Sono tanti i motivi per cui andare a Niscemi a manifestare la propia opposizione alle mega-antenne della vergogna; e in realtà sono ormai – grazie alle capacità comunicative del movimento – più o meno a conoscenza di tutti: la lotta per l’ambiente e la salute ovviamente in primis. È infatti stato necessario un lavoro tenace e determinato (del movimento e dei tecnici) ma profiquo per rompere il muro di silenzio che da anni circonda la questione dell’inquinamento elettromagnetico e delle sue conseguenze sulle persone. Ma opporsi al Muos vuole anche dire opporsi alla guerra e agli interessi economici e di potere sottesi ad essa: l’impianto Muos è infatti funzionale alle operazioni a lungo raggio dell’esercito americano e quindi ai suoi interessi strategici nel Mediterraneo (e non solo). Combattere queste antenne per riaffermare, con la determinazione resistente di questi mesi, il rifiuto di guerra e nuovi colonialismi, dunque. E infine – ma non meno importante – sentirsi NoMuos vuol dire oggi combattere per il diritto all’autodeterminazione : il diritto cioè, per le popolazioni, di poter decidere sul proprio territorio cosa serve e cosa no, cosa ha utilità collettiva e cosa invece proprio no.
Riaffermare questi diritti, di enorme portata e valore, passa però attraverso la costruzione di nuovi rapporti di forza sul territorio; un potenziale di movimento capace di esercitare pressione, attacco e resistenza alle mosse della controparte. Solo un movimento popolare, può dare gambe a questo potenziale.
Parlare di resistenza popolare, movimento popolare, vuol dire immaginare composizioni ricche e trasversali, multigenerazionali, eterogenee. Vuol dire lavorare per avere fianco a fianco nelle mobilitazioni giovani, donne, anziani, bambini, uomini magari divisi su altre cose ma con un comune obiettivo: vincere contro il nemico, in questo caso impedire la costruzione del Muos! Una forma quindi inclusiva e con un progetto; che sia espressione sincera del territorio in lotta e non di dinamiche politiciste, sempra brave a riciclarsi in questi contesti ma che alla lunga incacreniscono ogni corpo che si inizia a muovere resistendo. Sono quelle espressione di segmentazione e strumentalizzazioni, figlie dei settarismi volti alla sconfitta. Un movimento popolare si costruisce attorno ad un’idea chiara (più o meno a lungo termine,vincere) e a pratiche di lotta e a forme organizzative capaci di far esprimere le istanze del territorio resistente: Niscemi in questo caso, la Val Susa in un altro; mai attorno alla formazione di “burocrazie” sindacali che si fanno portatrici di presunti interessi generali indotti. Forme organizzative nuove e di democrazia reale; ma anche pratiche condivise autodeterminate. In questo serve essere chiari: una comunità è resistente quando rifiuta a priori ogni classificazione imposta dalla controparte (Stato, giornali, tv). Un movimento popolare è tale quando non giudica le proprie pratiche attraverso i binomi buone/cattive, violente/non violente, legali/illegali. Il criterio unico deve invece essere quello dell’avanzamento, della crescita del movimento e che l’orizzonte di chiunque se ne sente parte è sempre quello della legittimità delle scelte e delle azioni, all’interno e all’esterno delle assemblee. In altre parole, le mobilitazioni popolari non sono tali se subiscono eroi individuali che agiscono da se senza rispondere a nessuno o pompieri che non sanno far altro che alimentare paure e impedire ogni passo in avanti alla massa. Il movimento Notav ci insegna che il potenziale di una resistenza popolare in quanto forza collettiva si misura nella capacità di intercettare ed assumere le istanze di un gran numero di persone, ed indirizzarle in questa o quell’altra forma o pratica. È un lungo e minuzioso lavoro che però deve mettere al centro l’idea di una “contaminazione al rialzo” tra le persone, i soggetti e le diversità interne affinchè ogni passaggio di avanzamento sia non di pochi ma di tutto il movimento.
In questo scenario pensiamo che il Presidio permanente di contrada Ulmo a Niscemi sia centrale come lo sono stati i presidi permanenti nella lotta contro la tav in Val di Susa, luoghi di socializzazione ed elaborazione collettiva, di immediata opposizione e di organizzazione dei blocchi. Un luogo da cui partire per costruire quella soggettività NoMuos che sappia affrontare i prossimi mesi che saranno sicuramente i più duri ma anche i più interessanti per chi ha come obiettivo l’opposizione vincente e non di testimonianza alla devastazione del territorio Niscemese.
Per questo andiamo a niscemi: per contribuire alla costruzione di un vero movimento popolare.
Difendiamo il nostro futuro!
Infoaut Palermo