InfoAut
Immagine di copertina per il post

Il Medio Oriente tra primavera araba e guerra

Se Israele oggi ha una minore libertà di manovra (comunque ancora molto ampia) e ha perso una fetta di copertura politica è perché le trasformazioni regionali degli ultimi mesi hanno modificato un complesso sistema di alleanze ed equilibri tra i paesi del Medio Oriente e non solo, a parziale vantaggio di Hamas.

L’Egitto post-Mubarack continua ad essere attraversato da spinte sociali e politiche di cambiamento e vede le piazze chiedere i palestinesi liberi dal giogo israeliano. Parallelamente, il governo ha bisogno dei finanziamenti del Fondo Monetario Internazionale (e di quelli americani) per superare una situazione di crisi reale. Pertanto oggi, attraverso un delicato gioco di equilibrismi, assume una posizione più coraggiosa senza però andare in conflitto con USA e Israele.

La Turchia di Erdogan (che ha raffreddato i rapporti diplomatici con Israele a seguito dell’uccisione degli attivisti sulla Mavi Marmara diretta a Gaza nel 2010) oggi sta cercando di ritagliarsi un posto da protagonista nel quadro politico mediorientale. La Tunisia è ancora alle prese con il post-Ben Ali e con un processo rivoluzionario non ancora concluso e denso di contraddizioni. La Giordania, dove la primavera araba non ha cambiato radicalmente l’assetto politico, continua ad essere attraversata da manifestazioni e scontri di piazza. Tutti paesi questi il cui posizionamento sulla scacchiera politica qualche anno fa, in concomitanza all’operazione Piombo Fuso, era stato giocato in maniera diversa.

Anche Hamas ha dato prova negli ultimi mesi di un cambio di rotta, modificando le proprie alleanze politiche e cercando di aprirsi sempre più verso l’esterno. Risultato di questa operazione è un minore investimento sull’asse siriano-iraniano e la promozione della relazione con paesi come il Qatar e l’Iraq (non ancora liberato completamente dall’occupazione americana).

Il ruolo giocato dagli Stati Uniti è, bene o male, sempre lo stesso: Obama riconosce il diritto dello stato ebraico all’autodifesa ma, contemporaneamente, chiede di limitare le violenze. Troppo poco per tracciare una linea di discontinuità con i precedenti governi, abbastanza per dare ad Israele la copertura necessaria a portare avanti le operazioni belliche volute daifalchi del suo governo.

Pochi minuti fa l’IDF, l’esercito israeliano, ha lanciato dei volantini nel nord della Striscia annunciando un attacco via terra. Questo a poche ore dalla dichiarazione rilasciata dal presidente egiziano Morsi alla stampa internazionale, secondo la quale una tregua sarebbe oramai prossima. Sono in molti in Israele, pur appoggiando i bombardamenti alla Striscia, a ritenere non necessario un attacco via terra. Lo stesso Netanyahu, prossimo alle elezioni, sa bene che un alto numero di morti tra i soldati israeliani giocherebbe a suo sfavore nella campagna elettorale.

A fronte di questa rapida analisi, centrale rimane la consapevolezza che nei paesi attraversati dalla primavera araba si muovono oggi delle forze reazionarie che poco si sposano con gli ideali della rivoluzione. Se è vero, infatti, che paesi come la Turchia, la Tunisia e l’Egitto stanno mostrando i muscoli per accreditarsi a referenti politici, lo è anche il fatto che a loro viene chiesto di giocare un’altra carta, quella della garanzia di un nuovo status quo verso cui tutta l’area dovrà essere traghettata. Come sfrutteranno i Palestinesi questo nuovo spazio politico che si sta aprendo è una domanda a cui potremo rispondere solo in futuro, considerando che la loro situazione interna è tutt’altro che pacificata e priva di contraddizioni. L’auspicio è che presto un nuovo vento, come quello che generò la Primavera Araba, riprenda a soffiare in Medio Oriente, più forte che mai.

di Dana Lauriola per Uninomade

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

guerrapalestinaprimavera araba

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cosa c’entra la base del Tuscania al CISAM con il genocidio in corso in Sudan?

In Sudan si consuma un massacro che il mondo continua a ignorare.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: Milei-Trump hanno vinto e si sono tenuti la colonia

Il governo libertario ha imposto la paura della debacle e ha vinto nelle elezioni legislative.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Palestina libera, Taranto libera

Riceviamo e pubblichiamo da Taranto per la Palestina: Il porto di Taranto non è complice di genocidio: i nostri mari sono luoghi di liberazione! Domani, la nostra comunità e il nostro territorio torneranno in piazza per ribadire la solidarietà politica alla resistenza palestinese. Taranto rifiuta di essere zona di guerra e complice del genocidio: non […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gaza è Rio de Janeiro. Gaza è il mondo intero

Non ci sono parole sufficienti per descrivere l’orrore che ci provoca il massacro di oltre 130 giovani neri, poveri, uccisi dalla polizia di Rio de Janeiro, con la scusa di combattere il narcotraffico.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

I “potenti attacchi” su Gaza ordinati da Netanyahu hanno ucciso 100 palestinesi

I palestinesi uccisi ieri dai raid aerei israeliani sono un centinaio, tra cui 24 bambini, decine i feriti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Monza: martedì 4 novembre corteo “contro la guerra e chi la produce”

Martedì 4 novembre a Monza la Rete Lotte Sociali Monza e Brianza e i Collettivi studenteschi di Monza hanno organizzato un corteo “Contro la guerra e chi la produce “.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cosa c’entra Leonardo con il genocidio a Gaza?

Gianni Alioti, ricercatore di The Weapon Watch – Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei, ha scritto per Pressenza un approfondimento, con notizie inedite, sulle responsabilità di Leonardo nel genocidio a Gaza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Libano: continuano gli attacchi israeliani nonostante la tregua del novembre 2024. Due persone uccise

Ancora bombardamenti israeliani nel sud del Libano, nonostante l’accordo di tregua concordato nel novembre 2024.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Coloni lanciano attacchi coordinati contro agricoltori e terreni della Cisgiordania

Cisgiordania. Negli ultimi giorni, gruppi di coloni hanno lanciato una serie di attacchi coordinati contro agricoltori e terreni agricoli palestinesi a Betlemme, al-Khalil/Hebron e nella Valle del Giordano settentrionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Occupazioni e proteste per la Palestina: gli aggiornamenti da Napoli, Torino e Verona

Proseguono le mobilitazioni in solidarietà con il popolo palestinese.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Occupazioni a Torino: cronaca di un mese senza precedenti.

Una cronaca dalle occupazioni e autogestioni delle scuole torinesi del mese di ottobre.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Un opuscolo su riarmo, genocidio e logistica della guerra

Ripubblichiamo un opuscolo realizzato dall’assemblea cittadina torinese STOP RIARMO.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Guerra alla Guerra! Blocchiamo Tutto!

Di seguito il comunicato di GUERRA alla GUERRA rispetto a valutazioni e prospettive del percorso.