InfoAut
Immagine di copertina per il post

Per Prospero Gallinari, per intanto

E così, il “contadino nella metropoli”, se n’è andato anche lui. Sempre, di “un uomo che muore”, si potrebbe venire a dire tutto un concatenamento,
 una matassa anche aggrovigliata di cose, più o meno ‘rapsodicamente’ e senza l’assurda pretesa di poter racchiudere chicchessìa in un giudizio, una biografia, un ritratto.

 

Qui, tanti approcci possibili: “Prospero come Prospero”, la persona; 
Prospero nei contesti, sincronicamente e diacronicamente; Prospero e
 le mutazioni d’epoca, di “spirito del tempo”, Zeit Geist; Prospero 
nella lunga onda lunga, onda alta della sovversione, nei movimenti che 
nelle cronologie possiamo periodizzare come seguìti al Sessantotto, 
e chiamare “Sessantotto lungo”, lungo un anno, un lustro, e poi due, e più ;
Prospero uno di noi in senso largo quanto si po’, dando per buone in generale le auto-certificazioni ; Prospero e i più strettamente “suoi” ; Prospero e
nojaltri in senso stretto ; e in tanti potremmo scrivere di “Prospero e io”. Si potrebbe per esempio cominciare da un Brecht in cui aveva trovato 
qualcuno che gli dava voce : tra l’ Elogio dell’agitatore nella
cassa di zinco e l’ Ode del lavoro clandestino – «Bello è / levare la
voce nella lotta di classe»…

 

Si potrebbe cominciare dal riaffiorare di ricordi, remoti, recenti…

Ma la rapsodìa
 diverrebbe troppo lunga. La vita che tira per la giacca, strattona, la vita ‘che tossisce tutta la notte e non vuol lasciarti dormire’, le voci che sopravvengono incessanti spintonandosi accavallandosi, fatti e cose, sussurri e grida, chiamate, perentorie domande, interrogazioni, replicate da echi, mutazioni mutanti e mutagene, variazioni su tema, che insorgono come voci-di-dentro : così il , così, anche così si autodivora, tempus fugit, si restringe, fugge, sfugge, si consuma – il tempo, manca.

 

Nel dispotismo, insomma, crudele della misura del tempo, crono-metrìa, , non c’è spazio più di tanto per piangere su noi stessi, che ad ogni addìo ci sentiamo un po’ più soli, e dobbiamo apprendere a elaborare il lutto della nostra mortalità di esseri di , specie di esseri parlanti, la cui singolarità – che è innanzitutto il “sapersi” e il “sapersi sapere”, a cominciare dall’inferenza della mortalità e dell’alterità, sé/altro : conoscenza/dannazione, ché conoscere implica separazione, distinzione, divisione, strappamento –, la cui peculiarità è il guardarsi vivere sapendosi morir[n]e, strappati alla pienezza di un presente attanagliato dai tempi che lo riducono a una linea sottile inconsistente, come a zero.

 

Corrono così giorni prima che chi vi scrive, sempre più intempestivamente anche qui, riesca a “metter nero su bianco” almeno un po’ di quanto aveva cominciato a ‘traghettare’ dalla girandola di emozioni e riflessioni, al foglio scritto : per tentare di mettere in comune, per quanto è possibile, la tristezza, il sentirsi ancora un po’ più soli per la disparizione dalla scena – dal ‘Gran Teatro del Mondo’, e dalle proprie psico-cartografie più o meno immaginarie di territori esistenziali, di tutto un arcipelago, – di un amico. E cominciare il lavorìo, il travaglio, travail, dell’elaborazione del lutto per quest’altro, ultimo addìo, per la morte – che per noi è la perdita, per lui la “fine-del-mondo” – di un compagno, amico, che evoca il pane spezzate condiviso, ‘il pane e anche le rose’ ; la lotta, le spine e le ferite, il , la ‘vita materiale’ e il ‘sogno di una cosa’ – espressione che non è di Pasolini, è di Marx…

(strana sempre, sorprendente la , le reazioni concatenate, associazioni, sinergismi… mi affiora alle labbra, finalmente, uno e poi un altro brandello dell’Urlo di Ginsberg , e il verso di Miguel Hernandez ).

