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Messico: Pena Nieto cerca di seppellire i 43 di Ayotzinapa

Parenti, compagni e solidali, assieme a 150 organizzazioni non governative, respingono però le conclusioni dell’inchiesta ufficiale, sostenendo che le dichiarazioni dei sicari narcos e dei poliziotti, in combutta nella sparizione assieme a politici e militari, sono “fabbricate ad arte”.

Il procuratore capo della Procura generale della Repubblica, Jesus Murillo, sostiene che “in base alle confessioni di oltre 90 arrestati (tra cui il sindaco di Iguala, José Luis Abarca e la moglie Angeles Pineda, considerati i mandanti), si è stabilito che gli studenti siano stati uccisi e i loro corpi bruciati”.

“Vivi li hanno presi, vivi li rivogliamo indietro”: questo invece lo slogan, forte e chiaro, che è risuonato nella notte italiana tra lunedì e martedì in tutto il Messico e anche all’estero, durante la sesta mobilitazione globale per i 43studenti normalisti di Ayotzinapa.

In Italia, la solidarietà è stata espressa da un partecipato presidio fuori dal Consolato messicano di Torino e da un blitz, a Milano, dello spazio sociale Soy Mendel che ha vergato sulle mura esterne della rappresentanza statale messicana in Lombardia scritte come “Fuè el Estado”, ossia “E’ stato lo Stato”, riprendendo uno dei messaggi chiave del movimento messicano per i 43 di Ayotzinapa.

La corrispondenza, registrata nel tardo pomeriggio di martedì 28 gennaio, con Andrea Cegna, nostro collaboratore e autore del libro “20zln”

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da Radio Onda d’Urto

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