Maurizio Alfieri, un prigioniero ‘scomodo’
Maurizio Alfieri da anni lotta contro il silenzio e la censura che circondano i pestaggi e le quotidiane torture somministrate dalle guardie, complici capi e direttrice, del carcere di Tolmezzo. All’interno del carcere Maurizio ha raccolto diverse testimonianze dei pestaggi di detenuti della sezione di isolamento, denunciando le brutalità al magistrato di sorveglianza e alla procura di Udine, i quali continuano a non prendere nessun provvedimento contro le violenze perpetrate nel carcere di Tolmezzo.
La mattina del 18 dicembre 2012 Maurizio viene accompagnato dalla guardie in matricola, passa poi alcune ore in una cella vuota. Dopo un po’ il comandante Raffaele Barbieri arriva con un coltello di ghisa nero lungo circa 30 centimetri e accusa Maurizio, sulla base di una dichiarazione scritta da un delatore, di averlo nascosto nella sua cella. Con questo pretesto fasullo Maurizio viene trasferito senza nemmeno poter raccogliere le proprie cose dalla sua cella (vestiti, fornello, radio, buste, francobolli ecc). Gli viene confermato il trasferimento nel carcere di Trani ma quando le porte del cellulare sul quale era trasportato si aprono, Maurizio si trova nel carcere di Saluzzo. Immediatamente messo in isolamento, Maurizio può contare sulla solidarietà degli altri detenuti, che si ricordano del compagno No tav Giorgio Rossetto che era stato lì e del presidio in sostegno ai detenuti svoltosi all’esterno del carcere.
Ad oggi Maurizio deve scontare dieci sanzioni disciplinari di 15 giorni di isolamento ciascuna, espressione della rappresaglia e delle ritorsioni nei suoi confronti da parte della direzione del carcere di Tolmezzo per tutte le denunce e le lotte da lui fatte.
Per scrivergli:
Maurizio Alfieri
via Regione Bronta, 19 bis
12037 Saluzzo (CN)
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