 

{A questo punto, per intanto, trascrivo qui di seguito delle prime riflessioni, che avevamo messo in circolo ‘a caldo’, poche ore dopo la notizia della morte di Prospero. Il tempo manca, ora – ma proseguiremo nei prossimi giorni il ‘filo-del-discorso’ }

 

Innanzitutto, di Prospero Gallinari, un paio di cose. Primo, quando nello si discuteva della sospensione per gravissimi motivi di salute della pena che stava scontando, ciò che faceva ostacolo, come un macigno, all’applicazione di questa misura di scarcerazione che la stessa legge prevedeva perqualsi voglia persona detenuta fosse in condizioni fisiche gravi ed a rischio, era una considerazione extra-giudiziaria, d’ordine ideologico-politico, di natura , a carattere “tipologico”, ad personam: la – diciamo pure – convinzione, asserita come certezza, dai Palazzi alle strade, da “scrittori e popolo”, che Prospero fosse stato attore diretto, anche materiale, dell’esecuzionedell’onorevole Aldo Moro.

 

[ In generale, sempre, questa tracimazione dal piano della – che nello stesso Diritto penale una volta mondanizzato e non più sorretto dalla presa in conto di un’ipotesi-Dio, non può che essere un , una congettura, più o meno decentemente fondata, ma mai, “pe’ la contraddition che nol consente”, certezzaassoluta, talchè una sentenza è pur sempre un  – , questo spostamento ed irruzione su quello detto nel léssico giuridico  , è arbitraria,abusiva.

 

La più plebiscitaria, unanime  non può mai, in punto logico, avere la valenza che in altri codici e paradigmi è attribuita alla , una volta che questa sia stata dichiarata caduca, o comunque per convenzione tenuta fuori del campo normativo. Nel campo penale più che in ogn’altro, la più convincente delle deduzioni, la più forte delle verosimiglianze, non può essere asseritacome Verità assoluta, come la  : questo vorrebbe dire istituire, appunto, un

 

Questa pretesa diveridizione assoluta, “obiettiva”, rende perciostesso falsità ogni illazione, nel momento stesso in cui la spaccia per certezza avventurandosi sul terreno di ciò che, in buona filosofia, è inattingibile, salvo ad una eventuale onniscienza – nello strettosenso teologico – che “non è di questo mondo”. ]

 

Come si è visto poi, con una successiva e ultima approssimazione alla verità fattuale che è stata omologata dalla stessa parola finale sulpiano della ricostruzione e decretazione giudiziaria della “verità” inpunto di fatto, nel caso specifico l’illazione aveva un contenutofalso. Ebbene, nell’altalena di un’ipoteca radicale sul suo destino –questione “di vita o di morte” in senso stretto e immediato, a dire ditutte le perizie mediche –, Prospero Gallinari non si lasciò mai estorcere alcuna confessione d’innocenza.

 

Senza alcuna iattanza,vociferazione altisonante, enfasi grandiloquente sui bordi delle economie narcisistiche del “Guerriero” e del “Martire”, dell’eroismostile , del sacrificio, e poi dell’auto-identificazione comevittima. Semplicemente, un po’ come il

 

Esprimeva un rifiuto di entrare nella dialettica dell’Innocenza e della Colpa. E anche dopo, non ritenne, pur incalzato da domande che trasudavano innanzitutto stupore come di fronte a un qualcosa d’impensato e impensabile, non aggiunse una mezza parola che potesse anche semplicemente validare l’ipotesi affermatasi e non fatta oggetto di confutazione alcuna. La cosa parla da sé, non richiede commenti.

