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Roma, Alemanno & il terrorismo metereologico

La città di Roma è ormai abituata alle avventure del suo sindaco: tra giri in moto, pala spala neve e quartier generali anti-cleopatra, ci ha regalato l’immagine di un primo cittadino sempre attento ai problemi della metropoli. Maschio forte, buon padre di famiglia (alla faccia del figlio Manfredino, tra le fila degli stra-finanziati fascisti del terzo millennio), votato all’azione.

Dietro questa narrazione che soltanto i giornali hanno il coraggio ancora di spalleggiare, si nasconde la realtà di un uomo frustrato, alla ricerca di un ancora di salvezza, dopo l’esperienza fallimentare capitolina. Aveva vinto il ballottaggio con la paura xenofoba di stampo leghista e si avvia alla conclusione del mandato con il terrorismo metereologico.

Diciamolo, il nostro sindaco usa lo strumento “paura” per distogliere l’attenzione dal suo vero grande problema: l’approvazione del bilancio comunale. L’unico vero ciclone che si sta per abbattare sul comune di Roma.

Dopo lo scandolo Polverini che ha coinvolto la regione Lazio, con relative dimissioni che creano imbarazzo a Formigoni, il suo profondo desiderio è lasciare la poltrona scomoda del Campidoglio. Il tutto per non doversi assumere la responsabilità del fallimento.

Sono pronto a scommettere che un’altra chiamata a Silvio, in funzione “exit strategy”, sarà inevitabile. Ma la risposta non potrà essere diversa: “se lasci anche te, neanchè se facciamo ‘Forza Italia 2’ entriamo in parlamento”. L’elettore berlusconiano d’altronde non ammette fallimenti. Serve un immagine machista, sportiva, decisoria, furbescamente malandrina, sessualmente attiva e coroggiosa.

In qualsiasi caso, il problema non si risolverà con il superamento dell’era Alemanno. Roma dovrà misurarsi con una futura amministrazione costretta a lavorare sul pareggio di bilancio, a partire dalla svendita del patrimonio pubblico. Sarà quello per i movimenti uno dei terreni dove si apriranno alcuni spazi praticabili. Come a Roma, così in Italia.

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