Detenzione amministrativa in Israele: un approfondimento con Khaled El Qaisi.
Abbiamo avuto l’opportunità di avere ai nostri microfoni Khaled El Qaisi, studente e ricercatore italo palestinese da poco rientrato in Italia a seguito del suo arresto in Palestina alcuni mesi prima del 7 ottobre.
Khaled è stato detenuto nelle carceri israeliane per più di un mese senza alcuna accusa formale, anche il suo avvocato ha subito ritorsioni venendo a sua volta arrestato nel quadro di questo limbo giuridico repressivo che è la detenzione amministrativa. Il governo israeliano usa questo strumento come una vera e propria arma di guerra nei confronti di palestinesi di ogni età.
Il tema della detenzione amministrativa in Israele è fondamentale da comprendere nella sua atrocità e nell’utilizzo che viene fatto per articolare le maglie del controllo sulla popolazione palestinese senza alcun paletto, senza alcuna minima tutela dei prigionieri, che vivono la detenzione (senza motivi o accuse precise) in condizioni drammatiche, molto spesso che conducono alla morte. Questo strumento è da sempre stato utilizzato dal governo israeliano e continua a essere messo in atto oggi, durante la guerra dispiegata nei confronti dei palestinesi nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. La stessa narrazione di Netanyahu, che tenta di giustificare il suo attacco senza precedenti con l’evidente scusa di voler eliminare definitivamente tutti i membri di Hamas, è una parabola discorsiva che conduce al genocidio di massa organizzato in cui la detenzione amministrativa assume un ruolo centrale.
Insieme a Khaled abbiamo approfondito vari aspetti del funzionamento della detenzione amministrativa, il ruolo dei prigionieri oggi, confrontandoci sulle condizioni attuali in Palestina.
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