Israele uccide due uomini nel “Giorno dell’Ammonimento”
Ancora un venerdi di collera e mobilitazione in Palestina, al confine tra Israele e Striscia di Gaza. L’esercito israeliano ha nuovamente sparato sui manifestanti, uccidendo una persona a Jabalia e una a Khan Younis. I feriti sono più di centocinquanta, mentre il bilancio complessivo delle ultime sei settimane è di 47 morti e più di 8000 feriti. Nena News riferisce di scontro anche a Gerusalemme, con la polizia che avrebbe usato granate stordenti contro palestinesi nei pressi della Moschea di Al-Aqsa.
La situazione in tutta l’area mediorientale è tesissima, e per Israele non è senza dubbio un momento semplice. L’aggressività dimostrata in questi ultimi giorni contro l’Iran tradisce la tensione dello Stato sionista, che ha sostenuto con forza il ritiro americano dall’accordo sul nucleare iraniano.
Ripristinare le sanzioni è infatti considerato utile per arginare la crescita dell’influenza iraniana (e russa alle sue spalle) in Siria e nel Libano, considerata una minaccia mortale per Israele, così come per l’Arabia Saudita, anch’essa assurta al ruolo di falco anti-iraniano con in mente soprattutto i suoi interessi nel conflitto in Yemen.
Le accuse rivolte da Netanyahu a Teheran di aver violato l’accordo, accuse non confermate dall’AIEA, si inseriscono all’interno di una guerra che di fatto è già in corso, e che il 14 maggio potrebbe vedere nuovi sviluppi in contemporanea alla cerimonia ufficiale di spostamento dell’ambasciata USA in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme.
Per quel giorno sono già previste proteste di massa in tutta la Palestina, in contemporanea con il settantesimo anniversario della Nakba.
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