Cori razzisti, se non c’è l’ ultras non c’è la notizia
A volte capita che sia qualcosa di talmente evidente ed eclatante da essere stigmatizzato dai media e vedere la sequela di dichiarazioni ufficiali ipocrite di dirigenti e “uomini di calcio”. Poteva essere così anche per ieri sera: una partita sospesa all’Olimpico non é cosa di poco conto. Eppure il fatto é stato accantonato, riportato subitaneamente ma non stigmatizzato. Perché? Probabilmente la risposta é data dal fatto che non c’erano ultras o frange particolari da additare, ma il tutto é riconducibile a un clima orribile di gran parte della tribuna di fede laziale e non semplicemente di una frangia della curva.
Un sintomo preoccupante per chi é sensibile a determinate sirene sociali, evidentemente non notiziabile per i media mainstream che cercano la spettacolarizzazione di casi da giudicare socialmente pericolosi. Peraltro il caso non ha portato penne importanti o voci autorevoli tra gli addetti ai lavori a fare alcun commento forte, come a silenziare qualsiasi polemica che si focalizzi oltre il rettangolo da gioco vero e proprio, dopo la querelle Sarri/Mancini ipermediaticamente esposta.
Un atteggiamento subdolo e fuorviante del notiziare, che non mette in alcun modo il puntino sulla i sulle tendenze reali di un sistema che incentiva discriminazione e inimicizia in chiave razziale e che vede nell’atteggiamento sugli spalti una cartina tornasole, un riflesso.
Ben venga quindi assaltare anche cie e centri di accoglienza da parte di sedicenti cittadini esasperati, contrariamente a quanto accade per “frange organizzate” per le quali – se difendono uno sfratto o si riappropriano di stabili che sono come granelli di sabbia in una enorme duna di speculazioni e rendita – é altamente probabile che si dedichino prime pagine apologetiche, editoriali sferzanti e prossimi a una delazione preventiva che viene risparmiata a deprecabili atteggiamenti di massa del sacrale calcio-spettacolo come quelli reiterati giusto ieri sera all’ Olimpico.
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