Napolitano (ora) apre gli occhi?
A ben vedere, numerosi sono gli ostacoli che non permettono di attuare un indulto: se da una parte c’è la necessaria approvazione del decreto da parte di due terzi dei parlamentari -non assolutamente scontata, men che meno in tempo di campagna elettorale- dall’altra si pone il problema di togliere tre leggi nodali che hanno permesso di ingrossare le fila dei detenuti attualmente rinchiusi, come dimostrano i dati citati sopra. Tali leggi sono la Bossi-Fini per quanto riguarda l’immigrazine -che costituisce peraltro un peggioramento di quella che era la legge Turco-Napolitano del 1998, confluita successivamente nel Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulle condizioni dello straniero; la Fini-Giovanardi per quanto riguarda le sostanze stupefacenti, e soprattutto la legge ex-Cirielli rispetto alla recidiva, attraverso cui si prolungano le pene poichè si bloccano le “misure alternative”, altre espressioni dello stesso sistema coercitivo. Realisticamente, risulta quindi difficile ottenere quello che Napolitano ha espresso con rinnovato e giusto interesse, e che per una volta, invece di occuparsi di meri interessi come sovraintendente del governo tecnico, abbia dato voce ad una realtà insana come quella delle carceri, che potrebbe probabilmente rappresentare una speranza di percorso per il problema carcere e non un discorso di pura facciata come si è dimostrato sino ad ora.
Nel frattempo, mentre la notizia delle dichiarazioni di Napolitano faceva sfoggio nella gran parte delle prime pagine dei maggiori quotidiani italiani, tra i trafiletti di altri, si dava notizia dell’ennesima morte in carcere, questa volta a Biella. La scorsa notte infatti un detenuto di 51 anni si è suicidato impiccandosi con i lacci delle scarpe alle inferriate della finestra della cella, nel reparto isolamento. Quello di ieri è il 118esimo morto dall’inizio dell’anno nelle carceri italiane, il 41esimo per suicidio.
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