Libano: il copione di Israele si ripete
In Libano continua l’attacco da parte di Israele che ha adottato la stessa narrazione impiegata per “giustificare” agli occhi della comunità internazionale il genocidio nella Striscia di Gaza, la retorica secondo cui l’offensiva avrebbe l’obiettivo di colpire i membri delle organizzazioni di Hezbollah per estirpare il “terrorismo”.
La comunità internazionale rimane in sordina, nonostante le esplosioni dei cercapersone della scorsa settimana siano stati un esempio evidente di terrorismo di Stato da parte di Israele che paventa un’invasione via terra per tentare di fare leva su un intervento massiccio da parte degli USA.
Abbiamo intervistato la professoressa Rosita Di Peri, politologa specializzata sui territori del Medio Oriente per analizzare la situazione e decostruire la falsa narrazione imposta dai media mainstream.
Come sottolinea la docente dell’Università degli Studi di Torino, ci sono presupposti che indicano la volontà di Israele di entrare in Libano con lo scopo di creare una zona cuscinetto in Medio Oriente nelle zone interessate dai diversi fronti aperti.
Ad oggi questo obiettivo viene portato avanti attraverso attacchi di natura terroristica giustificati dalla volontà di eliminare la resistenza armata di Hezbollah, come nel caso delle esplosioni. E’ interessante l’analisi che viene portata rispetto al ruolo di Hezbollah nella società libanese, in merito alla sua natura politica, in quanto organizzazione articolata su diversi ambiti che non riguardano soltanto l’aspetto militare ma che comprendono una serie di apparati sociali che lavorano per garantire servizi e infrastrutture alla popolazione. Vi è una differenza sostanziale tra Hezbollah e Israele in quanto i primi puntano a colpire obiettivi militari, come dimostra l’attacco missilistico compiuto dal gruppo libanese verso la sede del Mossad, il modus operandi di Israele spesso colpisce zone considerate “sicure”. Infatti, ad oggi si contano più di 100 mila sfollati interni in Libano.
La complessità e la molteplicità di interessi nell’area, dall’Iran agli altri Paesi dell’Asse della Resistenza, la posizione volutamente ambigua degli USA in attesa delle presidenziali, implicano una riflessione che guardi alla situazione in ottica globale e senza scorciatoie.
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