Lettera di Davide Rosci a 5 mesi dall’arresto per i fatti del 15 Ottobre
Riportiamo la lettera di Davide Rosci, uno degli arrestati per la manifestazione dello scorso 15 ottobre a Roma, data in cui in tutta Europa (e non solo) milioni di persone scesero in piazza per manifestare la propria opposizione alle misure di austerity imposte dalla BCE, sfiduciando dalle strade i governi della crisi.
La manifestazione romana vide la partecipazione di mezzo milione di persone e l’esplodere della rabbia in piazza San Giovanni, quando migliaia di persone decisero di resistere e di ribellarsi ai piani della Questura e degli organizzatori, che avevano deciso di tenere il corteo lontano dai palazzi del potere.
A 5 mesi di distanza dai provvedimenti giudiziari volti a colpire chi in quella giornata decise di resistere, pubblichiamo le riflessioni di Davide sul 15 ottobre romano e sull’autunno che si apre.
Uno di quelli che forse maggiormente ha subito l’ira cieca di questo stato sono io che, insieme ad altri compagni e compagne, si trova a scontare da cinque mesi precisi gli arresti domiciliari con l’accusa di devastazione e saccheggio (legge fascista!), per degli scontri di piazza architettati e voluti dalle forze del disordine.
Non sono con questa lettera a commiserarmi o chiedere di essere liberato, sappiano loro signori che quello che sto subendo mi dà come contrapasso forza e determinazione, ma a chiedere, con il cuore in mano, a tutti voi di riorganizzarvi nel più breve tempo possibile e in ogni parte d’Italia perchè è giunta l’ora di dire basta.
Basta piangersi addosso ed aspettare che dal cielo arrivi qualcuno a lottare per noi, basta sfogare la rabbia sui social network, basta vivere nell’indifferenza assoluta e attendere che tutto migliorerà come per magia.
Dicono che questo autunno sarà caldo, io me lo auguro perchè veramente non c’è più tempo da perdere dietro a questi tecnici, amministratori di passaggio nelle mani della BCE, pronti a compiere riforme inique e restrittive pur di calmierare il famoso spread ed i mercati finanziari, a vantaggio di una piccola elite di lobbisti e speculatori di borsa e il tutto a danno di noi cittadini.
E accade che mentre loro compiano una vera e propria macelleria sociale, piangendo lacrime di coccodrillo, essi si permettano anche di prenderci in giro dicendo che questi sacrifici ci faranno uscire dalla crisi, ma di fatto i loro provvedimenti non stanno portando ad alcun risultato, visto che gli indicatori economici sono tutti negativi.
Questo non lo dico io, ma i fatti!
La disoccupazione è aumentata, quella giovanile è ai massimi storici, i consumi delle famiglie sono peggiori di quelli del dopo guerra, milioni di persone sono al limite della soglia di povertà, un numero impressionante di nuclei campa solo con l’assegno della cassa integrazione, padri e madri sono costretti a bussare ai centri di assistenza per dare da mangiare ai propri figli, intere famiglie hanno dovuto rinunciare alla tanto attesa vacanza e godersi il meritato riposo per poter pagare la rata dell’IMU e, nonostante io sia convintamente comunista, mi sento di prendere posizione anche a favore di quelle migliaia di piccoli imprenditori e artigiani, che si trovano costretti a chiudere i battenti perchè strozzati dalle tasse e da un sistema bancario marcio che impiega i soldi ricevuti a tasso agevolato dalla BCE per l’acquisto speculativo di titoli di stato più remunerativi e sicuri. E’ una vergogna!
Non riesco a capire cosa possa ulteriormente accadere per svegliare le coscienze di ognuno di noi e quindi con queste righe sono a chiedere alle persone di buona volontà,della parte sana di sindacato e partiti, quelli che ancora hanno sangue nelle vene, quelli che ancora si ricordano cosa significhi la parola uguaglianza e lotta al capitalismo e in generale a tutti voi, di aprire da domani una discussione seria e costruttiva, per creare insieme una piattaforma in grado di raccogliere e ascoltare le esigenze della popolazione, che sappia opporsi con forza alle politiche neoliberiste e sopratutto che riesca a portare di nuovo le persone in piazza.
A questo proposito propongo di fare come in Canada (Quebec) e scendere nelle piazze a cadenze mensili, magari ruotando di regione in regione, per far sentire il fiato sul collo a costoro, affinchè le loro scelte politiche siano indirizzate alla soddisfazione dei bisogni di tutti e non delle esigenze di pochi.
E’ arrivata l’ora di essere uomini e fare quello che i nostri nonni e i nostri genitori hanno fatto per noi immaginando un futuro migliore. E’ ora di lottare per noi e per ricostruire un paese dove poter crescere e avere fiducia in un futuro migliore.
Che la crisi diventi rivoluzione.
Scusate se mi sono dilungato, ma non riesco a condividere questo stato di rassegnazione e restare a casa in silenzio.
Un abbraccio a tutte/i
Davide
(lettera tratta da Controlacrisi.org)
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