Aggiornamenti sulla morte di Sasha, suicida nel carcere di Saluzzo
Buongiorno,
Sono la Garante per i diritti dei detenuti del carcere di Saluzzo e visto che sono stata menzionata circa il caso del giovane detenuto suicida, voglio fare alcune precisazioni . Certamente la garante si è attivata appena è venuta a conoscenza del fatto (non conosceva la persona) e molti operatori sono stati colti di sorpresa perchè l’interessato partecipava attivamente a varie attività (faceva teatro, lavorava come addetto alla spesa interna,ecc) e per lui era prevista la dimissione a novembre 2017.
Con il garante regionale on. Bruno Mellano ho effettuato un sopraluogo sabato 6 maggio, presso la cella di isolamento(,una stanza luminosa, con arredo essenziale, servizio igienico e finestra che si affaccia all’esterno ,non spazio buio senza finestra come descritto nell’articolo) che però presentava grande disordine ,quasi come riflesso di una confusione mentale. Sono stati interpellati il Comandante e altro personale di polizia penitenziaria per chiarire la dinamica del fatto ottenendo piena collaborazione.
Quanto sopra per opportuna conoscenza.
Distinti saluti
B.C.
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Una lettera con diversi punti oscuri e alcune contraddizioni. Il giovane viene descritto come molto partecipativo, nonché addetto allo spesino. Come allora è possibile che successivamente venga descritto come uno “confuso mentalmente”? La direzione del carcere non ha valutato i rischi dell’isolamento? Se era confuso mentalmente, non era meglio l’infermeria piuttosto dell’isolamento?
La cella d’isolamento, luogo che sappiamo punitivo, coercitivo, viene invece descritto come un luogo luminoso, addirittura arredato in “maniera essenziale” (che sarà, un letto ed un tavolino per mangiare?), dotato di una finestra che si affaccia sull’esterno mostrando chissà quale stupendo panorama: il cubicolo in cui si va all’aria, 8 passi per 3 ( a Saluzzo la sezione isolamento è composta da 12 celle, ognuna con la sua aria). Ma la Garante sorvola tranquillamente sui motivi per i quali Sasha è stato messo in isolamento. La Stessa ha poi affermato di essersi prontamente attivata e che su questo caso ha provato a far luce con il comandante e altro personale della polizia penitenziaria.
Sappiamo bene che il lavoro del Garante non è facile. Viene sovente utilizzato come foglia di fico dal ministero per abbellire il sistema penitenziario, ma da qui a credere alle versioni del direttore o del comandante delle guardie ce ne passa: queste sono le prime figure che per “natura” hanno l’interesse a minimizzare la gravità del gesto, sminuire le loro responsabilità e evitare ogni interesse da parte di giornalisti, avvocati o figure esterne.
La sua lettera non fa altro che avvalorare i punti oscuri di questa tragica “morte da carcere”.
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