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Bobigny: il concentramento per Theo esplode in una rabbia ingovernabile

La tensione covata nei giorni scorsi scoppia quasi immediatamente, con un camion della radio RTL che prende fuoco ai margini del concentramento. Al di là del mezzo però ad essere infiammate sono le parole dei residenti delle banlieue, che elencano in un crescendo i quotidiani soprusi delle forze dell’ordine locali: controlli umilianti, insulti razzisti, provvedimenti cautelari al benché minimo atto di ribellione e continue violenze dal sapore coloniale. Viene ricordata la morte di Zyed e Bouna, che innescò la grande rivolta delle banlieue parigine del 2005 e quella di Adama Traoré, morto lo scorso anno mentre era in custodia della polizia.
I mormorii diventano grida: “tutti odiano la polizia”, “sbirri stupratori assassini”, “stupratori in prigione” “non dimentichiamo, non perdoniamo” ed altre. A queste iniziano ad affiancarsi sui muri “giustizia per Theo”, “diveniamo ingovernabili”, “acab”. Viene lanciata la proposta di una marcia per la giustizia e la dignità.

Ad un tratto a decine corrono sul ponte sopra la spianata – iniziando a bersagliare di pietre, senza sosta, la celere lì attestata e gli stessi uffici del consiglio generale di Seine Saint Denis. Da li i gruppi dilagano ovunque, raggiungendo la vicina stazione ferroviaria ed un vicino centro commerciale. Cartelli e cestini vengono devastati, lo sfondamento di un Decathlon e di un Frankprix permette ai manifestanti di rifarsi il guardaroba e nutrirsi, i veicoli delle forze dell’ordine sono tenuti in scacco, i loro vetri vanno in frantumi. Tutto ciò che possa essere usato per costruire barricate lo è. Il bersaglio è logico, bloccare al massimo la circolazione. Dall’altra parte della città si moltiplicano gli scontri spontanei, in una sinergia tra iniziatori della rivolta nei quartieri popolari e loro sostenitori in quelli più centrali. La battaglia continua e non si escludono ulteriori approfondimenti nei prossimi giorni.

 

 

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