 

Secondo. Prospero che, secondo testimonianze molteplici, convergentie al di fuori della minima ombra di sospetto di logica utilitaristica,perché fuori di ogni possibile “mercato penale”, mercato “delle Giustizie e delle Grazie”, delle punizioni e delle indulgenze, aveva pianto, non solo salutando un’ultima volta Aldo Moro, su questa morte. Viene in mente la tragedia, etica, logica, del rompicapo, del vero e proprio , della   di De André. In quel caso, dentro il carattere cogente come forza di gravità di un’inimicizia in quel caso prescritta, comandata e subita, ma comunque materialmente vigente, stato-di-fatto, il soldato Piero esita e non spara per primo.

Non già per distrazione, per grandezza o grandezzata d’animo, o altre Elette virtù (in paradigmi diversi da quellodell’egocentrismo parossistico del patriottismo, dei patriottismi “eguali e contrari” il cui manifestarsi perfettamente all’unisomo nonpuò che, perciostesso, divenire massacro): semplicemente, per un personalissimo egoismo, che gli renderebbe insopportabile , sopportare lo sguardo di uno che muore per tua mano – è tutto.

 

Ora, la Storia – soprattutto quella per narrazioni di Grandi eventi,è piena di chi per “interesse privato” e propensione istintuale,radicata nella disperata lotta per la sopravvivenza, nella dedizionealla predazione, alla sopraffazione, all’uso strumentale, al comando,al possesso, fino all’annichilazione d’altrui.

Chiunque abbia praticato la decisione, l’impresa, il governo, il comando, ha preso su di sé la responsabilità terribile di causare,direttamente o indirettamente, la morte d’altrui. Condottieri, profeti, fondatori di città e d’imperi, sovrani…

 

Nelle forme moderne in cui tutto questo appare più “automatico”, invisibile,“oggettivo”, “tecnico”, necessitante, “naturale”. , come nota Machiavelli nel Principe. […]. e Foscolo riferendosi al trono ” alle genti svela. di che lagrime grondi e di che sangue“.

 

Che , è frase terribile, può essere stolta se scagliata come ritorsione animata da manicheismo, auto-negazionismo e surrettizia“universalizzazione come Bene” della propria partigianità, ma è pursempre attualmente incontrovertibile.

 

Certo, questo vale anche per chi è ricorso alla violenza per moventi opposti, d’insorgenza contro tutto questo ; ma, dal nostro irriducibile punto di vita all’opposto di quello istituito e imposto come ‘corrente’, con una natura radicalmente diversa (sia pure contutti i benefici secondari, d’ordine narcisistica, che può motivarequesta condotta del ribelle).

 

Certo, non si sono mai viste rivoluzioni (e non solo quelle segnateda una fondamentale omologia e mimetiche, marcate dalla contraddizionein termini di una rivoluzione statale, ciò che ad avviso di chi scrivecondanna senza appello ad una eterogenesi dei fini e in unatrasformazione nel proprio più atroce contrario […] ; ma in generaleanche insurrezioni, guerriglie di resistenza) al netto del sangue.

 

Ciò detto, una distinzione di tipo etico si può fare, tra chi è dotato di riflessività, consapevole delle sue responsabilità, e non pretende – a mezzo della falsificazione delle propagande – di operare una trasmutazione alchemica che faccia diventare ciò che intrinsecamente è “male”, intrinsecamente “Bene”, “buono”(addirittura pretendendo di convincerne chi lo subisce) – e chi no.

 

Tra chi si trincera, si nasconde dietro l’invisibilizzazione per astrattizzazione “statistica” – tanto maggiore quanto più alto è il numero degli schiacciati e sterminati, più indiretta, invisibilizzata,la responsabilità, occultata da un concatenamento ferreo ma nonimmediatamente evidente di cause ed effetti, di decisioni econseguenze –, e chi non sfugge il senso tragico della propriaresponsabilità.

 

Tra chi “manda”, e chi “va”. Nell’emergere sempre più incontestabile di una corsa delle logiche istituite ad un crescente assurdo, con tutti i corrispondenti scenari,la ‘cifra’ etica di un Prospero Gallinari rende tanti irriducibili Soloni d’ogni taglia e bordo, dei sinistri e grotteschi nanerottoli.

