“Non vogliamo una fetta più grande di torta, vogliamo tutta la c*zzo di pasticceria!”: è sciopero generale in Francia
Ieri, giovedì 22 marzo, nelle maggiori città di Francia si sono svolte manifestazioni e blocchi di università e licei, in occasione una grande giornata di sciopero nazionale che ha visto la convergenza di lavoratori e lavoratrici della funzione pubblica, ferrovieri, studenti e precari*.
A Parigi in quasi 50’000 nelle strade, invase da tre grandi cortei. Al mattino, il ritorno del cosiddetto #11Nation, l’hashtag che durante il movimento contro la Loi Travail nella primavera 2016 annunciava i cortei liceali che regolarmente precedevano le manifestazioni sindacali, presentando una maggiore conflittualità – e una dura repressione. Anche questa volta i e le liceali sono scesi in piazza determinati, a qualche migliaio, partendo in manif sauvage malgrado l’impressionante dispositivo poliziesco.
Il corteo ha poi raggiunto alle 13h il concentramento chiamato dai sindacati dei ferrovieri a Gare de l’Est, dove parecchie migliaia di persone si sono ritrovate per il primo dei due cortei che hanno attraversato Parigi ieri pomeriggio. Un altro concentramento era previsto alle 14h a Bercy per la funzione pubblica, dove particolarmente mobilizzati sono i settori dell’educazione e della salute. Entrambi i cortei sono durati diverse ore convergendo verso il medesimo punto di arrivo, place de la Bastille. Mentre le teste delle rispettive manifestazioni cominciavano ad arrivare, ai punti di concentramento c’era ancora gente che arrivava e partiva in corteo. Presenti gli spezzoni classici dei sindacati ma anche un’ampia testa di corteo autonoma dalla composizione varia e dalle pratiche di piazza conflittuali – oltre che dalla fantasia sfrontata comprovata dagli slogan cantati e dagli striscioni esibiti.
Alle 18h, per concludere la giornata, si è svolta una grande assemblea di lotta, principalmente del settore dell’educazione, per decidere delle prossime date di mobilitazione, che sono previste per la prima settimana di aprile. Il 3 aprile sarà il turno dei ferrovieri, in sostegno ai quali è prevista un’azione le cui modalità sono ancora da definire. Il 5 aprile invece un corteo era già previsto, all’appello di un collettivo di lavoratori e lavoratrici precari* dell’educazione, che si è deciso di sostenere e di inserire nel calendario di lotta, auspicando una nuova convergenza di diversi settori della funzione pubblica.
Parallelamente alle manifestazioni di piazza la giornata di ieri ha visto anche diverse scuole e università bloccate nella regione parigina e altrove in Francia, nonostante il tentativo da parte delle presidenze universitarie di impedire agli studenti di ritrovarsi e bloccare l’istituto prima dei cortei del pomeriggio. Il tasso di scioperanti nelle scuole di primo e di secondo grado è stato molto alto, mobilizzando soprattutto i cosiddetti “surveillant.e.s”, lavoratori a contratto determinato ultra-precari che si ritrovano spesso, loro malgrado, ad essere l’occhio di Mosca delle direzioni scolastiche. Diversi ieri gli istituti scolastici in cui intere équipe di sorveglianti si sono messe in sciopero, andando persino a sostenere fisicamente il blocco degli studenti nel caso dei licei. La repressione dei blocchi e delle occupazioni nelle università resta molto forte, gravissimi i due casi di Tolosa e Montpellier. A Tolosa, dove l’assemblea degli studenti vota da ormai due settimane l’occupazione del campus, il rettore minaccia l’intervento delle forze dell’ordine. A Montpellier, invece, la direzione è passata ai fatti, lasciando campo libero questa mattina all’alba a degli individui che a volto coperto e armati di mazze di legno sono entrati nei locali occupati dell’università colpendo gli studenti e le studentesse presenti per evacuarli, un’aggressione fascista nei modi e nei contenuti.
La giornata di sciopero di ieri era molto attesa a livello nazionale, proprio a causa della presenza massiccia dei ferrovieri che costituiscono una forza di piazza notevole anche grazie all’imponente struttura sindacale che li sostiene. L’evidente differenza numerica nella partecipazione ai cortei di ieri rispetto alle manifestazioni delle settimane precedenti prova l’importanza che all’interno del movimento francese ha il calendario sindacale. L’appello dei sindacati è decisivo infatti per portare in piazza quelle decine di migliaia di persone che ieri hanno percorso le strade di Parigi e di altre città di Francia. Nonostante questo pero’, la giornata di ieri è stata appropriata anche dalle soggettività studentesche, che hanno colto l’occasione per legare le rivendicazioni del movimento contro la selezione all’università a una rabbia più vasta e diffusa generata dalle riforme del governo1.
L’offensiva neo-liberale del primo ministro Macron coinvolge infatti tutti i settori, dalla funzione pubblica al welfare, che è messo in discussione da politiche restrittive, che rendono sempre più complicato e ultra burocratizzato l’accesso al sussidio di disoccupazione o al rsa2. L’onda lunga delle riforme promosse nella primavera 2016 con la Loi Travail, che risalgono di fatto a una precarizzazione inaugurata nel periodo di crisi economica iniziato nel 2007-2008, continua a colpire le classi più povere. Il grosso movimento di piazza che due anni fa aveva contestato questa riforma del lavoro ultra-liberista in Francia, fino ad arrivare nelle sue frange più radicali e autonome a un ripensamento del concetto di lavoro e a un vero e proprio rifiuto di quest’ultimo, si era pian piano spento sotto i colpi della repressione e all’arrivo delle vacanze estive.
Anche se la sinistra istituzionale preferirebbe l’emulazione di un tranquillo e riformista maggio ‘68, di cui in questi giorni non mancano le nostalgiche celebrazioni, il movimento preferisce rifarsi alla fase conflittuale e offensiva rappresentata dalla primavera 2016. Resta da costruire un discorso autonomo che porti nelle assemblee inter-professionali le pratiche di coloro che non si riconoscono negli spezzoni sindacali e che rappresenti quell’area di movimento che chiede non solo il ritiro dei disegni di legge proposti da Macron, ma una radicale rimessa in discussione dell’intero sistema.
2) “Revenu de solidarité active”, sorta di reddito di cittadinanza che viene concesso alle persone disoccupate a partire dai 25 anni.
Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.