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I continui tagli alla sanità abbassano l’aspettativa di vita in Italia

Alle continue sforbiciate ai finanziamenti pubblici alle strutture socio-sanitarie in corso nell’ era post-berlusconiana giunge ora la conseguente inflessione delle aspettative di vita, che paiono destinate a scendere sotto una media di 80 anni nei prossimi anni. A questa inflessione segue l’aumento sempre più marcato del tasso di mortalità.
In questa proiezione, sottolineata da molti giornali quasi come se fosse un dato naturale e non figlio di una politica di austerity che colpisce i meno abbienti, non può essere eluso il peso determinato dalle poche, pochissime risorse destinate alla prevenzione sanitaria in rapporto al budget complessivo utilizzato ogni anno. Un sintomo di una politica ministeriale non solo miope, bensì direttamente all’ attacco alle forme di riproduzione sociale e delle stesse possibilità di vita di chi è contriibuente del SSN.

D’altronde, nel disegno ben chiarificato dell’ apparato renziano, diminuzione delle aspettative di vita, erosione del sistema pensionistico finora conosciuto e legittimazione di sfruttamento e di una costante reperibilità in ambito lavorativo sembrano andare di pari passo.
Di fatto, la sanità “pubblica” ai tempi del renzismo diviene uno dei settori maggiormente disastrati, con tagli devastanti già nel 2015 (oltre 2,5 miliardi) che impenneranno ad almeno 10 miliardi nel 2018. A meno del ritorno di una lotta forte e massificata all’interno dei reparti ospedalieri e non solo.

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