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‘Un patto di pace non può limitarsi al solo negoziato tra la guerriglia e il governo di turno’

1- C’è un’aspettativa per l’inizio ufficiale dei negoziati a Quito… Qual’è la situazione attuale dopo la cancellazione da parte del governo della riunione iniziale del 27 ottobre?

BT- L’Esercito di Liberazione Nazionale, ha una ferma convinzione di pace. L’attuale difficoltà del Tavolo riguarda il tema degli indulti pattuiti. Anche con le restrizioni che la legislazione colombiana ha fatto riguardo il Delitto politico e i fatti connessi e specialmente alla luce del DIU (Diritto Internazionale Umanitario), sono amnistiabili le azioni che stiamo proponendo al Tavolo. Il governo si rifiuta di considerare questi casi dando una stretta interpretazione del delitto politico e dei suoi codici e facendo astrazione che stiamo intraprendendo un processo di pace. Il conflitto armato e sociale è complesso. Richiede la volontà politica delle parti di trovare percorsi di pace. Speriamo che ambedue le parti riflettano e trovino delle vie d’uscita all’attuale situazione.

2- Uno dei grandi problemi che c’è stato nel negoziato delle FARC-EP è stata la scarsezza di canali di comunicazione con i movimenti popolari e la società in generale, oltre che la segretezza dei negoziati e la mancanza di una reale pedagogia di pace… Come affronterete voi questa difficoltà e come credete che potrebbe essere possibile aumentare la partecipazione popolare e l’informazione della società sul processo?

AC- L’oligarchia colombiana non è mai stata né sarà interessata alla partecipazione della società e specialmente alla partecipazione di coloro che sono sempre stati esclusi dalle decisioni politiche ed economiche importanti per il paese e i colombiani. Questa partecipazione bisogna conquistarla. Bisognerà strapparla. Ma la conquistano principalmente le masse, la gente, il movimento popolare e democratico, la società medesima, mediante la forza dell’opinione, della mobilitazione, dell’unità, dei suoi sogni e speranze. È chiaro che noi che stiamo al Tavolo, dovremo anche resistere e lottare per lei. Ma avendo chiaro dove è la principale forza. L’essere riusciti ad ottenere nell’agenda, di includere il punto della partecipazione, sarà di grande aiuto per un maggiore collegamento del processo con la società e per non lasciarlo prigioniero della segretezza. Ma per questo al Tavolo bisognerà lottare e specialmente da parte della medesima società.

3- Un altro dei gravi problemi che è stato affrontato è stato il negoziato durante le ostilità… Voi avete una proposta o è possibile che il governo accetti un cessate il fuoco con l’ELN iniziando i negoziati?

BT- Abbiamo insistentemente proposto, dall’inizio dei dialoghi esploratori, la necessità di portare avanti le conversazioni durante un cessate il fuoco bilaterale. Per questo abbiamo proposto, con le azioni e le dinamiche umanitarie bilaterali che saranno realizzate dall’inizio del Tavolo pubblico, di poter andare a costruire un clima che favorisca un ambiente di pace, dove si cerchi un sollievo alla sofferenza, non solo di una parte ma al contrario di tutte le parti colpite dal conflitto sociale e armato. È necessario ricordare e mettere in evidenza che è stato il governo quello che ha sempre insistito a negoziare durante lo scontro armato. Speriamo che le dinamiche e le azioni umanitarie bilaterali riescano a consolidare la possibilità di concordare un cessate il fuoco bilaterale.

4- Per nessuno è un segreto che in Colombia sta aumentando la violenza contro i dirigenti popolari. Voi che valutazione fate del panorama e quali sono le garanzie che chiederete al governo per proteggere i dirigenti e i rappresentanti che appoggiano il vostro sforzo per il dialogo?

AC- Sì. Effettivamente. È paradossale. Siamo in un processo di pace, si finiscono di firmare alcuni accordi tra il governo e le FARC, si sta lavorando per l’installazione del Tavolo con l’ELN e la parola pace è nei grandi mezzi di comunicazione. Ma precisamente in questo contesto sta crescendo la guerra sporca e l’attività paramilitare, preannunciando una nuova ondata di terrorismo di stato e di sterminio. Le do questi dati che ha recentemente consegnato il vertice sulla pace realizzato tra il 7 e il 10 dicembre. Quest’anno ci sono stati novanta (90) omicidi di difensori dei Diritti Umani e dirigenti sociali. Ventisette più dell’anno precedente. Si presume che 71 di questi siano stati effettuati da paramilitari e 7 dall’Esercito e dalla polizia. Il vertice registra quest’anno anche 302 minacce individuali o collettive e 46 attentati. Nella giornata di ieri, i mezzi di comunicazione hanno informato di minacce contro l’arcivescovo di Cali, monsignor Jesús Monsalve, attraverso un volantino che è stato lanciato nella casa di uno dei vescovi ausiliari della città e che dice: “Morte alle FARC, Morte a Santos, morte ai chierici comunisti”.