 

Per intanto una frase : … […]

 

il 19 gennaio 2013, prima di partire per Reggio Emilia,

 

Oreste Scalzone, & qualche complice

 

http://orestescalzone.over-blog.com

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Culturedi redazioneTag correlati:

anni 70oreste scalzoneprospero gallinari

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Culture

Quando il polemos si fa prassi

Majakovsky aveva paura che «una corona» avrebbe potuto «nascondere la sua fronte così umana e geniale e così vera» e «che processioni e mausolei» avrebbero offuscato la «semplicità di Lenin».

Immagine di copertina per il post
Culture

Altri Mondi / Altri Modi – Conclusa la seconda edizione. Video e Podcast degli incontri

La seconda edizione del Festival Altri Mondi/Altri Modi si è chiusa. E’ stata un’edizione intensa e ricca di spunti: sei giorni di dibattiti, musica, spettacoli, socialità ed arte all’insegna di un interrogativo comune, come trovare nuove strade per uscire dal sistema di oppressione, guerra e violenza che condiziona quotidianamente le nostre vite?

Immagine di copertina per il post
Culture

Le ultime parole scritte da Malcolm X riguardavano il sionismo. Ecco cosa disse

Per Malcolm X, il sionismo era indissolubilmente legato al più ampio colonialismo europeo. In un passaggio poco conosciuto scritto poco prima del suo assassinio, affermò chiaramente che vedeva il sionismo non solo come una minaccia per la Palestina, ma per l’intero Terzo Mondo.

Immagine di copertina per il post
Culture

Oscar 2024: celebrità e stelle del cinema chiedono cessate il fuoco a Gaza

Numerose celebrità e stelle del cinema di Hollywood di alto profilo hanno manifestato il loro sostegno e la loro solidarietà ai palestinesi della Striscia di Gaza, chiedendo un cessate il fuoco sul tappeto rosso degli Oscar 2024.

Immagine di copertina per il post
Culture

Alle radici della Rivoluzione industriale: la schiavitù

E’ considerato come uno dei più noti storici dei Caraibi, insieme a Cyril Lionel Robert James, soprattutto per il suo libro intitolato “Capitalismo e schiavitù”, appena pubblicato in Italia da Meltemi editore.

Immagine di copertina per il post
Culture

ALTRI MONDI / ALTRI MODI VOL.II “Viaggio al centro della Terra”

Non si tratta di cercare degli altrove impossibili, altri mondi alternativi, comunità utopiche. Il centro della Terra è qui, in un angolo di mondo inesplorato.. in altri modi di agire, di contrapporsi, di emanciparsi, tutti da esplorare.

Immagine di copertina per il post
Culture

Art Not Genocide: oltre ventimila artisti firmano contro la presenza israeliana alla Biennale di Venezia

«Offrire un palcoscenico a uno Stato impegnato in continui massacri contro il popolo palestinese a Gaza è inaccettabile».

Immagine di copertina per il post
Culture

Immagini di classe. Produzione artistica, operaismo, autonomia e femminismo

Jacopo Galimberti, Immagini di classe. Operaismo, Autonomia e produzione artistica, DeriveApprodi, Bologna 2023

Immagine di copertina per il post
Culture

Dune nell’immaginario di ieri e di oggi

Dune può dirsi un vero e proprio mito contemporaneo capace di segnare profondamente l’immaginario collettivo

Immagine di copertina per il post
Culture

La propaganda di Israele nel più popolare sport americano

Israele ha approfittato dei 123 milioni di telespettatori, il massimo dallo sbarco sulla Luna del 1969, che hanno visto la finale del campionato di Football americano, per fare propaganda.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Roma: morta a 75 anni Barbara Balzerani

In carcere e poi fuori la Balzerani ha riletto a lungo la storia – personale e collettiva – degli anni ’70 e ’80, attraverso molti incontri pubblici, prese di posizione e soprattutto con numerosi libri.

