WHAT’S THE MATTER WITH TEXAS ? (CON L. CELADA) – VOCI DALL’ANTROPOCENE
La tempesta di neve e freddo Uri – l’ultimo, in ordine di tempo, degli eventi metereologici estremi registrati – ha sconvolto nelle ultime settimane l’altrimenti assolato e secco Texas, paese che nel nostro immaginario è solitamente associato ai rodeo, ai pozzi petroliferi e a paesaggi desertici. Con circa 20 morti dirette accertate per il freddo, centinaia di ricoverati, milioni di persone rimaste senza riscaldamento e una stima approssimativa di oltre 600 miliardi di dollari persi nel solo comparto agricolo, la tragedia che ha colpito lo stato del sud-ovest degli Usa avrà certamente lunghe ripercussioni ambientali e, va da sé, economiche e sociali.
La successione delle conseguenze asommatesi per impreparazione e inadeguata infrastrutturazione tecno-sociale dovrebbero propriamente far parlare di failed state ma si sa, quando si parla del “faro delle libertà” a stelle e strisce, certe terminologie non sono consuete. Eppure sono proprio quelle che andrebbero operate: tra privatizzazione dell’energia, autarchia della rete di approvvigionamento elettrica (il Texas è l’unico stato degli Usa ad avere una propria linea indipendente dalle grandi connessioni della costa Ovest ed Est) e totale assenza di preparazione di fronte alle emrgenze, milioni di texani/e si sono trovati all’improvviso esposti alle intemperie e senza luce, mentre oggi, a calamità passata e per il perverso meccanismo “di mercato”, iniziano ad arrivare bollette nell’ordine delle decine di migliaia di dollari per famiglia.
A livello di dibattito pubblico la contesa riaccende gli animi nel contrapporre le due grandi alternative (capitalistiche) che si scontrano sul futuro dello svilippo energetico-economico americano: il tardizionale bastione fossile dei Repubblicani contro il nuovo “verde” futuro delle rinnovabili spinto dall’amministrazione Biden. Ma il disastro texano dice qualcosa di più profondo e radicale sull’inostenibilità di un modello che continua a produrre devastazioni nei territori e miseria e morte per chi li abita.
Ne abbiamo parlato con Luca Celada, corrispondente de Il Manifesto dagli Stati Uniti
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