A un anno dall’esplosione di Beirut il Libano torna in piazza
Una enorme manifestazione ha avuto luogo ieri a Beirut per ricordare le vittime dell’esplosione del porto che un anno fa ha sconvolto la città libanese.
Migliaia di persone sono scese in strada già dalla mattina per poi tentare di dirigersi in serata verso Place dell’Etoile dove ha sede il Parlamento libanese. I manifestanti hanno tentato a più riprese di entrare nell’area chiusa al pubblico attraverso barricate metalliche per protestare contro la corruzione e la crisi economica che sta sconvolgendo il paese. La violenta risposta repressiva della polizia ha portato ad un bilancio di oltre 54 feriti.
Il Libano ormai da diversi anni vive sull’orlo del baratro, fin dalle proteste contro il carovita del 2019 che hanno cambiato radicalmente il paesaggio politico del paese. I governi si sono progressivamente avvitati su una politica autoritaria per rispondere alle proteste della popolazione, tutelando solo ed esclusivamente gli interessi di casta dei vari politici ed imprenditori. L’esplosione del porto di Beirut è stata sintomatica di questo totale disinteresse verso la popolazione e della corruzione ad ogni livello all’interno del paese dei cedri, una volta considerato tra gli esperimenti di governo più significativi del medioriente.
Il processo riguardo all’esplosione nel frattempo vede continui depistamenti e manovre politiche. Il primo magistrato che si occupava del caso è stato rimosso dopo aver tentato di interrogare politici di alto profilo, il secondo ancora non ha ricevuto risposte da quando ha chiesto la rimozione dell’immunità parlamentare e di poter ascoltare alcuni membri del servizio di sicurezza. Le indagini dei giudici e dei procuratori libanesi, i quali hanno identificato i funzionari da processare in tribunale, sono state ripetutamente bloccate, ostacolate o ritardate da personaggi legati agli ambienti della sicurezza, della presidenza, della magistratura e del parlamento.
Mentre l’inflazione galoppa costantemente e il 60% dei libanesi vive sotto la soglia di povertà, il potere si propone unicamente l’obbiettivo di autotutelarsi.
Ma la protesta dei settori popolari non si è mai spenta completamente e ieri è tornata a sciamare per le strade di Beirut.
Di seguito alleghiamo una trasmissione di Radio Onda Rossa che fa il punto della situazione socioeconomica con Marina Calculli:
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