InfoAut
Immagine di copertina per il post

Israele affonda lentamente nella crisi istituzionale

In pochi giorni abbiamo assistito ad un botta e risposta tra esercito e governo israeliano sulle pause tattiche. Oggi Netanyahu ha annunciato lo scioglimento del gabinetto di guerra.

Già da prima del sette ottobre gli assetti istituzionali israeliani erano in profonda crisi con il governo di Netanyahu allo scontro frontale con il potere giudiziario e le piazze piene di manifestanti. La scommessa del Primo Ministro in seguito è stata quella di sprofondare il paese in uno stato di guerra permanente che ricompattasse intorno al suo governo l’opinione pubblica e che spostasse più avanti la scadenza della sua carriera politica. E per quanto Netanyahu sia ancora al potere il quadro politico-militare israeliano è tutt’altro che compatto tra un isolamento internazionale via via più marcato e una campagna sul campo che oltre alla brutalità e crudeltà nei confronti della popolazione civile non ha condotto a nessun risultato effettivo di quelli sbandierati dall’inizio dell’invasione. Non solo: il fronte nord con scontri con Hezbollah sempre più intensi, a Gaza i morti sul campo dell’esercito israeliano e la stanchezza operativa iniziano a farsi sentire.

Ieri Netanyahu ha duramente criticato l’esercito per aver annunciato una «pausa tattica» dei combattimenti nella Striscia di Gaza lungo una strada che collega il varco fra Israele e la parte nord della città di Rafah. La pausa, concordata dall’esercito con l’ONU e le agenzie umanitarie internazionali sarebbe dovuta durare ogni giorno dalle 8 alle 19 ora locale.

La sospensione dei combattimenti è stata annunciata dall’esercito domenica mattina, ma già dopo poche ore un funzionario del governo israeliano aveva espresso la contrarietà di Netanyahu e il ministro dell’ultradestra Ben-Gvir ha affermato che chi ha deciso la pausa tattica è «un pazzo che dovrebbe dimettersi».

L’IDF ha controbattuto che l’idea delle pause tattiche era stata condivisa con il governo. Non è la prima volta che emergono frizioni tra la politica israeliana e l’esercito dall’inizio dell’invasione di Gaza: alcuni militari ritengono che la campagna sia condotta senza obiettivi ed una strategia chiara.

Oggi il Primo Ministro ha sciolto il gabinetto di guerra. Netanyahu ha informato i ministri durante la riunione del Gabinetto di sicurezza politico, dopo le recenti dimissioni di Benny Gantz e Gadi Eisenkot da quello di guerra. Le dimissioni di Gantz, avrebbe spiegato il primo ministro, rendono il gabinetto di guerra non più necessario. Secondo i media israeliani, Netanyahu continuerà a presiedere riunioni limitate al solo scopo di «consultazione». La decisione permette così al premier israeliano di accentrare il processo decisionale. Lo scioglimento rappresenta però anche un affronto ai ministri Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, entrambi leader di estrema destra, che avevano chiesto di entrare nel gabinetto di guerra. I due stanno iniziando da tempo a giocare una propria partita per strappare lo scettro della destra israeliana al Likud. Dunque l’unità nazionale sta andando a farsi benedire e le piazze chiedono nuove elezioni.

Il Primo Ministro spera di galleggiare fino all’elezione di Trump negli Stati Uniti per togliersi almeno di torno le pressioni statunitensi, con l’attuale amministrazione democratica sempre più scontenta della conduzione della guerra e preoccupata di un’eventuale escalation con Hezbollah.

Oltre alla parabola personale di Netanyahu a franare lentamente è il progetto sionista israeliano, con tutte le contraddizioni di uno stato basato sul colonialismo e l’apartheid che vengono a galla. Sarà probabilmente un collasso lungo e doloroso e ciò che verrà dopo è incerto, ma quanto sta accadendo è un fatto epocale. La resistenza può vincere.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Verso l’assemblea nazionale “Guerra alla guerra” di domenica 27 luglio a Venaus

Ripubblichiamo due contributi radiofonici che hanno il pregio di illustrare le caratteristiche che si propone di avere l’assemblea nazionale “Guerra alla guerra” di domenica 27 luglio alle ore 12.30 a Venaus, durante il Festival Alta Felicità.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Georges Ibrahim Abdallah uscirà di prigione il 25 luglio, dopo 41 anni di reclusione

