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Gli scheletri nell’armadio del gip Salerno

Ma, oltre a questo, noi ce lo ricordiamo bene per l’accanimento dimostrato nelle misure cautelari e negli arresti in seguito all’inchiesta relativa al 1 maggio 2012 a Torino. Ce lo ricordiamo bene, perchè in combutta con il Pm Rinaudo, titolare dell’inchiesta, autorizzò un vero e proprio accanimento su Frank, uno degli inquisiti che aveva già passato un periodo ai domiciliari ma per il quale, non paghi di avergli tramutato la misura cautelare in obbligo di dimora, hanno aggiunto poco dopo l’assurda e ulteriore restrizione di non allontanarsi da una porzione delimitata del quartiere in cui Frank abita, impedendogli di circolare liberamente nelle strade torinesi.

In questi giorni, la figura del giudice Giuseppe Salerno sta invece entrando all’onor di cronaca per lo scandalo innescato all’interno delle sue stesse inchieste relative alla pubblica amministrazione, e nello specifico per la scoperta di un giro di soldi su alcuni bandi compilati ad hoc per affidare la riscossione delle tasse automobilistiche alla Gec Spa. A firmare l’ordinanza proprio il Giuseppe Salerno. Il pm aveva chiesto anche il commissariamento della Gec e il gip aveva nominato per quel ruolo un giovane commercialista, il cui collaboratore nello stesso affare si scoprì successivamente essere il suocero del giudice Salerno.

Di oggi invece la notizia della saga famigliare che continua: la moglie del giudice infatti, specializzata in cause di lavoro, ha assistito una dipendente della Gec per impugnare il licenziamento deciso dalla società. Di certo non crediamo, come invece riferiscono alcuni quotidiani, che Salerno abbia appreso della presenza del suocero e della moglie nelle manovre affaristiche della vicenda solo all’ultimo momento, anche se ha provato in ogni modo ad affermare che non sapeva nulla, frase tipica di chi si vede invece coinvolto fino al collo.

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