Expo 2015, un’ipoteca sul diritto di sciopero?
Ancora viva nella memoria del prefetto deve esser stato lo straordinario successo dello sciopero dei trasporti indetto dalla Cub il 18 aprile scorso, a soli tre giorni dall’apertura dei cancelli di Expo, proprio contro il piano di lavoro extra di macchinisti e tranvieri durante l’Esposizione universale. L’alta adesione dei lavoratori a quella giornata di lotta aveva di fatto sconfessato gli accordi Atm/Expo firmati da Cgil, Cisl, Uil, Faisa, Ugl, Sama e Orsa, e reso visibile a tutti il malcontento dei lavoratori costretti ai soliti inutili “sacrifici” in nome del grande evento, comprese nuove intensificazioni dei turni senza alcuna compensazione per le mansioni notturne o festive.
In quell’occasione Giuseppe Sala, Commissario unico di Expo 2015 e Amministratore delegato di Expo S.p.A., non aveva agitato il pugno chiuso come in occasione della visita a Rho-Pero del presidente della Bolivia (ed ex sindacalista) Evo Morales: aveva anzi bollato lo sciopero come “spiacevole”, “perché noi dobbiamo convincere 20 milioni di persone a venire” a Expo 2015″. Evidentemente, secondo Sala, i lavoratori dovrebbero limitarsi a sostenere senza fiatare col proprio malpagato lavoro l’evento, anche quando i vertici di Expo, dopo aver depredato il territorio spartendosi la torta degli appalti, tentano come in questo caso di scaricare i costi dell’Esposizione sulle spalle dei lavoratori. Il tutto ovviamente con la complicità dei soliti sindacati compiacenti, sponsor dell’operazione. Comunque, qualora scoppiassero sacrosante proteste come nel caso degli autoferrotranvieri milanesi, Expo e Atm possono aspettarsi il soccorso dei poteri pubblici, sempre pronti, quando Expo 2015 è minacciato, ad allargare a dismisura le maglie della democrazia, stressandole fino al punto di rottura. E’ il caso di un’interpretazione alquanto “sbilanciata” della legge 146/90, che pure limita il diritto di sciopero, fatta in questi giorni da Tronca, che ben dovrebbe sapere che le vertenze non si risolvono a colpi di precettazioni.
Dopo aver indicato in Expo 2015 un laboratorio di precarizzazione nel quale vengono sperimentate nuove forme di sfruttamento come il lavoro non retribuito spacciato per “volontariato”, e aver constatato come tra i padiglioni persista uno “stato d’eccezione” fatto anche di schedature e licenziamenti politici, non ci stupiremmo di scoprire che Expo 2015 costituisce anche un’ipoteca sul diritto di sciopero. Per questo saremo a fianco dei lavoratori di Atm nelle prossime iniziative di lotta.
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