Abbiamo tradotto questo testo apparso su ContreAttaque in seguito alla notizia della decisione di fare uscire dal carcere Georges Ibrahim Abdallah dopo 41 anni di reclusione ingiusta, simbolo della persecuzione e dell’attacco da parte di Stati Uniti e Israele in primis e, di conseguenza della totale complicità di uno Stato europeo come la Francia, nei confronti di un militante anti-imperialista, rivoluzionario marxista libanese.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: il bilancio degli scontri settari a Sweida sale ad almeno 250 morti. Israele bombarda anche Damasco

Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani il bilancio delle vittime degli scontri settari intorno alla città meridionale a maggioranza drusa di Sweida è di almeno 250 morti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Google ha aiutato Israele a diffondere propaganda di guerra a 45 milioni di europei

Uno studio ha rilevato che, da quando ha colpito l’Iran il 13 giugno, l’Agenzia Pubblicitaria del Governo Israeliano ha speso decine di milioni in annunci pubblicitari solo su YouTube.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Che ci fanno dei soldati israeliani nelle scuole del Chiapas?

Questi giovani (tutti ex soldati) entrano nelle scuole pubbliche locali attraverso una associazione di “volontari” chiamata in inglese “Heroes for life” e più esplicitamente in ebraico “Combattenti senza frontiere” con il fine dichiarato di “dare un’altra immagine al mondo delle IDF”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Obbligazioni di guerra a sostegno di Israele

Un’indagine rivela che sette sottoscrittori di “obbligazioni di guerra” sono stati determinanti nel consentire l’assalto di Israele a Gaza.  Dal 7 ottobre 2023 le banche hanno sottoscritto obbligazioni emesse dal governo israeliano per un valore di 19,4 miliardi di dollari. di BankTrack, PAX e Profundo (*), da La Bottega del Barbieri Un’indagine condotta dal gruppo di ricerca finanziaria olandese Profundo […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Palestina: nasce la Global Sumud Flotilla, “il più grande sforzo civile per rompere l’assedio di Gaza”

Attivistɜ e volontariɜ della Freedom Flotilla Coalition, della Global March to Gaza e del convoglio Sumud si sono uniti per lanciare la Global Sumud Flotilla (GSF) – il più grande sforzo civile via mare dalla nascita dell’assedio illegale imposto dall’occupazione israeliana a Gaza. A giugno, migliaia di volontari sono stati mobilitati via terra, via mare […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

E’ uno sporco lavoro / 1: ma qualcuno deve pur farlo…

Almeno per una volta l’alter ego dell’ispettore Stephan Derrick, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, ha lasciato da parte l’ipocrisia con cui da tempo l’Europa maschera le sue posizioni dichiarando che «Israele sta facendo il lavoro sporco anche per noi». di Sandro Moiso, da Carmilla Una frase che più che dai dialoghi della serie televisiva che […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La ribellione dei ricercatori: 300 membri del CNR rifiutano di collaborare al riarmo

Oltre 300 ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche hanno dichiarato la propria indisponibilità a prestare la propria attività intellettuale a studi finalizzati al settore bellico.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

UK: Palestine Action e legislazione anti terrorismo

23 giugno 2025 – Yvette Cooper, Home Secretary del Regno Unito, dichiara l’intenzione di mettere al bando Palestine Action ai sensi della legislazione antiterrorismo, ponendo quindi l’organizzazione sullo stesso piano di gruppi armati come al-Qaeda.

Immagine di copertina per il post
Culture

Alta Felicità 2025: tre giorni di lotta, cultura e partecipazione popolare!

Un’occasione in cui la musica, l’approfondimento politico e la convivialità si intrecciano per dare spazio a pratiche di resistenza, solidarietà e immaginare alternative concrete.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

La transizione ecologica va in guerra: il ritorno del falso mito del nucleare 

Domenica 27 luglio alle ore 10 a Venaus in occasione del Festival Alta Felicità terremo un dibattito come progetto Confluenza per approfondire il tema del nucleare e le implicazioni di esso nella complessa fase attuale, fatta di guerra e riarmo. La transizione ecologica si è rivelata  essere una nuova opportunità di profitto per i soliti […]

Immagine di copertina per il post
Formazione

Boicottaggio respinto, verità distorta: UniPi sceglie la guerra e la chiama pace

Un contributo del Collettivo Universitario Autonomo – Pisa in merito alla votazione del senato accademico dello scorso venerdì 11 luglio.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Raffaele Sciortino – L’imperialismo nell’era Trump. Usa, Cina e le catene del caos globale

Che cos’è l’imperialismo oggi, nell’era di Trump? da Kamo Modena Non è una domanda scontata, né una mera speculazione teorica; al contrario, siamo convinti che sia un nodo fondamentale, tanto per chi vuole comprendere il mondo, quanto per chi mira a trasformarlo – partendo, ancora una volta, da dove si è, da dove si è […]