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La finanza lo perquisisce e gli trova 10 grammi: si uccide ragazzo di 16 anni

I giornali on-line gli affibbiano un nome di fantasia. È per tutelarlo dicono. Potevano pensarci prima. Quando alimentavano la retorica della legittimità dell’intervento delle forze dell’ordine in ogni contesto perché “se non hai niente da nascondere…”, quando nutrivano di banalità i propri lettori a proposito dei “giovani e la droga”, quando copia-incollavano compiaciuti i comunicati  stampa delle forze dell’ordine alla fine di ogni operazione senza chiedersi neanche se sia normale che la polizia faccia irruzione nelle scuole, senza chiedersi cosa ne pensano i ragazzi dei cani che ti annusano lo zainetto, della rabbia davanti a degli adulti che ti toccano per trovarti la bustina d’erba. Potevano pensarci prima.

Questa morte non ci parla solo delle fallimentari politiche sulle droghe del paese più proibizionista d’Europa, dell’ipocrisia di un parlamento di cocainomani che starnazza di valori e di giovani appena sente parlare di uno spinello, di quali sono le priorità delle forze ordine davanti a 12 miliardi di euro di cifra d’affari del narcotraffico in Italia.
Ci parla di un paese che ha deciso di umiliare i giovani, che coltiva scientificamente solo senso d’inadeguatezza e disillusione, che fa entrare i manganelli nelle biblioteche e i cani anti-droga dentro le scuole, che aizza gli studenti gli uni contro gli altri a colpi di legalità e retorica sul merito.
Il comandante responsabile dell’operazione di oggi, colonnello Emilio Fiora, dopo la tragedia ha anche il coraggio di dichiarare che la perquisizione è stata fatta “per tutelare il minore”. Sappiamo che la prima tutela è che questa gente ci stia più lontano possibile.

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