Tutto questo esprime con chiarezza il carattere tradizionalmente violento e mafioso che ha caratterizzato le élite dominanti in Colombia e indica le peculiarità che spiegano perché in Colombia si sia mantenuta la Guerriglia.

Queste élite o il loro settore dominante, si rifiutano di cancellare l’esercizio della violenza (istituzionale e extra-istituzionale), e lo stesso terrore, nella loro azione di fronte alle lotte e alle speranze delle maggioranze che noi in Colombia cerchiamo di far passare verso un’altro momento politico e verso un paese di maggiore giustizia ed equità sociale.

Per fare pressione verso un’altra situazione e avere la forza di farlo, dobbiamo convocare tutte le forze popolari, i settori democratici, tutti i patrioti, ad una grande convergenza, a rafforzare ciò che ci unisce e a formare una grande blocco di popolo e nazione che blocchi la storica violenza di quelli in alto e che spinga la Colombia in un’altra direzione. In questa direzione sarà preziosa anche la solidarietà e l’appoggio internazionale.

5- Sono state fatte gravissime accuse, senza dare maggiori dati del chi, quando e come, contro l’ELN -anche da parte di dirigenti di sinistra- di attentare contro altri militanti di sinistra… Sono reali queste accuse?

BT- Questo non fa parte della nostra politica né dei nostri principi. I grandi media hanno sempre fatto eco alle false imputazioni che vengono fatte contro di noi da parte di organismi dello spionaggio e di altre istituzioni dello stato. Nel Cauca, è una delle regioni nelle quali ci hanno fatto questo tipo di accuse. Hanno detto che una banda, chiamata “le scimmie” e che è responsabile dell’assassinio di vari attivisti sociali, aveva rapporti con l’organizzazione. Questo è totalmente falso. Questa banda lavora al servizio della miniera “el Ruiz” e ha assassinato i dirigenti sociali perché, assistendo la propria comunità, si opponevano allo sfruttamento di questa miniera nel loro territorio, per i danni ambientali che causa. Sono gruppi che, come in molte altre regioni del paese, agiscono al servizio delle multinazionali minerarie e di imprese private, togliendo di mezzo i dirigenti delle comunità che si oppongono ai loro interessi. Hanno utilizzato questo in tutto il paese, soprattutto sulla popolazione che abita dove ci sono queste ricchezze. Il principale interesse del governo nazionale e dell’impresa privata, è facilitare la consegna delle cosiddette concessioni minerarie a capitali nazionali e stranieri. In questi giorni nel dipartimento della Guajira hanno minacciato una dirigente dell’organizzazione di resistenza di donne Wayuu, (Jakeline Romero), perché nei territori dove le multinazionali stanno sfruttando il carbone si stanno opponendo alla deviazione del canale Bruno.

È politica delle multinazionali assassinare e minacciare coloro che sono d’ostacolo ai loro interessi, come se non fosse sufficiente il saccheggio che hanno fatto, sono più di 30 anni in cui hanno lasciato solo rovina e miseria, fame, sete e violenza, nella Guajira e in tutta la Colombia.

6- Che ruolo concedete nella vostra proposta di dialogo nazionale al movimento popolare e alle cosiddette organizzazioni della società civile?

AC- Lo abbiamo già dichiarato nelle precedenti risposte. Nella costruzione di un accordo di pace deve essere protagonista la società e specialmente coloro che non hanno mai avuto voce, né partecipazione, gli esclusi di sempre. Un patto di pace, per avere un futuro e prospettive di cambiamento, non può limitarsi al solo negoziato tra la guerriglia e il governo di turno.

7- Che ruolo credete abbiano le donne in questo processo di pace?

BT- Le donne sono state una delle maggiori vittime del conflitto armato colombiano, su più di sei milioni di vittime, quattro milioni sono donne, oltre a ciò si sommano le altre violenze che sono proprie del modello capitalista patriarcale, come sono la discriminazione salariale, il trasformarle in oggetto del mercato, la violenza intra-familiare, i femminicidi, le violazioni di molti dei loro diritti, lo sfruttamento e la schiavitù sessuale, tra i tanti altri maltrattamenti maschili a cui sono sottoposte. Per questo il loro ruolo è fondamentale in questo processo di pace. È necessario che le donne diventino forti come rilevanti soggetti politici per il futuro della Colombia, loro come settore sociale sono chiamate alla lotta per sotterrare il capitalismo e a costruire una società più giusta ed egualitaria dove la donna sia nobilitata.

