Testimonianze dal Libano e dalla Palestina.
Il bilancio delle vittime a Gaza diventa sempre più pesante di giorno in giorno, l’assedio messo in campo dal governo di Netanyahu rappresenta un punto di non ritorno nella questione palestinese. Cibo, acqua, elettricità e carburante vengono tagliati per la popolazione palestinese sotto i bombardamenti, anche al fosforo bianco. Le vie di fuga, principalmente quella via Egitto unico confine esterno a Israele, è sotto ricatto da parte dell’esercito israeliano.
Nelle ultime ore iniziano a emergere i posizionamenti a livello globale sulla guerra in corso da parte di numerosi Paesi, in primis gli USA seguiti da Putin, dalla Cina e dai Paesi più vicini al teatro di guerra. In particolare, c’è molta attenzione su quanto potrebbe fare il vicino Libano e la questione di un possibile intervento da parte di Hezbollah assume un significato importante.
Insieme a Marco, giornalista indipendente e cooperante che si trova nel sud del Libano, abbiamo approfondito alcuni aspetti per fare un quadro il più chiaro possibile, in un panorama in cui la propaganda di guerra sostituisce senza vergogna l’accesso alla realtà. Innanzitutto, ci sembra importante comprendere quanto sia probabile un allargamento del conflitto, sia da lato libanese ma anche siriano. In secondo luogo, abbiamo voluto sottolineare il ruolo di Israele oggi e cosa significa per l’avamposto dell’Occidente in Medio Oriente l’essere stato preso alla sprovvista da parte di Hamas. La domanda che sorge è quanto questa situazione possa, sul lungo periodo, influire su una perdita di credibilità di Israele e quanto possa alimentare le faglie di una sua tenuta interna già in crisi. Infine, il ruolo dell’Arabia Saudita e dell’Iran e le loro relazioni con la Palestina.
In collegamento con Said del Fronte Popolare di Liberazione Palestinese, diamo voce a chi sta vivendo sotto assedio da parte di Israele e ad un appello di solidarietà che deve oltrepassare i muri di Gaza per imporre ai governi occidentali di prendere una posizione determinante nel condannare i crimini di guerra di Israele che oggi si sommano a decenni di colonizzazione e apartheid sotto il silenzio internazionale.
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