Lettera collettiva dal carcere
Il coordinamento ritiene che qualunque detenuto debba essere visto come individuo attivo della società e per questo gli si dovrebbero riconoscere tutti i diritti umani oltre a tutte le attività che gli necessitano per farlo realizzare pienamente (ricordiamo come la nostra costituzione preveda che la pena sia riabilitativa e non punitiva come purtroppo è). Nella mobilitazione di settembre protestavamo contro il sovraffollamento intollerabile, la speculazione sul prezzo della merce, lo sfruttamento dei detenuti “lavoranti”, chiedendo inoltre l’abolizione della legge Cirielli, il rispetto delle norme igienico-sanitarie, l’abolizione dei regime 14bis, 41bis e AS oltre alla possibilità di poter vivere i propri affetti anche da detenuti. Partendo da questi punti vorremmo andare avanti insieme a più detenuti possibili con mobilitazioni nazionali e attività di solidarietà a qualunque carcere entri in lotta. Troviamo ogni maniera possibile affinché alla chiamata-discussione prendano effettivamente la parola tutte e tutti le persone che nelle carceri oggi si ribellano, si battono, protestano nei modi più diversi. Il primo passo per spezzare le catene del carcere è rompere il muro dell’indifferenza, del rapporto individualizzato con i carcerieri, che loro tendono continuamente a imporre. La solidarietà è un’arma facciamola nostra, usiamola.
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