8- C’è una certa tendenza a legare il processo di pace al processo elettorale del 2018… Come vi collocate di fronte a questa visione?

AC- Indubbiamente. Nei progressi o NO verso un processo di pace, inciderà in modo importante chi e soprattutto che settori otterranno la presidenza. Con i settori che il Centro Democratico guida e che puntano solo alla pace dei sepolcri e alla continuazione della guerra e al fondamentalismo dell’ultra destra, tutto diventerà più difficile. Le forze che guida Santos sono per la continuazione del processo e forse per aprire il tavolo con l’ELN. Ma loro non vanno al di là di quello che noi potremmo chiamare un approccio di pacificazione, nel quale le guerriglie lascino le armi e nel quale i cambiamenti siano meramente cosmetici. Che qualcosa cambi affinché tutto continui uguale. Se prendesse forza una opzione di cambiamenti e di costruzione di pace, con trasformazioni, le condizioni per la soluzione politica migliorerebbero qualitativamente e la Colombia si incamminerebbe su altri sentieri. Ma questo sarebbe possibile solo se si ottenesse una grande convergenza popolare e democratica nella quale ci siano le principali forze di sinistra, gran parte del movimento popolare e dei settori intermedi che possono accompagnare un nuovo progetto di nazione, di sovranità e nuovi percorsi.

Ma in qualsiasi delle precedenti varianti, il fatto centrale per dare continuità ad un processo di pace e arrivare a nuove situazioni di progresso e futuro, sarà la forza delle masse e della nazione che un movimento sociale e di ampio appoggio otterrà, per la pace e i cambiamenti. Per là bisognerebbe cercare le convergenze e l’unità popolare e della nazione per agire su tutti i piani e gli scenari.

9- Per nessuno sono un segreto le difficoltà che ci sono state nelle relazioni tra le diverse guerriglie colombiane… Perché non si sono potuti coordinare i negoziati di pace di voi con le FARC-EP e anche con l’EPL? Quali sarebbero le circostanze nelle quali una intesa politica in vista del superamento del conflitto armato potrebbe essere una realtà?

BT- Sebbene ci siano state differenze tra le organizzazioni insurrezionali, è anche certo che ci siano percorsi comuni, uno di questi percorsi comuni è la ricerca della pace e della giustizia sociale. Da qualche tempo da parte delle FARC e dell’ELN, stavamo lavorando affinché ci fossero due Tavoli e confluissimo in un solo processo per lavorare ad una agenda comune di pace, perché ambedue i Tavoli sono complementari nella ricerca della soluzione politica del conflitto sociale e armato, ma il governo di Santos non ha permesso che si installasse il Tavolo con l’ELN.

È per questo che il governo non rispetta quanto pattuito il 30 marzo a Caracas, Venezuela, per evitare la convergenza dei due Tavoli e obbligarci a dialogare separatamente, ora tocca al movimento sociale e alla società colombiana riuscire a fare pressione affinché si ottenga un solo processo che consolidi le basi di una pace completa.

10- Qualche ultima parola per i lettori di rebelion.org? 

AC- Siccome stiamo terminando questo 2016 e giunge l’anno nuovo, augurarvi dei risultati nel 2017 nella lotta per un altro mondo, se è possibile. Vengono gli anni di Trump alla presidenza degli Stati Uniti e forse una politica ancor più aggressiva dell’Impero e di maggior disprezzo di fronte alla distruzione del nostro stesso habitat. Già Fidel, come un grande visionario e umanista, avvertì del grave pericolo della distruzione della natura per la sopravvivenza dell’umanità. Nel continente verranno nuove battaglie per riprendere i sentieri che recentemente ci hanno lasciato Chávez e Fidel. In Brasile e Argentina difficilmente si imporrà una volta di più il modello del passato, di subordinazione agli interessi e alla politica imperiale, di cui oggi sono a capo Temer e Macri. Stiamo marciando verso un mondo meno unipolare, data la presenza della Cina e della Russia e le difficoltà della politica e del modello imperiale che è guidato dagli Stati Uniti.

In Colombia, va un messaggio che ci sia un soffio di speranza di cambiamento e un abbraccio di fratelli e di lotta, per tutti noi che da diverse posizioni, siamo per un altro paese, per le trasformazioni e la pace.

28-12-2016

Rebelión

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: José Antonio Gutiérrez D.Un pacto de paz no se puede limitar a la sola negociación entre la insurgencia y el gobierno de turno” pubblicato il 28-12-2016 in Rebeliónsu [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=220930] ultimo accesso 30-12-2016.

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