomparsi. Rapporto con laterra dissolto, già la sola autostrada ha portato inquinamento, distruttutoeconomia locale e importato interessi sporchi. Quando si è parlato di Tav giànon ne potevamo più di grandi opere e sapevamo cosa significassero per ilterritorio.D. Ma cosa significherebbe la Tav per la rete ferroviaria locale?R.   La Tav si vuole imporre parallelamente alla privatizzazione ferrovie,alla chiusura officina ferroviaria a suo tempo rinnovata (1000 posti di lavoropersi a Bussoleno tra officina e indotto) , alla scomparsa della scuolamacchinisti, del carro soccorso di prima classe, della sala mensa edell”ostelleria. La Tav significa la dissoluzione dell’economia sorta attornoalla ferrovia [lasciando poi Bussoleno, compariva una locandina “negli anni’70, i treni locali più veloci di 15 minuti, ndr]   ma è una lezione giàimparata da tempo con l’ autostrada.Scompare un’ economia. Guarda dopo la primagrande ristrutturazione delle ferrovie era rimasta solo una acciaieria,vicina alla ferrovia. Faceva fonderia di seconda fusione, materiali costruiti.
Con materiale radioattivo.

DOMANDA A seguito dell’impatto economico e ambientale dell’autostrada, prima ancoradella Tav, avete provato ad intervenire positivamente sull’economia della zona?

RISPOSTA Abbiamo scommesso sull’istruzione. Il liceo scientifico, istituito nel1987, di rilievo positivo sia per il sapere che per l’economia locale, nasceper volontà popolare, contro il parere del provveditorato, Liceo di Rivoli. Sisviluppa così un terreno fatto di saperi utilissimo per la valle che si unisceal mondo dei ferrovieri era alternativo, venivano da tutta italia. Bussoleno,paese di viaggiatori si saldava con l’esperienza del liceo scientifico.scuola, culturale e occasione di crescita dal punto di vista economico. Giàall’epoca della lotta contro il mega elettrodotto, fine anni ’80, Bussoleno èportatrice di cultura diversa da quella del mito del progresso. Con unaconcezione della crescita e dell’economia molto diversa da quella del progressoesponenziale. E cosa ti ha fatto la controparte? Ha messo Virano,amministratore dell’autostrada che ha devastato il territorio, a capodell’osservatorio dei lavori e dei progetti sulla Tav. Questa è laconsiderazione che c’è per la nostra economia territoriale.

DOMANDA Come vive oggi la popolazione entro e attorno a Bussoleno?

RISPOSTA Guarda, viviamo di disoccupazione, cassa integrazione e precarietà. Lo stesso significato di “tempo indeterminato” nel lavoro, da queste parti,   èvenuto a cambiare. Oggi un giovane che che è assunto a tempo determinato sisente privilegiato rispetto ad uno che è assunto a tempo determinato. Lo saiperchè? Perchè qui tempo determinato significa che almeno sai quanti giornilavorerai. Mentre a tempo indeterminato mica significa che sei assunto in modopermanente ma che non si sa quanto potrai lavorare. Spesso meno dei giovani chehanno un contratto a tempo determinato. Abbiamo una quantità enorme di esodati.Acciaieria chiusa. O aziende che sopravvivono   aspettando le promesse dellecompensazioni economiche sulla Tav. Ci è stato promesso un paradiso fiscalecon   autonomia impositiva. Ma servirebbero solo ad attirare un’economia tipoCayman, le multinazionali mordi e fuggi noi, come ti dicevo, le abbiamo giàsperimentate, basta. Poi   hanno promesso esenzioni, sull’elettricità. Ma è soloun modo per far saltare fuori di nuovo, cercando di renderlo appetibile,   ilmegaelettrodotto che abbiamo già rifiutato alla fine degli anni ’80 perchènocivo. I cantieri Tav portano poi lavoro ma dall’esterno con specificheprofessionalità. Sul resto del poco lavoro creato, sulla sua qualità non si puòcedere. Si è poi parallelamente creata quella economia dei centri commerciali(qui Unieuro e Eurospin) che ha decretato la forte crisi del negozio diprossimità. Ma è stato anche un lavoro culturale, per indurre la valle adaccettare nuovi modelli di consumo, negli anni ’90 c’era un servizio dipullmini che da scuola portavano i ragazzi da McDonald o al centro commercialeLe Gru di Torino. Cosa è qui, entro tutto questo, la Tav in definitiva? Aumentodell’isolamento economico e culturale.

DOMANDA Visto quello che è successo, a partire dalla vicenda autostrada, e quelloche sta succedendo, come vi state attivando per invertire la depressioneeconomica del territorio?

RISPOSTA Con l’iniziativa Etinomia, economia etica. Facendo gruppo per creare economia, etica e buoni di acquisto territoriale.   E con due modi di approccio al problema. Il primo è che il lavoro, e l’economia territoriale, devono tener conto dell’equilibrio dal punto di vista naturale e dal punto di vista sociale.Il secondo è ‘approccio “c’è lavoro e lavoro”. Oltre all’attenzione alla natura,e al tessuto sociale, vogliamo anche creare un lavoro che nonche non distrugge ma permette recupero della memoria storica, e dellaricomposizione del lavoro intellettuale e manuale. Vogliamo invertire lospossessamento attualmente presente in entrambi i tipi di lavoro. Per questofaremo a Bussoloeno gli generali del lavoro, ma non solamente della valle, chesarà una messa in discussione complessiva del modello di economia e di lavoroterritoriale.del lavoro. Etinonomia vuol essere questo ma senza correre il rischio delconsociativismo, guardando in avanti, superando i disastri della val Susacontro le grandi opere. Anche i tarantini si sono interessati ad Etimonia e aquest’approccio, cosa che ci ha fatto molto piacere. E’ importante che ilmodello si diffonda e che se discuta.[segue la consegna all’intervistatore del susino, buono di scambio territoriale della val Susa. Inevitabile il richiamo alla poesia di Brecht sulsusino che “Se potesse, crescerebbe, diventar grande gli piacerebbe”, ndr]

da Senza Soste

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