Immagine di copertina per il post
Culture

Le contraddizioni e le moderne intuizioni di un editore militante

Molto si è scritto, detto e discusso a proposito della lotta armata in Italia, attraverso saggi, articoli, dibattiti e testimonianze di vario indirizzo, calibro e dalle finalità non sempre limpide.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Depistaggi e depistatori, Sigfrido Ranucci ha chiesto l’aiuto di Francesco Pazienza per realizzare la puntata di Report sul sequestro Moro

Per denunciare un depistaggio è opportuno rivolgersi a un depistatore di professione, condannato per questo dalla giustizia? 


Immagine di copertina per il post
Culture

«Fronte del porto», una recensione critica al libro di Sergio Luzzato sulla colonna genovese della Brigate rosse

L’imponente lavoro realizzato da Sergio Luzzato sull’insediamento delle Brigate rosse a Genova solleva un problema storiografico importante: l’arrivo della Brigate rosse è un parto degli intellettuali radicali della università di Balbi, come sostiene l’autore, oppure prende avvio all’Ansaldo e in porto, come riferiscono alcuni testimoni chiave, protagonisti di quella vicenda?

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

V. Guizzardi, D. Tagliapietra – L’assalto al cielo. Militanza e organizzazione dell’Autonomia operaia – prima parte

Come dare, e organizzare, percorsi di rottura al cuore dello sviluppo capitalistico? Quali i comportamenti potenzialmente sovversivi su cui costruirli, oggi? Quali punti di metodo ancora inattuali trarre dall’esperienza militante di quella generazione politica che per ultima ha tentato l’“assalto al cielo”? da Kamo Modena Sono le domande implicite che hanno mosso il terzo incontro […]

Immagine di copertina per il post
Culture

Un contadino nella metropoli di Prospero Gallinari

Dieci anni fa, il 14 gennaio 2013, Prospero Gallinari moriva a Reggio Emilia. Colpito dall’ultimo e definitivo malore cardiaco, venne trovato nei pressi della sua abitazione, riverso al volante dell’automobile.

Immagine di copertina per il post
Culture

Frammenti di vita di un comunista

L’autobiografia che segue è uno straordinario frammento di memoria su una militanza comunista esercitata quotidianamente negli anni Settanta all’interno dell’esperienza dei Collettivi politici veneti.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

L’operazione ombre rosse si perde nella nebbia

Slittano ancora le udienze francesi per decidere sul fondamento delle richieste di estradizione avanzate dall’Italia a riguardo gli esuli politi rifugiati in Francia Le udienze dei 9 fuoriusciti italiani arrestati in Francia ad aprile 2021 e che ieri si sono presentati davanti la Corte di Appello di Parigi sono state rinviate tra fine marzo e […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La pattumiera della storia

di Sergio Bianchi da Sinistra in Rete A introduzione del corso su Gli autonomi Le storie, le lotte, le teorie (https://www.machina-deriveapprodi.com/post/gli-autonomi-le-storie-le-lotte-le-teorie), pubblichiamo il Prologo di Sergio Bianchi all’omonimo libro (Vol. I).  «Estremisti», «violenti», «provocatori», «mestatori», «prevaricatori», «squadristi», «diciannovisti», «fiancheggiatori», «terroristi». Questi sono solo alcuni degli epiteti coniati nel corso degli anni Settanta da illustri opinionisti, […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

“Le panchine di Rozzano – 7 dicembre 1976, la contestazione giovanile dalle periferie all’assalto alla Prima della Scala”

La storia di Valter Boscarello, militante della sinistra milanese dalla metà degli anni ’70 inizia dalle panchine di Rozzano che sono anche il luogo di incontro e formazione collettiva di una parte della generazione cresciuta intorno al Sessantotto nell’area metropolitana milanese. Rozzano fa parte della cintura del capoluogo lombardo, città di provincia e di periferia […]