In isolamento a Saluzzo si uccide un giovane detenuto
Un altro giovane finito nel girone dei dannati. Questo perché la sezione di isolamento del carcere di Saluzzo crea una situazione devastante per chi la vive.
Bisogna chiedersi il perché questo giovane il giorno prima di togliersi la vita sia stato messo in isolamento. Un detenuto che fino a quel momento si trovava in una sezione insieme ad altri di colpo è stato spostato in una dove l’ora d’aria viene fatta all’interno di un cubicolo.
C’erano dei provvedimenti disciplinari nei suoi confronti? Che cos’è successo?
I giornali non danno risposte sulla gravità di questa situazione. I mezzi di informazione tali domande non le hanno nemmeno poste. I quotidiani non hanno nemmeno pubblicato il nome del giovane, rendendo così impersonale l’accaduto e di fatto sminuendone la gravità.
Giorgio Leggieri, direttore della casa di reclusione, ha dichiarato: “Non c’è stato alcun segnale che potesse metterci in allarme.” Con ogni sorta di probabilità se ne sbattono del quadro personale del detenuto e guardano solo alla punizione. Ma che cos’avrebbe fatto per finire in isolamento? E’ una responsabilità enorme quella con la quale oggi si dovrebbe confrontare il Direttore Leggieri.
Il garante dei detenuti seguirà la vicenda o anche lui farà finta di niente? E il suo avvocato, se ce l’ha, avrà la dignità di seguire la vicenda con coraggio? Il diretto si dovrà assumere le sue responsabilità per quel che successo .
Il segretario generale dell’Osapp Leo Beneduci ha affermato: “Le condizioni dell’istituto penitenziario sono certamente gravi e preoccupanti ma soprattutto in ragione della gravissima carenza di organico e della crescente disattenzione degli organi dell’amministrazione penitenziaria centrale che dispongono a che il personale aumenti i propri carichi di lavoro con minori risorse”. Ecco il solito piagnisteo che si sente ogni volta che succede qualcosa di scomodo e grave, tutti pronti a sollevarsi subito dalle proprie responsabilità scaricandole su altri.
Il giovane doveva scontare ancora 7 mesi per reato di furto, quindi era prossimo al fine pena.
Una nuova vita sulla coscienza del capitale che calpesta tutto ciò che incontra. Questo è un sistema distruttivo e inaccettabile.
Il nostro sostegno va alla famiglia del giovane e a tutti i detenuti che in questi giorni saranno venuti a conoscenza della perdita di un giovane di 33 anni che tra sette mesi sarebbe stato libero.
Apprendiamo da alcune voci che girano in alcuni bar di Racconigi che il giovane che si è tolto la vita si chiamava Sasha.
Qui potete ascoltare l’intervista a Giorgio andata in onda su Radio Onda D’Urto
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