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I miei 4 giorni di permesso per Pasqua. Lettera di Davide Rosci

Carissim* Amic* e Compagn*,

dopo la lunga salita sembra esser iniziata la discesa e anche quest’oggi sono a casa per un permesso.

Al contrario delle ultime due apparizioni di appena 6 ore mi sono sono stati concessi 4 giorni di libertà e il sol pensiero di svegliarmi domani mattina nel mio letto, senza sentire quel maledetto tintinnio di chiavi che da due anni mi dà il buongiorno, già mi fa strano.

L’impatto con la libertà, e non lo nego, è sì molto emozionante, ma mi crea un po’ di disagio.

Ho notato infatti nelle precedenti uscite di non esser più abituato alla normalità e cose semplicissime, come gli odori, i suoni, il vocio della gente e la stessa vista l’orizzonte, mi scombussolano.

Provero’ quindi a fare mio il messaggio di una scritta sgrammaticata che campeggia su un muro di Castrogno la quale recita così “Esci e scordati tutto”.

Vediamo se sarà così semplice…

Durante gli scorsi permessi è capitato altresì che chiunque io incrociassi mi chiedeva della mia situazione giuridica e ritengo giusto informarvi sulla stessa.

Facendo un veloce conto il residuo di pena ad oggi è di circa 4 anni. Ai 6 anni di Roma, ottenuti grazie ad un infame legge fascista del 1930 ancora vigente, sono stati aggiunti 4,8 anni per vecchi reati del cavolo, cazzate di gioventù, che ahimè non ho curato come avrei dovuto.

Purtroppo il mio precedente legale mi ha fatto un bel casino e fatto arrivare condanne senza che Lei facesse ricorso in appello o addirittura non presentandosi ai processi stessi.

Ho pertanto accumulato un “gruzzoletto” di ben 10,8 anni, si avete letto bene, che tocca scontare.

Potremmo ora aprire un dibattito e dire che è un’enormità o un’ingiustizia, ma non servirebbe a nulla. Senza un lamento, guai piangersi addosso, li scontero’ così come un buon comunista deve fare.

Ma ora basta a straparlare di cose giudiziarie, permettetemi di chiudere questa lettera aperta rivolgendo un pensiero particolare ai miei amati familiari. Voglio dirgli grazie per non avermi mai fatto pesare nulla, grazie per aver atteso al gelo o in piena estate intere giornate solo per portarmi un saluto in carcere, grazie per il vostro incondizionato sostegno e grazie sopratutto per la vostra dignità. Quello che loro come familiari e voi come compagni avete fatto per me appartiene ad un’altra era. Possiamo urlarlo insieme: LA RESISTENZA CONTINUA!

A pugno chiuso!

Davide

da: osservatoriorepressione.info

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